INTERNAZIONALE

Un weekend di pace, «arruolato» anche il papa. Per arrivare all’Onu

GLI OBIETTIVI DI EUROPEFORPEACE: UNA CONFERENZA ORGANIZZATA DALLE NAZIONI UNITE
EMANUELE GIORDANAITALIA

Se il weekend di mobilitazione pacifista, lanciato dalla coalizione EuropeForPeace e propedeutico alla manifestazione per il cessate il fuoco in Ucraina prevista il 5 novembre a Roma, è finito con un successo, i prossimi giorni continuano a parlare il linguaggio della pace, a cominciare dal soglio di Pietro. Domenica all’Angelus a San Pietro, papa Francesco ha annunciato la sua partecipazione al momento conclusivo dell’Incontro internazionale di preghiera per la pace, «Il grido della Pace», organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma, iniziativa che ha accompagnato le tante manifestazioni di EuropeForPeace.
«MARTEDÌ 25 OTTOBRE - ha detto il papa - mi recherò al Colosseo a pregare per la pace in Ucraina e nel mondo, insieme ai rappresentanti delle Chiese e Comunità cristiane e delle Religioni mondiali, riuniti a Roma per l’incontro “Il grido della pace”. Vi invito a unirvi spiritualmente a questa grande invocazione a Dio: la preghiera è la forza della pace. Preghiamo, continuiamo a pregare per l’Ucraina così martoriata». Anche se non si può arruolare il papa nella coalizione EuropeForPeace, Sant’Egidio ha aderito alla piattaforma che raccoglie oltre 600 adesioni anche se solo alla Comunità di Trastevere va ascritto l’incontro iniziato domenica al Centro Congressi La Nuvola. È fuor di dubbio che sono tantissime le organizzazioni cristiane che hanno aderito - in sintonia con la linea del papa - a EuropeForPeace ed è tanto forte l’attrazione tra pacifisti laici e cattolici che la manifestazione del 5 novembre ha nelle sua piattaforma proprio le parole di Francesco: «Con papa Francesco diciamo: Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili».
La manifestazione del 5 partirà alle 13 da Piazza della Repubblica dove la gente affluirà dalle 12. Verso le 14.30 giungerà a Piazza san Giovanni dove dalle 15 si alterneranno una quindicina di interventi fino alla chiusura alle 16.30. Confluiranno anche altre manifestazioni già in calendario (come l’iniziativa contro le povertà organizzata da Rete Numeri Pari e Forum Diseguaglianze e Diversità) e, a quanto pare, persino il Comitato «Fermare la guerra», di cui è portavoce Gianni Alemanno. «Noi - dicono gli organizzatori - non manderemo via nessuno ma sia ben chiaro a chiunque che questa è la manifestazione che si basa sulla piattaforma lanciata da EuropeForPeace». Che intanto mette a bilancio tra 35 e 40mila presenze negli eventi di almeno cento città d’Italia nel weekend scorso.
Oltre alla richiesta di cessate il fuoco, la manifestazione preme perché si arrivi a una conferenza di pace organizzata dall’Onu. Francesco Strazzari, della Sant’Anna di Pisa, che ha appena dato alle stampe Frontiera ucraina. Guerra, geopolitiche e ordine internazionale, ritiene che il primo ostacolo sia «il ricatto di una potenza nucleare che ritiene i territori ucraini come acquisti: potenza nucleare che ha il diritto di veto nel Consiglio di sicurezza e dunque può bloccare tutto. Questa condizione inedita potrebbe vedere il suo superamento con l’Assemblea generale che decide un incontro superando lo scoglio del CdS. Difficile ma forse non impossibile. Il punto è come possa configurarsi una diplomazia dietro le quinte che, spinta dalla forza delle piazze, si dia da fare senza per questo apparire dalla parte di Putin. E questo è sì possibile magari per arrivare anche solo a un cessate il fuoco. Quanto alla pressione del movimento per la pace, se continua ad allargarsi, mettendo da parte gli argomenti divisivi, può essere davvero in grado di avere un effetto positivo e persino creativo. Aiutando a superare l’idea che la diplomazia possa lavorare solo quando tacciono le armi, che non è affatto vero».
«PER I SUOI AVVERSARI, la piazza aiuta Putin che spera in un logoramento del fronte occidentale. Qui si tratta invece - conclude Strazzari - di ribaltare la logica per cui un’azione per la pace sia solo un modo di dargli una via d’uscita. Qualsiasi iniziativa di pace ha sempre ricevuto una spinta ed è stata aiutata dal basso».

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