INTERNAZIONALE

Israele attacca Nablus, notte di fuoco. Uccisi 5 palestinesi

Tra loro il leader della Fossa dei Leoni. La polizia di Abu Mazen si schiera con i combattenti
MICHELE GIORGIOisraele/territori/nablus

Un’operazione militare israeliana così ampia, con l’impiego di 140 soldati oltre ad agenti della polizia di frontiera e dell’intelligence, veicoli e droni, a Nablus non si vedeva da venti anni, dall’offensiva «Muraglia di Difesa» con cui il premier e alfiere della destra Ariel Sharon fece rioccupare le città autonome palestinese nella primavera del 2002.
NABLUS E I VILLAGGI vicini in quell’occasione pagarono con quasi 300 morti e decine di migliaia di abitanti di fatto prigionieri nelle loro abitazioni per settimane, i mesi di occupazione parziale o totale dell’area. Come quei giorni, la notte di lunedì non sarà dimenticata.
Cinque i morti palestinesi e 33 i feriti (quattro gravi) dopo quasi quattro ore di incursione delle forze israeliane nella casbah di Nablus, alla quale hanno reagito decine di combattenti di gruppi armati e anche uomini delle forze di sicurezza dell’Autorità nazionale (Anp) di Abu Mazen, senza l’autorizzazione dei loro comandanti. È un indizio di qualcosa che potrebbe ripetersi in futuro. Tra i morti c’è anche Wadih Al Houh, comandante di «Areen al Aswod», la «Fossa dei Leoni» - il gruppo armato palestinese composto da militanti di organizzazioni di vario orientamento politico - ed erede di Ibrahim Nabulsi, «primula rossa» di Nablus ucciso da Israele lo scorso agosto. Almeno 20mila abitanti della città ieri hanno preso parte ai funerali di Al Houh e degli altri uccisi. «A Wadih e ai suoi compagni sono stati resi onori anche dai militari dell’Anp, come avviene per i martiri della lotta all’occupazione. Il loro sacrificio porterà tanti giovani ad unirsi alla Fossa dei Leoni», ci diceva ieri Hafez B., reporter locale presente, non solo per lavoro, al corteo funebre assieme a decine di colleghi.
Appena due giorni prima della sua uccisione, Al Houh aveva dato un’intervista a un giornale online locale in cui ribadiva l’impegno contro la «partigianeria» che, a suo dire, ha fortemente limitato le possibilità dei palestinesi di contrastare l’occupazione. «Il nostro popolo - aveva aggiunto - sa come sopportare l’assedio e le punizioni (israeliane). Quanto accade in questi giorni ha rivelato che la ricerca (da parte di tanti palestinesi) della stabilità economica è un nemico infido e dimostrato ancora una volta che l’occupazione era e resta il problema più importante per noi palestinesi». Parole che hanno fatto il giro del web in poche ore trasformando il capo della «Areen al Aswod» in un mito. Ad Al Houh hanno reso omaggio Nabil Abu Rudeina, portavoce di Abu Mazen, e il capo del movimento islamico Ismail Haniyeh, ma anche esponenti politici arabo israeliani.
OPPOSTA LA NARRAZIONE di Israele. L’incursione scattata poco dopo la mezzanotte a Nablus sarebbe stata una massiccia operazione «antiterrorismo» con Al Houh suo «obiettivo principale». Il portavoce militare e i media israeliani hanno dedicato al comandante della Fossa dei Leoni largo spazio descrivendolo come «terrorista» e «trafficante di armi». Il suo gruppo, hanno sottolineato, si è reso responsabile di attacchi armati e dell’uccisione di un soldato nelle scorse settimane. L’operazione di lunedì notte, aggiungono le fonti israeliane, ha preso di mira «una abitazione usata dalla Fossa dei Leoni come un laboratorio per confezionare ordigni esplosivi» e «i soldati hanno risposto a sospetti armati che sparavano contro di loro».
Contro l’edificio a un certo punto i militari hanno lanciato un razzo anticarro. Le forze israeliane poco dopo le 3.30 hanno cominciato ad abbandonare la città. Il premier israeliano Lapid e il ministro della difesa Gantz si sono complimentati con i comandi militari per il «successo della missione». Una versione dei fatti che i palestinesi smentiscono. Precisano che tra i cinque morti - Hamdi Qayyim, Ali Antar, Hamdi Sharaf, Mishaal Baghdadi oltre a Wadih Al Houh – due non erano combattenti ma civili in un negozio di barbiere vicino all’edificio. Denunciano gli spari «indiscriminati» dei soldati contro le case e ripetono che l’operazione israeliana è stata interrotta solo grazie all’intenso fuoco di sbarramento di dozzine di combattenti armati.
QUANDO LE NOTIZIE provenienti da Nablus hanno cominciato a diffondersi, sono scattate proteste in città e villaggi a nord come a sud della Cisgiordania. A Nabi Saleh (Ramallah), un adolescente, Qusai Tamimi, è stato ucciso dal fuoco dei militari israeliani. Sesta vittima palestinese in poche ore.

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