INTERNAZIONALE

Haiti sull’orlo del caos (e di una nuova occupazione militare)

Gang criminali padrone del territorio, crisi umanitaria, colera...E un governo illegittimo che chiede aiuto ai partner internazionali
MARCO BELLOHAITI

«La situazione non è mai stata così grave. Siamo molto colpiti sul piano personale, famigliare e professionale», ci dice una nostra fonte giornalistica locale, contattata a Port-au-Prince. Haiti vive una crisi senza precedenti, peggiore, sembra, delle tante vissute nella sua storia.
Dal 7 luglio 2021, quando il presidente Jovenel Moïse è stato assassinato, e un governo de facto, presieduto da Ariel Henry, è stato insediato con l’avallo di Usa, Canada e altri Stati «amici», nel paese non ci sono più istituzioni repubblicane legittimamente elette. Fanno eccezione dieci senatori non decaduti (la camera alta viene eletta nella misura di un terzo ogni due anni), mentre il presidente del senato, Joseph Lambért, è l'unica figura eletta attualmente in carica. Moïse infatti si era premurato di ritardare le elezioni amministrative e parlamentari, portando a scadenza tutte le istituzioni nazionali.
Il paese è di fatto controllato da gang criminali che si dividono il territorio, nelle città e sulle vie di comunicazione principali. Sono legate a ricche personalità politiche ed economiche e si finanziano anche con il ricorso massiccio al rapimento a scopo di estorsione.
DAL 12 SETTEMBRE SCORSO (ma era già successo nell'ottobre 2021), la potente gang G9 an fanmi ak alye controlla e blocca il terminal petrolifero di Varreux, nel porto della capitale, che ospita gli stock di carburante. Benzina e gasolio sono così diventati introvabili, con la super che al mercato nero ha toccato i 5.000 gourd al gallone (circa 9 dollari al litro). In questo modo il paese è paralizzato, i mezzi di trasposto sono fermi, le scuole non hanno potuto riaprire, gli ospedali hanno iniziato a chiudere i reparti, gli uffici non funzionano (l’energia elettrica è prodotta con generatori a gasolio).
Il governo non ha fatto nulla per riportare la sicurezza nel paese, mentre ha annunciato il raddoppio del costo dei carburanti a metà del mese scorso (sarebbe il secondo raddoppio dopo quello del dicembre 2021). Da allora, sono cominciati forti movimenti di protesta di strada, molto spesso degenerati in saccheggi e violenze.
In ultimo, dall’inizio del mese di ottobre, ha fatto la sua ricomparsa sull’isola il vibrione del colera, e i casi di malati e decessi si moltiplicano, anche a causa della difficoltà, talvolta l’impossibilità, di fornire cure, a causa del blocco del paese.
COSÌ, IN UN CONSIGLIO dei ministri del 6 ottobre scorso, il governo ha autorizzato il primo ministro a «sollecitare e ottenere dai partner internazionali un supporto effettivo per il dispiegamento di una forza armata specializzata, per fermare su tutto il territorio la crisi umanitaria causata, tra l’altro, dall’insicurezza, risultato dell’azione delle bande armate». Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha girato la richiesta di aiuto al Consiglio di sicurezza. Richiesta illegittima, da parte di un governo de facto, per chiedere una nuova occupazione militare del paese. Un atto anticostituzionale, come hanno denunciato diversi settori della società civile e dell’opposizione politica.
IL GRUPPO NATO DALLA SOCIETÀ civile e alcuni partiti di opposizione il 30 agosto 2021 in seguito al cosiddetto Accordo del Montana, aveva tentato una negoziazione con il potere de facto, per una gestione più concordata e aderente alla Costituzione della crisi degenerata con l’assassinio del presidente Moïse. A inizio 2022, però, ha gettato la spugna, vista la reticenza di Henry ad ascoltare altri settori della società, per raggiungere un consenso più ampio su un governo di transizione.
Si ricorda che le occupazioni militari di Haiti, Usa 1915-1934, Usa 1994 poi sostituita da Nazioni unite (fino al 1997), e ancora caschi blu dell’Onu dal 2004 al 2017, hanno portato con sé enormi problemi, non hanno risolto quelli presenti e, di fatto, hanno contribuito a portare il paese alla situazione attuale aumentandone, nei decenni, la dipendenza dall’estero.
Tra il 12 e il 13 ottobre, una delegazione statunitense, guidata dal vice segretario di Stato per gli affari dell’emisfero occidentale Brian A. Nichols, a Haiti ha incontrato separatamente il governo de facto, il gruppo di Montana, e alcuni settori imprenditoriali e sociali. Intanto, una delle maggiori navi guardacosta della marina Usa, ha iniziato a incrociare al largo di Port-au-Prince.
SEBBENE GLI HAITIANI abbiano mostrato nella storia una grande resilienza, la popolazione è oggi davvero allo stremo. La fame, la violenza, l’insicurezza, le malattie, stanno colpendo tutti. Il rischio, ben visibile, è quello di un’insurrezione popolare generalizzata. A breve.

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