ULTIMA

Un altro Meloni

GIUSEPPE GALZERANO*

A Roma la sera del 3 febbraio 1931 due carabinieri fermano un turista italo-americano che picchiato in caserma confessa di aver avuto l'intenzione di attentare alla vita del duce. Michele Schirru è un emigrante sardo e viene da New York, dove - alla presenza di Giuseppe Meloni, camionista sardo suo testimone - ha ottenuto la naturalizzazione americana senza giurare obbedienza al re e alla corona. Da Parigi, gli raccomanda i figli «affinché non vengano battezzati nel caso dovessi perire in tale impresa».
IL 7 FEBBRAIO 1931, alla notizia dell’arresto, Antonietta Schirru, impiegata postale 34enne, segretaria del Fascio femminile di Noragugume, iscritta al PNF dal 1924, noleggia una macchina per recarsi a Sassari dal federale fascista, avv. Antonio Meloni. Arrivata in ritardo gli scrive di informare il duce del suo odio per il fratello, che rinnega chiedendo che sia radiato dalla famiglia e le sia modificato il glorioso cognome. Scrive: «Quel rinnegato assassino non è italiano, non è sardo e non appartiene alla mia famiglia, egli è un americano. Quindi nessuna onta nell'illibatissima fede fascista della nostra famiglia». Informa «L'Unione Sarda» di Cagliari e la notizia è ripresa dalla stampa nazionale. Nonostante la morsa del fascismo c'è chi le manifesta sdegno per il comportamento disumano. L'11 febbraio una donna anonima le scrive una lettera impostata nell'ufficio postale della stazione di Bologna: «Donna indegna, sei una scellerata sotto ogni punto di vista; vergognati di essere venuta al mondo; rinnegare il tuo sangue. Tutte le maledizioni ti saranno augurate. Morte alle donne del tuo stampo. Mi firmo - una sorella che ama il suo fratello».
QUANDO «Il Corriere d'America» informa della lettera, un emigrante sardo, con sacrosanto e legittimo sdegno, scrive una durissima lettera ad Antonietta, che ha commesso il peggiore delitto umano e morale: rinnegare un fratello in disgrazia, che ha bisogno di solidarietà. La lettera non firmata è spedita il 14 in una busta intestata e una macchia d'inchiostro nero copre l’indirizzo. Scrive:
«ALLA RINNEGATA Antonietta Schirru (...) Tu non sei degna di essere la sorella di Michele Schirru. Michele è grande, è un eroe, che ha dato i migliori anni della sua vita per la libertà di milioni d'Italiani che oggi soffrono sotto il rogo di un tiranno, Benito Mussolini. Michele Schirru voleva liberare l'Italia, come la voleva liberare Mazzini, che fu perseguitato e condannato a morte, parecchie volte, e poi immortalato». Ricorda Felice Orsini e Guglielmo Oberdan e prosegue: «Eppure questi tre eroi sono immortali, le piazze di tante città d’Italia sono decorate con statue di questi eroi. Verrà anche il giorno che si ergerà anche quella di Michele Schirru, e quella di Lucetti, e quella di Zamboni al posto di quelle già erette portanti i nomi dei tiranni d’Italia. Allora tu (...) cercherai di venderti un’altra volta per assicurati la pagnotta. Michele Schirru è tuo fratello, e lo rinneghi, e farai festa il giorno della sua esecuzione, e tua madre che soffrì per lui come per te (…) Non sarà mai cancellata la macchia infame dalla tua carogna. Tu sei capace di tutto sino a venderti i figli (...) Vergognati, io ti conosco chi sei, sono di Pozzomaggiore e ho vissuto assieme a Michele ed a te. Michele Schirru che tu rinneghi per tuo fratello, sarà vendicato non solo a Roma ma anche a Noragugume, scorrerà il sangue delle spie come te, e quel ribusciato di tuo marito. Come le jene di Roma si stanno preparando a veder scorrere il sangue di tuo fratello Michele Schirru il mio compagno che quando scrivo il suo nome lo bagno di lagrime.Tu sei disonorata non Michele Schirru.Viva Michele Schirru. Viva l’anarchia. Non dimenticare che se non paghi di tua volontà pagherai col sangue».
A Roma la lettera - per l'ordinanza del giudice istruttore del Tribunale Speciale - viene sequestrata. Non verrà consegnata (l'originale è nell'incartamento processuale).
IL 2 MARZO LA FA PERIZIARE al commissario Emilio Giri del Servizio Centrale di Identificazione della Scuola Superiore di Polizia. Con moderne tecniche investigative, nell’angolo sinistro in alto, coperto con una macchia d’inchiostro nero-violaceo, scoprono stampate quattro righe orizzontali. Servendosi di lastre ortocromatiche e di lampade a radiazioni azzurre per aumentare la colorazione viola e il contrasto dei colori la fotografa in trasparenza. L’ingrandimento è stampato su carta a contrasto e finalmente leggono nome e indirizzo del mittente: Joseph Meloni / General Truckmg / 190 Baxter Street / New York City. Il perito, nella relazione, dubita solo della parola «Truckmg», che in realtà è Truckming e significa «Autotrasporti Generali».
È GIUSEPP-JOSEPH Meloni, nato nel 1896 a Pozzomaggiore, il paese di Schirru. Amico e anarchico, alla partenza lo aveva accompagnato al porto di New York. Al Casellario Politico Centrale non esiste un fascicolo su Meloni: solo una segnalazione del Consolato Italiano finita nel fascicolo di un omonimo, precisa che risiede nel Bronx e svolge attiva propaganda anarchica. Il Tribunale Speciale emette mandato di cattura; il telefono è controllato notte e giorno insieme alla corrispondenza e due agenti dell’ Fbi lo seguono, ma continua a raccogliere fondi per la famiglia di Schirru.
SCHIRRU - DOPO mezz'ora di camera di consiglio - alle 19,50 del 28 maggio 1931, con sentenza affissa in tutti i comuni, è condannato dal presidente Guido Cristini alla fucilazione, eseguita a Forte Braschi alle 4,27 del 29. Il plotone d'esecuzione è formato da 24 volontari sardi. Schirru grida: Viva l'anarchia!
La stampa applaude servile. Solo «L’Osservatore Romano», fuori dallo schema retorico-giornalistico, del regime il 30 maggio, con un linguaggio che fa scalpore, laconico scrive che «reo di avere avuto l’intenzione di uccidere il Capo del governo italiano e di avere ferito, in un posto di polizia, alcuni agenti e un funzionario» Schirru è stato fucilato.
* Storico, autore di un saggio sulla figura dell’anarchico MIchele Schirru

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it