INTERNAZIONALE

L’M23 non cede, niente tregua e nuovi rinforzi

REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO
FILIPPO ZINGONERepubblica democratica Congo/ruanda

Non si fermano i combattimenti nel Nord Kivu. I ribelli dell’M23 hanno dichiarato che non si ritireranno dalle loro posizioni. Mercoledì a Luanda, in Angola, il presidente congolese Félix Tshisekedi e il ministro degli Esteri ruandese Louise Mushikiwabo avevano trovato un accordo per un cessate il fuoco che sarebbe dovuto iniziare ieri sera alle 18.
Nell’accordo era specificato che le milizie dell’M23 avrebbero dovuto ritirare i propri uomini dai territori occupati, con la minaccia che se questo non fosse avvenuto le forze dell’esercito congolese e i contingenti kenioti, burundesi e ugandesi avrebbero attaccato le posizioni dei miliziani. Ieri però, come riporta Al Jazeera, i ribelli dell’M23 hanno rinforzato le loro posizioni con l’arrivo di nuovi miliziani e nuove armi.
IL PORTAVOCE DEI RIBELLI, Lawrence Kanyuka giovedì ha dichiarato all’agenzia Afp che «L’M23 ha visto il documento sui social media. Non c’era nessuno dell’M23 al vertice quindi non ci riguarda davvero. Normalmente quando c’è un cessate il fuoco, è tra le due parti in guerra».
Al summit di Luanda non era presente nessun rappresentate dell’M23 dato che per la parte congolese dietro le milizie ribelli c’è il Ruanda, accusa sempre negata dal governo di Kigali, nonostante in agosto le Nazioni unite avessero fatto sapere di avere delle solide prove dell’appoggio ruandese alla milizia. Migliaia di persone sono state sfollate nelle ultime settimane mentre l’esercito della Repubblica democratica del Congo ha lottato per fermare l’avanzata dell’M23. Molti hanno cercato rifugio a Goma e dintorni, a circa 20 chilometri dalla linea del fronte.
Proprio a Goma, capoluogo della regione, giovedì a seguito dell’accordo raggiunto a Luanda sono scese in piazza centinaia di persone per protestare rispetto agli accordi che a detta delle associazioni della società civile congolese non risolvono il problema principale, e cioè l’ingerenza ruandese nella provincia del Congo. I manifestanti hanno incolpato la comunità internazionale di tacere i massacri perpetuati dal Ruanda nel Nord Kivu. «Questi accordi e incontri non ci interessano. A noi interessa la pace e la sicurezza» ha dichiarato il leader delle proteste e attivista John Banyene.
LE PROTESTE SONO FINITE davanti al consolato francese e quello del Regno unito, dove Banyene ha letto un documento in cui si chiede alle forze internazionali di sanzionare il Ruanda per il suo sostegno all’M23. Con il più che probabile acuirsi degli scontri la popolazione civile dovrà affrontare una nuova escalation violenta. 

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