VISIONI

Murakami e le immagini, connubio in mostra

Maboroshi
MATTEO BOSCAROLgiappone/tokyo

Nell’universo narrativo creato in più di quattro decenni di carriera da Haruki Murakami, è fatto abbastanza conosciuto come grande importanza rivesta la musica, declinata in tutti i suoi generi, da quella rock al jazz, dalla musica classica a quella più pop. Solo il lettore più accanito dello scrittore giapponese però, è forse a conoscenza dell'importanza ed influenza per e su Murakami del cinema, tanto come presenza nei suoi numerosi libri, quanto come vera e propria passione personale che lo ha guidato nel suo modo di intendere l'arte della scrittura in tutti questi anni.
Murakami Haruki eiga no tabi (Haruki Murakami: un viaggio attraverso il cinema) è una mostra incentrata su questo tema e allestita al Museo del Teatro dell'Università di Waseda, Tokyo, dal primo ottobre di quest'anno e che si concluderà il prossimo 22 gennaio. Murakami frequentò l’Università di Waseda, una delle più prestigiose istituzioni dell’arcipelago, nei primi anni settanta e lì si laureò nel 1975 con una tesi sull'idea del viaggio nel cinema statunitense. La settima arte, anche come ponte gettato su diverse culture e lingue, in primis quella statunitense, è quindi sempre stata, per l'autore di Kafka sulla spiaggia, un importante punto di riferimento e bussola nel mondo dell'arte e della cultura popolare, tanto che il suo primo sogno era proprio quello di lavorare nel mondo del cinema e nello specifico quello di diventare sceneggiatore.

Quando Murakami era studente dell'Università di Waseda infatti, visitava spesso il museo del teatro per leggere gli scenari dei film che non aveva ancora visto, in un mondo ancora senza internet e senza la possibilità di noleggiare i film in videocassetta, i film erano fatti della materia dei sogni e la parola scritta della sceneggiatura era uno dei modi più diretti attraverso il quale immaginare ed avvicinarsi all'opera visiva mitizzata. Secondo le parole dello stesso Murakami, attraverso la lettura di scenari che erano solo testo, riusciva, o almeno provava, a formarsi delle immagini mentali del mondo creato nei film.
Questa passione per la settima arte è quindi sempre stata presente nei suoi scritti, in maniera più indiretta nelle storie e nei romanzi e più direttamente in alcune opere di saggistica, in particolare si ricordi il volume curato insieme a Saburo Kawamoto nel 1985 e dedicato ai film, Eiga o meguru boken, dove ne esce una visione del cinema quasi rituale così come esperita prima dell'avvento della televisione di massa e del mercato dell'home video.

Fra i numerosi materiali messi in mostra al museo del teatro in questione, ci sono fotografie dei cinema che Murakami frequentava, fra quelli più amati del giapponese c’è il Bic Eiga Gekijo di Kobe, ora chiuso, città dove abitava da studente di scuole superiori ad esempio, oppure le sceneggiature che leggeva da universitario, o ancora locandine ed altri materiali riguardanti i film che compaiono nei suoi saggi e romanzi, numerosissimi, ma anche le opere cinematografiche basate sui suoi racconti, tema di cui abbiamo già scritto su queste pagine negli scorsi anni.
La mostra è strutturata come un viaggio e ripercorre il rapporto tra Murakami e il cinema in cinque tappe, Ricordi del cinema, Viaggio con i film, I film nei romanzi, Letteratura americana e film, e Il mondo visualizzato di Murakami. Nel catalogo della mostra, oltre ad essere presenti saggi scritti per l’occasione da Ryusuke Hamaguchi e Lee Chang-dong, due dei registi che meglio hanno saputo trasporre sul grande schermo le opere e la poetica di Murakami, sarà incluso anche uno scritto dell’autore giapponese, Film per me stesso.

matteo.boscarol@gmail.com

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