CULTURA

Un podcast racconta il «viaggio al termine della notte» attraverso i giornali dell’epoca

«1922 ITALIA ANNO ZERO» DI ANDREA FABOZZI
DAVIDE CONTIITALIA/ROMA

Gli eventi che cambiarono il senso della storia d’Italia il 28 ottobre 1922 potrebbero essere definiti la cronaca di una tragedia annunciata. Ogni passo, ogni evento, ogni azione (o inazione) della classe dirigente dello Stato liberale, ogni assalto dello squadrismo fascista ed ogni incertezza e contraddizione dello schieramento antifascista sembrano offrire un segno di ineluttabilità dell’avvento della dittatura.
TUTTAVIA LA CONOSCENZA del contesto e degli eventi di un secolo fa mostra come l’esito nefasto cui il Paese andò incontro, con la cosiddetta «marcia su Roma», non fosse in alcun modo da ritenersi inevitabile.
Per questo il lavoro di Andrea Fabozzi, un podcast intitolato 1922 Italia anno zero. La marcia su Roma nei giornali di cento anni fa (Tracce.studio), rappresenta uno strumento prezioso tanto per la comprensione del passato quanto per l’interpretazione del fenomeno fascista in chiave contemporanea, consentendo distinzioni appropriate e rese di complessità tanto più necessarie di fronte a semplificazioni evocative che rischiano di non cogliere il significato profondo di quel mutamento regressivo della società italiana all’indomani della fine della Grande Guerra.
Muovendo dalle pagine, introdotte da Marco Belpoliti, di un testo classico sulla presa del potere di Mussolini, Marcia su Roma e dintorni, scritto da Emilio Lussu nel 1931, il lavoro di Fabozzi ricostruisce giorno per giorno i fatti politico-sociali dell’Italia del ’22 attraverso l’incalzare della cronaca di quei giorni tratta dalle testate giornalistiche dell’epoca.
PASSANO COSÌ IN RASSEGNA gli scritti giornalistici e gli interventi pubblici di tutti i protagonisti degli eventi, da Giovanni Giolitti al direttore del Corriere della Sera Luigi Albertini; da Palmiro Togliatti a Pietro Nenni fino a Mussolini e agli altri caporioni fascisti che scrivono sulle colonne de Il Popolo d’Italia.
L’immagine che viene restituita dall’ascolto è quella di un Paese profondamente smottato dall’esperienza traumatica della Prima Guerra Mondiale in cui deflagrano tragedie e torsioni della storia destinate a imprimere una svolta globale alla vicenda della società del tempo. Così l’ingresso delle masse nella vita pubblica determina approdi diversi in Russia (dove dalla sconfitta militare dello zarismo emerge quella rivoluzione bolscevica la cui paura spingerà in larga parte dell’Europa i ceti reazionari ad una energica ripresa dell’iniziativa violenta) e in Italia (dove la vittoria e il mito della sua «mutilazione» producono l’emergere regressivo del fascismo) e diviene specchio dell’alba del ’900.
ALLO STESSO TEMPO è forte la sensazione, restituita dalle cronache così efficacemente organizzate dall’autore, di trovarsi in Italia di fronte ad una sorta di colpo di Stato fascista «concertato» con la monarchia, con le classi dirigenti proprietarie, con i partiti conservatori che parteciperanno alla stessa formazione del primo gabinetto Mussolini.
In conclusione di questo «viaggio al termine della notte» ritornano alla mente le parole scritte da Antonio Gramsci su L’Ordine Nuovo del 21 luglio 1921 che preconizzano gli accadimenti futuri: «Esistono oggi in Italia due apparecchi repressivi e punitivi: il fascismo e lo Stato borghese. Un semplice calcolo di utilità induce a prevedere che la classe dominante vorrà ad un certo punto amalgamare anche ufficialmente questi due apparecchi e che spezzerà le resistenze opposte dalla tradizione del funzionamento statale con un colpo di forza diretto contro gli organismi centrali di governo. Avremo allora il ’colpo di Stato’».

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