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Una politica estera di cooperazione, pace e solidarietà

Appello a Tajani
RAFFAELE SALINARI *ITALIA/ROMA

Le Ong internazionali di cooperazione e solidarietà internazionale hanno inviato al neo Ministro degli Esteri e della Cooperazione Antonio Tajani un lettera aperta in cui si ribadiscono alcuni punti qualificanti che dovrebbero far parte dell’agenda di Governo. Questa legislatura avrà, infatti, il compito di affrontare sfide cogenti e drammatico: le pandemie, i confitti anche nel cuore stesso dell’Europa, la crisi climatica, quella energetica ed economica, l’aumento delle disuguaglianze in Italia e nel mondo. Le decisioni sulla politica estera di cooperazione influenzeranno dunque anche il contesto di una crisi internazionale dagli scenari incerti, come è quella innescata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Una guerra che le Ong hanno condannato senza esitazioni e che ha generato a sua volta altre crisi a livello globale, in particolare nella filiera alimentare a danno dei Paesi più fragili e nei canali di approvvigionamento energetico da cui dipendono tutte le economie. Questa crisi che oramai dura da diversi mesi ha decisamente bisogno di una soluzione diplomatica alla quale le Ong internazionali, aderendo alle manifestazioni organizzate dal movimenti per la pace, stanno dando il loro contributo. Da questo, secondo le Ong Internazionali, la necessità di tenere insieme agenda nazionale e scenario globale, mai come ora così interdipendenti: il riferimento cardine è quello degli impegni sottoscritti dal nostro Paese in sede internazionale ed europea, a partire dalla realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, raccolti nell’Agenda 2030 dell’Onu.
Da ciò discende l’esigenza di nominare al più presto la previste figura di Viceministro con deleghe chiare in materia; ci si aspetta che il balletto delle spartizioni per i posti di sottogoverno premi il “merito” di un ruolo chiave nelle gestione di quella che viene definita «parte qualificante della politica estera italiana».
Per tutte queste motivazioni la lettera riassume in chiusura i punti qualificanti che, a parere delle Ong, devono determinare l’orientamento della politica di cooperazione internazionale allo sviluppo. In primis il necessario aumento delle risorse rispettando l’impegno di raggiungere entro il 2030 lo 0,7% della ricchezza del Paese destinato agli aiuti internazionali, con un obiettivo intermedio dello 0.5% entro il 2027. Imprescindibile il rafforzamento della qualità della cooperazione italiana allo sviluppo in particolare per quanto concerne la coerenza delle politiche: lo sviluppo è la risultante di diversi aspetti, gli aiuti sono solo una componente, ma bisogna agire anche politiche commerciali, agricole, che siano di sostegno ai processi di inclusione di questi Paesi su scala globale, sostenendo al contempo i loro processi democratici schierandosi al fianco della società civile locale, concepire politiche che favoriscano i flussi migratori programmati, aiutandoli nelle transizione verso una sviluppo sostenibile.
Un altro aspetto è quello di una politica estera in grado di realizzare la parità di genere in tutti gli ambiti della cooperazione e dell’azione umanitaria italiana. Un’attenzione particolare deve essere posta nel gestire situazioni di rischio, non solamente le crisi, investendo in sistemi di prevenzione delle emergenze e di rafforzamento delle comunità locali per ridurre il rischio di crisi future e il loro impatto prima che sia troppo tardi. Questi interventi devono aumentare resilienza e inclusione come strumenti di sviluppo umano e rafforzare i sistemi sanitari, educativi, alimentari e di protezione sociale con un’attenzione particolare alle persone con disabilità sia livello nazionale che nei paesi partner, in un’ottica di triplo nesso umanitario/pace/sviluppo. Ultimo, ma non per importanza, anche alla luce di ciò che è accaduto nel nostro Paese in questi giorni, si chiede di supportare con investimenti significativi la lotta al cambiamento climatico e avanzare rapidamente verso una transizione ecologica giusta, sia dal punto di vista ambientale che sociale, che non faccia aumentare le disuguaglianze, e che veda i giovani essere protagonisti del loro futuro. Tale transizione dovrebbe essere incentivata anche nei Paesi partner della cooperazione italiana al fine di assicurare che il loro sviluppo sia sostenibile.
* Portavoce CINI ( Coordinamento Italiano Ong Internazionali)

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