EUROPA

Emergenza gas in Ue, «ipotesi price cap solo sull’elettricità»

Von der Leyen anticipa le risposte ai 27 sulla crisi energetica Oggi al vertice di Praga prove di Comunità politica a 44
ANNA MARIA MERLOEUROPA/PRAGA

Poco per volta, qualcosa si muove. La Commissione, messa sotto pressione da 15 stati che hanno chiesto la settimana scorsa di agire in fretta per fermare l’impennata dei prezzi dell’energia, ieri ha inviato una lettera ai 27, perché domani al Consiglio europeo informale di Praga ci siano delle proposte concrete sul tavolo, una road map per arrivare a un tetto temporaneo sul prezzo del gas. Il vertice si aspre oggi con il lancio della Commissione Politica europea, una riunione di 44 stati europei, solo Russia e Bielorussia esclusi.
Di fronte all’Europarlamento che ha votato a favore di un «tetto tariffario sulle importazioni di gas» e per «un embargo immediato e completo delle importazioni dalla Russia», ieri la presidente Ursula von der Leyen ha ammesso che «dobbiamo limitare l’impatto inflazionistico del gas sull’elettricità dappertutto in Europa. Per questo motivo siamo pronti a discutere un tetto al prezzo del gas utilizzato per generare elettricità», che sarà «un primo passo verso la riforma strutturale del mercato dell’elettricità». Von der Leyen ha poi aggiunto: «Dobbiamo considerare il prezzo del gas anche al di là del mercato elettrico, il tetto al prezzo del gas deve essere concepito in modo adeguato per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento, si tratta di una soluzione temporanea».
CI SARÀ UNA DECISIONE a Praga domani oppure bisognerà attendere il Consiglio europeo del 20-21 ottobre? I ministri dell’Energia di Italia, Grecia, Belgio e Polonia si sono coordinati ieri per fare pressione in un fronte comune. Per il primo ministro belga, Alexandre De Croo, «ci vuole qualcosa di concreto» a Praga. Ci sono già dei punti fermi da parte di Bruxelles, che cerca un comun denominatore tra i paesi membri, dopo le polemiche che hanno infiammato le ultime ore, con la Germania nel mirino accusata di mettere i propri interessi prima della solidarietà: ci sono negoziati in corso con i fornitori «affidabili», a cominciare dalla Norvegia per definire un «corridoio» di prezzi per l’import, dovrà venire definita la modalità del «tetto», per la Francia la soluzione più «efficace» è estendere il «meccanismo iberico», cioè un tetto al prezzo del gas utilizzato per produrre elettricità.
Il portavoce della Commissione ha precisato che è allo studio un tetto per l’energia scambiata all’interno della Ue, in attesa di una riforma più profonda di questo mercato scombussolato, con il decoupling tra gas e elettricità. Il sistema di fissazione dei prezzi attuale, il Title transfer Facility (la borsa virtuale di Amsterdam), «non è più rappresentativo del nostro mercato» ha affermato Ursula von der Leyen. Ci sarà poi un miglior coordinamento negli aiuti nazionali, per evitare un altro episodio Germania. La Ue intende «rafforzare gli acquisti comuni» ha sottolineato von der Leyen, e questo cartello potrebbe persino essere esteso ai partecipanti della Commissione Politica europea, 17 paesi oltre i 27 Ue.
C’È POI IL DIFFICILE capitolo di «nuovi fondi comuni» per combattere l’inflazione energetica, dopo il rifiuto tedesco e olandese del «modello Sure», cioè un nuovo prestito comune: von der Leyen propone di «potenziare ulteriormente RePowerEu con altri finanziamenti comuni, così» tutti gli stati possono accelerare gli investimenti necessari» (il RePowerEu è un piano presentato dalla Commissione per affrontare le perturbazioni del mercato dell’energia causate dall’aggressione russa dell’Ucraina, parla di investimenti fino a 210 miliardi entro il 2027 e prevede economie di energia, svolta al 45% verso le energie rinnovabili entro il 2030 e una diversificazione dei fornitori). Von der Leyen ha rassicurato gli europarlamentari, sottolineando che gli stock di gas sono al 90% in Europa, il 15% in più rispetto all’anno scorso nello stesso periodo.
VARATO IERI un nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia, dopo i falsi referendum e le annessioni di territorio ucraino. «Andiamo in fretta», ha affermato von der Leyen, per «far pagare il Cremlino»: il 5 dicembre prossimo entra in vigore la messa al bando del petrolio russo (dopo il carbone ad agosto), nel frattempo ci sarà un tetto al prezzo, come già deciso dal G7 (resta l’eccezione per l’Ungheria e delle concessioni a Grecia, Cipro e Malta, che si sentono danneggiate per il trasporto marittimo dell’energia fossile, che potrebbe andare a vantaggio della Turchia, che non applica sanzioni).
SUL PETROLIO, a complicare le cose è arrivato ieri l’annuncio dell’Opec di tagliare la produzione di due milioni di barili al giorno da novembre, per tenere alti i prezzi. «Un allineamento» dell’organizzazione con la Russia, ha tuonato ieri la Casa Bianca. Altre sanzioni sono previste per l’acciaio e le tecnologie, oltre a un allungamento della lista delle personalità vicine al Cremlino escluse dalla Ue. Nessun bando ai diamanti, invece, il Belgio si è opposto. Difficile inoltre un’intesa sui visti ai russi che vogliono lasciare il paese per sfuggire al reclutamento, la Germania è favorevole all’accoglienza, la Repubblica ceca assolutamente contraria, la Francia concede visti «caso per caso» (già 700mila persone sono andate via dopo gli annunci di Putin).

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