COMMENTO

La destra viene da lontano e colma i vuoti della sinistra

Una sfida culturale
TONINO PERNAITALIA

Alle volte nella storia umana i numeri hanno una valenza speciale, le date scandiscono momenti storici rilevanti, segnano cambiamenti radicali. Il 22 ottobre del 1922 a Perugia si riuniscono 10 mila camicie nere.
E’ il primo segnale di quella marcia su Roma di Benito Mussolini, che avverrà sei giorni dopo, cambierà la storia d’Italia e avrà un peso non indifferente sulla storia europea. Mezzo secolo dopo, il 22 ottobre 1972, arrivano a Reggio Calabria, rischiando la vita sui binari disseminati da bombe fasciste, i cinquantamila metalmeccanici al grido “Nord e Sud uniti nella lotta”, grande dimostrazione della solidarietà della classe operaia.
E ancora dopo cinquant’anni esatti, il 22 ottobre del 2022, Giorgia Meloni riceve l’incarico di formare un nuovo governo, il primo con a capo una leader proveniente dalle fila del Msi, il partito erede del fascismo, in uno dei momenti più drammatici della storia europea. Ma sarebbe un grave errore pensare che la storia si ripeta e che il fascismo possa tornare nelle forme del ventennio.
Quello che è successo nel nostro Paese fa parte di un onda lunga della politica di destra che ha avuto origine negli States degli anni ’90 del secolo scorso. Ci riferiamo al movimento Teocon che negli Stati Uniti costituì la base ideologica di Bush junior e senior, un movimento che combina un rinato sentimento religioso da crociata (che negli Usa venne chiamato “il Risveglio”) con una forte identità nazionale e imperiale. Vale la pena ricordare che Bush padre, in una famosa, intervista confessò di aver attaccato l’Iraq dopo aver consultato la Bibbia: si era aperta proprio la pagina in cui Yahveh guidava Israele alla vittoria contro i suoi nemici.
All’interno del movimento Teocon si possono collocare i presidenti della Polonia e dell’Ungheria, che si ispirano altresì al Tea Party che nacque nel 2009 negli Usa come reazione alla presidenza Obama, in nome del liberismo economico più estremo: Tea, oltre che al riferimento alla rivolta del tè del 1773, è un acronimo che sta per Taxed already enough.
In Italia ci aveva provato Salvini ad incarnare l’anima del neo-conservatorismo Usa, con un paniere che metteva insieme la flat tax con rosari, santi e madonne, l’autonomia finanziaria regionale con la difesa della cultura cattolica minacciata da quella islamica, ecc. Gli è andata male perché è entrato nel governo Draghi cedendo il testimone dei Teocon/ Tea Party in salsa italiana alla leader dei Fratelli d’Italia(che non hanno sorelle a quanto pare).
Faremmo un grave errore a sottovalutare questa nuova/vecchia ideologia che Georgia Meloni interpreta egregiamente costruendo un immaginario epico, eroico, come notava Laura Marchetti su questo giornale, che costruisce una nuova narrazione. Il neoliberismo viene coniugato con l’esaltazione del nazionalismo, non sono più gli ebrei la peste (anzi totale appoggio al governo israeliano), ma tutti quelli che non fanno parte del mondo Occidentale, ormai circondato dai barbari di pelle nere, gialla e, soprattutto, poveri disgraziati che cercano disperatamente di arrivare in Europa.
Per adesso questa visione coinvolge solo una parte minoritaria degli italiani, ma potrebbe allargarsi nel tempo perché riempie un vuoto esistenziale che la sinistra moderata e radicale, non è riuscita a riempire. Ci spieghiamo meglio.
Il capitalismo avanzato nella nostra società occidentale ha mercificato tutte le forme di relazione sociale, ha ridotto la natura a un input per la produzione o ad una discarica per gli output, l’essere umano a mero consumatore, ha tolto qualsiasi senso alla vita della maggioranza della popolazione che non fa un lavoro creativo o gratificante, ma che lavora per sopravvivere, quando ci riesce. La società liquida, secondo la felice definizione di Bauman, è una società senza punti di riferimento, senza ideali, valori, passioni che diano un senso alla vita umana ridotta a un anello del modo della catena di valorizzazione del capitale. Scomparsa la coscienza di classe, le lotte della classe operaia, si è aperto un vuoto identitario.
La Sinistra ha regalato all’estrema Destra la questione dell’identità, compresa l’identità nazionale, semplicemente ignorandola come categoria politica. Ed invece abbiamo bisogno di un senso di appartenenza, di essere orgogliosi di un Italia che dovrebbe essere un paese della cultura, arte, accoglienza, tolleranza, costruttrice di ponti di pace.
Così come abbiamo lasciato che la “sicurezza” venisse ridotta a difesa dalla microcriminalità e dagli immigrati, mentre abbiamo tanto bisogno di parlare di sicurezza ambientale rispetto agli eventi estremi, di sicurezza sul lavoro nella patria europea delle morti bianche, di sicurezza alimentare rispetto alle manipolazioni genetiche, ai pesticidi, ormoni che attaccano la nostra salute, di sicurezza rispetto alla prospettiva concreta di una guerra nucleare.
In breve, abbiamo bisogno di una visione culturale alternativa, credibile, e che generi passioni e impegno. Non è più sufficiente un generico appello all’antifascismo.

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