SOCIETA

La Germania perde la partita, ma vince la Coppa dei diritti

Federcalcio e nazionale tedesca contro la censura, foto di squadra con la bocca tappata
SEBASTIANO CANETTAQATAR/GERMANIA

La Nazionale si tappa la bocca. La Federcalcio tedesca (Dfb) si schiera per il «rispetto dei diritti umani e della diversità». E la ministra dell’Interno sbandiera la fascia proibita in faccia al presidente della Fifa, ormai definitivamente mollato anche da Berlino.
Se il Mondiale non si giocasse in Qatar la notizia da prima pagina sarebbero i due goal rifilati dal Giappone alla Mannschaft quattro volte campione del mondo che perde 2 a 1 la partita del debutto, invece il vero risultato di ieri al Khalifa International Stadium di Ar-Rayyan è la denuncia sul campo della Germania che «non può» essere solo una squadra di pallone, come riassumono nell’area del governo Scholz. E quello degli emiri è proprio un calcio ai valori nazionali della Bundesrepublik, è il senso della risposta tedesca trasmessa in mondovisione dalla vetrina di Qatar 2022. «Con la fascia One-Love volevamo rappresentare i valori della Nazionale, che sono diversità e rispetto» sottolinea il presidente della Dfb, Bernd Neuendorf, che aveva già preso le distanze dal presidente Fifa, Gianni Infantino, nel corso della conferenza-stampa di presentazione della squadra. «Non si tratta di un messaggio politico: i diritti umani semplicemente non sono negoziabili. Dovrebbe essere evidente e invece viene ignorato. Ecco perché il messaggio è così importante per noi. Vietarci di mettere la fascia al braccio è come chiuderci la bocca» precisa Neuendorf.
LO MOSTRANO SUBITO dopo l’inno nazionale, al momento della fotografia di rito, i giocatori tedeschi mettendosi tutti la mano davanti alla bocca “censurata” dalla Fifa, mentre sugli spalti la ministra dell’Interno, Nancy Faeser (Spd), siede a fianco a Infantino mostrando la fascia “One-Love” infilata nel braccio sinistro. È la copertura istituzionale alla protesta che a bordo-campo viene attenzionata dagli addetti alla censura.
Fanno il giro del mondo le foto del portiere Manuel Neuer - numero uno anche sul fronte della denuncia prima della partita con il Giappone - che fa calare una piega della maglia gialla su metà della fascia con la scritta «No discrimination». L’ha indossata con il permesso della Fifa, eppure l'assistente arbitrale, bandierina in mano, gli chiede di stendere bene la manica. Il pezzo di stoffa con le parole tabù è l’ossessione sul campo; nella tribuna Vip, invece, nessuno si permette di rimproverare la ministra “disobbediente”.
Certamente, «troppo poco e troppo tardi», come striglia la stampa tedesca ricordando come le decine di migliaia di morti fra gli operai-schiavi che hanno costruito gli stadi del Mondiale fossero noti al governo federale non da ieri, in più la Germania non ha mai smesso di fare affari con le monarchie del Golfo.
MA IL SEGNALE LANCIATO ieri in Qatar in maniera organizzata da tutti i “giocatori” coinvolti nella partita del Mondiale restituisce comunque il Paese schierato compattamente, proprio come rilevano i sondaggi secondo cui in Germania la maggioranza della popolazione è critica verso la manifestazione che ha poco a che fare con lo sport e molto con il washing reputazionale del regime degli emiri.
PESA NON POCO anche l’evidente fastidio (eufemismo) dei Verdi nella coalizione Semaforo: l’aria condizionata sparata a palla negli impianti costruiti sulla sabbia è un autentico schiaffo all’agenda del partito, che con la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, è anche internazionale. Senza contare quanto strida con il razionamento energetico imposto ai tedeschi dal vice-cancelliere Robert Habeck dopo il taglio delle forniture russe.
«Fosse per me, sono pronto ad accettare le multe della Fifa» ribadisce il presidente della Dfb che non appoggerà la ricandidatura di Infantino. Il “suo” Qatar 2022 rimane il Mondiale della Vergogna partecipato dalla Germania ma non acriticamente. «One-Love è impegno contro il razzismo, l’antisemitismo e un segno di solidarietà alle donne dell’Iran. La Fifa pensi a schierarsi a favore dei diritti umani invece di vietare i simboli sulle maglie» chiosa Neuendorf. Confermando il milione di euro che la Dfb devolverà a favore del Nepal (alla luce dei 400 mila lavoratori nepalesi immigrati in Qatar). «Sono soldi dei giocatori. Hanno compreso in pieno la situazione in cui ci troviamo che oltrepassa il calcio».

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