INTERNAZIONALE

Il papa non si arrende: «Mosca e Kiev in Vaticano, negozio io»

IL CREMLINO DICE UN SÌ PELOSO, DAGLI UCRAINI NO COMMENT
LUCA KOCCIvaticano/ucraina/russia

La Santa sede rilancia la propria mediazione per la guerra in Ucraina e si rende disponibile a ospitare in Vaticano un incontro Tra i leader per avviare trattative di pace. Dalla Russia, tramite il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, arriva un sì, accompagnato dalla puntualizzazione che però l’Ucraina non sarebbe d’accordo. Da Kiev, invece, nessun commento. Alcuni passaggi dell’intervista a tutto campo rilasciata da papa Francesco alla rivista dei gesuiti Usa America una settimana fa e pubblicata ieri rimettono all’ordine del giorno il tema del negoziato tra Russia e Ucraina, che sembra scomparso da un orizzonte pieno solo di bombe e di armi.
«LA POSIZIONE della Santa sede è cercare pace e un’intesa. La diplomazia vaticana si sta muovendo in questa direzione e è sempre disponibile a mediare», ha detto il pontefice ad America. E il segretario per i rapporti con gli Stati, monsignor Gallagher, intervistato dai telegiornali Mediaset, ha candidato il Vaticano come sede di un eventuale vertice di pace.
«La Santa sede e il papa in persona sono sempre stati disponibili dall’inizio della guerra, dal 24 febbraio, finora non c’è stata una risposta concreta – ha detto il “ministro degli esteri” di Oltretevere – Nonostante ciò la Santa sede rimane sempre a disposizione. E se fosse opportuno e necessario offrire e mettere a disposizione questi ambienti, come abbiamo fatto anche nel passato, credo che il pontefice accoglierebbe molto positivamente se una domanda viene dalle due parti con tutte le buone intenzioni e con uno spirito di cercare la pace, il dialogo e soprattutto la volontà di mettere fine a questa terribile guerra».
IMMEDIATA LA RISPOSTA di Mosca, che ha detto sì – chissà se con convinzione o per strategia – all’offerta di mediazione. «Sappiamo che un certo numero di statisti e Paesi stranieri si dichiarano pronti a fornire il loro aiuto e, naturalmente, accogliamo con favore tale volontà politica», ha dichiarato Peskov all’agenzia russa Interfax. «Ma nella situazione che abbiamo ora de facto e de jure da parte dell’Ucraina, tali interventi non possono essere richiesti», ha aggiunto, evidentemente riferendosi al decreto con cui il presidente Zelensky ha vietato qualsiasi negoziato. Nel resto dell’intervista ad America, Bergoglio ha ribadito la posizione che porta avanti dall’inizio della guerra, rintuzzando le accuse di essere “filoputiniano”: condanna per l’aggressione della Russia a Kiev, senza però giustificare la guerra, più volte chiamata «terza guerra mondiale».
«Quando parlo dell’Ucraina, parlo di un popolo martirizzato. E quando c’è un popolo martirizzato, c’è qualcuno che lo martirizza», ha detto il papa, facendo infuriare Mosca che, con la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, replica: «Non è più russofobia, ma una perversione della verità». «A invadere è lo Stato russo, è molto chiaro – ha aggiunto il pontefice – A volte cerco di non specificare per non offendere e piuttosto condanno in generale, anche se è ben noto chi sto condannando», «non è necessario che menzioni Putin, si sa già». L’attuale impegno diplomatico della Santa sede si gioca sul fronte dei prigionieri. «Lavoro ricevendo elenchi di prigionieri, civili e militari, che faccio inviare al governo russo, e la risposta è sempre stata positiva», ha spiegato Bergoglio, che ha anche rilanciato l’ipotesi di un viaggio, ma a una condizione: «Se viaggio, vado a Mosca e a Kiev, in entrambe, non solo in una». La pace si fa in due.
A CONCLUSIONE dell’intervista su America, a Francesco che critica il capitalismo viene riproposta una domanda che già altre volte si è sentito fare: il papa è comunista? «Io cerco di seguire il Vangelo», la risposta. Poi però Bergoglio aggiunge un elemento. «Il nodo è la riduzione del messaggio evangelico a un fatto socio-politico. Se io considero il Vangelo unicamente in maniera sociologica, allora sì, è vero, sono comunista e lo è anche Gesù».

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