VISIONI

Quando il dramma della realtà trova la sua salvezza nel riso

Energia animatrice nata dopo una crisi personale durante la pandemia
FRANCESCA PEDRONIITALIA/reggio emilia

Una poltrona gonfiabile, di lucente plastica fucsia, attende qualcuno che vi si accomodi, sistemata, un po’ sghemba, sulla sinistra della scena. Il pubblico sta prendendo posto, siamo alla Cavallerizza di Reggio Emilia per uno degli ultimi spettacoli del Festival Aperto 2022 che ne è coproduttore. In prima assoluta va in scena Behind the light, il nuovo assolo di e con Cristiana Morganti, prodotto dall’APT Teatri di Pistoia, nuova avventura nata dalla fusione tra Associazione Teatrale Pistoiese e Funaro. Replica stasera al Ponchielli di Cremona dove la coreografa riceverà il Premio della Critica 2022. A dicembre sarà a Girona in Spagna, al Théâtre de la Ville di Parigi il prossimo marzo. Morganti firma coreografia e drammaturgia, regia in collaborazione con la fedele Gloria Paris. Al loro fianco Connie Prantera, amica di Morganti dall’infanzia – la complicità negli anni non è cosa da poco nella messa a punto dello spettacolo -: Connie è autrice dei video dal ritmo magicamente un po’ folle che saettano sullo sfondo dentro il racconto della protagonista, collage fotografico compreso.
QUAL È LA STORIA? Una crisi personale, familiare, affettiva, intimi dolori incastrati tra gli orrori del Covid, lo stare chiusi in casa, i film sul divano sgranocchiando patatine, il corpo che ingrassa, la ricerca dei migliori training per ritrovare la forma, il Pilates online, il Gaga, nulla è perfetto quanto la Zumba che però si intreccia con frammenti minimali da pezzi cult di Pina Bausch che Morganti ha ballato una vita: Nelken, Sacre du Printemps, un flirtare divertito con la propria storia, su cui ormai ci si può scherzare su. «What is the meaning of the piece»? La domanda è un classico per neofiti e cultori degli spettacoli di danza contemporanea, Morganti la tira in ballo, tranquillizzando lo spettatore ansiogeno che vuole tutto capire, stuzzicandolo finalmente accomodata nella sua poltrona fucsia. Lo scopriremo? Certo è che la questione del ritmo, delle pause, dell’alternare indovinando i tempi, le musiche, le entrate, le uscite, i cambiamenti repentini di registro, il passaggio da una canzone alla danza, alla parola, è qualcosa di unico in Morganti. Quel suo quid speciale che nel percorso d’autrice e interprete di se stessa è cresciuto di creazione in creazione. Una comicità intelligente, auto-ironica, attoriale e danzante nella quale il dramma, anche il più tragico, trova salvezza nel riso: quell’energia animatrice che scorre già nei precedenti one woman show Moving with Pina e Jessica and me, in Behind the light fulminante per 70 minuti.
Ed ecco così che scopriamo le origini del pezzo dentro una lettura dei lutti, le disgrazie, le difficoltà umane e lavorative fatta a tempo di mitraglia: perché con Morganti, straordinaria danzatrice comica nel senso più sofisticato del termine, il montaggio e il registro di ciò che accade è sempre extra-quotidiano pur raccontando senza pudore la realtà così come è. Tutto è detto, ma disorientato emotivamente dal tempo imprevedibile del racconto, dall’irrompere della danza, le sue forme che però anch’esse vengono poi de-poeticizzate da qualche altra piccola storia che ne rivela i trucchi, i piccoli segreti: le braccia, così meno faticose da muovere delle gambe, i gesti minimi su cui il pubblico si interrogherà, dicendosi: «dio mio che intensità»!
QUANTA VOGLIA di urlare si è provata in questi due anni. Morganti e Prantera trasformano il desiderio collettivo in una corsa forsennata dentro un bosco, nello spazio libero della natura, un film, ancora una volta, tragi-comico, che dallo sfondo della scena si duplica nel movimento della danzatrice live. L’entrare e l’uscire dalla propria vita con trovate originali è tratto vincente di Behind the light. Esilarante Morganti che si inventa un duetto in cui canta, cambiando personaggio da una battuta all’altra: lo fa rubando intonazione e giochi di parole ai recitativi delle opere di Mozart.
Solo che qui a duettare sono una affranta ballerina con il polpaccio dolorante e un terribile maestro che non permette pause di lavoro. I due tornano nello spettacolo anche in una strepitosa pantomima inventata da Morganti sulle note di Giselle. Il pubblico ride, si diverte, e finalmente comprende anche il dramma ormai comico della danzatrice/autrice che spiega come avendo un passato con Pina Bausch non dovrebbe permettersi tacchi, sottovesti, certa musica: un campo minato, in cui però oggi Morganti vive con splendida autonomia.

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