INTERNAZIONALE

Bombardata la base russa in Crimea, la prima volta di Kiev

SABATO ANGIERI UCRAINA/CRIMEA/Novofedorivka

Le basi russe in Crimea non sono più al sicuro. Sembra questo il messaggio che gli ucraini hanno voluto lanciare insieme ai missili che hanno colpito ieri la base aerea di Saki, nei pressi di Novofedorivka, sulla costa occidentale della penisola. Secondo il ministero della difesa di Mosca le esplosioni sono state causate «dalla detonazione diverse munizioni in un’area di stoccaggio protetta» intorno alle 15.20.
I PROCURATORI RUSSI nella regione inizialmente avevano dichiarato che non si registravano feriti, ma nel corso della giornata sono giunte notizie di almeno un morto e cinque persone trasportate all’ospedale locale. Inoltre, anche la nota secondo la quale non ci sarebbero stati danni è stata smentita dalle foto e dai video diffusi online dai residenti. L’area al momento è stata interamente recintata da un «perimetro di sicurezza» di cinque km, impossibile avvicinarsi. Inoltre, le autorità locali hanno invitato la popolazione a «non trarre conclusioni affrettate» sulla causa della detonazione.
I russi non hanno accusato direttamente Kiev, anche perché vorrebbe dire ammettere che il loro sistema di difesa anti-missilistico ha fallito. Neanche da parte ucraina sono ancora arrivate conferme ufficiali, ma un alto funzionario di Kiev intervistato dal New York Times ha rivendicato il bombardamento aggiungendo che la base aerea di Saki è il luogo da cui sono partiti molti degli attacchi contro le forze ucraine sul fronte meridionale, anche se non è chiaro che tipo di batterie vi fossero di stanza. Potrebbe, dunque, trattarsi di un duro colpo per la potenza di fuoco delle forze russe nel sud.
La fonte del NYT ha inoltre spiegato che «si trattava di una base aerea da cui decollavano regolarmente aerei per attacchi contro le nostre forze sul fronte meridionale» e non ha voluto rivelare il tipo di arma utilizzata nell’attacco, dicendo solo che «è stato usato un dispositivo esclusivamente di fabbricazione ucraina».
SE LE DICHIARAZIONI della testata americana trovassero riscontro, si tratterebbe di un significativo cambio di strategia da parte ucraina. Innanzitutto vorrebbe dire che gli obiettivi russi in territorio nemico (seppure la Crimea è formalmente parte dell’Ucraina, dal 2014 è sotto il pieno controllo russo) non sono più intoccabili. È vero che non si tratta della prima volta che le forze di Kiev colpiscono la Crimea: il mese scorso un drone d’attacco era riuscito a insinuarsi tra le difese aeree russe e a recapitare un ordigno direttamente sul quartier generale della Flotta del Mar Nero nel porto di Sebastopoli, ferendo sei persone ma causando pochi danni. In quel caso Mosca aveva incolpato direttamente le forze ucraine per l’attacco ma a oggi non è mai arrivata la conferma della controparte. Ma stavolta si tratta di un bombardamento in piena regola, seppure le dinamiche siano ancora da chiarire.
A quanto risulta dai report ufficiali e dalle dichiarazioni degli stati alleati, l’Ucraina possiede poche armi in grado di raggiungere la penisola. Tecnicamente sarebbe stato possibile sganciare dei missili dai caccia in volo sopra l’area ma la contraerea russa nella regione è molto presente e ben equipaggiata e gli aerei avrebbero rischiato di essere abbattuti immediatamente. Il sospetto principale ricade, come sempre, sui sistemi Himars forniti dagli americani. Ma Washington ha più volte assicurato indirettamente la Russia che le armi fornite all’Ucraina non verranno impiegate per colpire obiettivi oltre il confine tra i due stati belligeranti. Zelensky e il suo governo si sono sempre attestati sulla stessa linea negando ogni coinvolgimento negli attacchi a Belgorod, a poche decine di km da Kharkiv e nell’oblast di Kursk, entrambi in territorio russo.
TUTTAVIA, DATO CHE il sud sembra essere a tutti gli effetti il fronte prescelto dagli ucraini per i prossimi mesi di una guerra che non accenna a finire, è plausibile credere che Kiev scelga di tutelarsi distruggendo gli armamenti russi nella regione. Magari gli stessi che martellano Mykolayiv da mesi o che periodicamente ricordano agli abitanti di Odessa che la guerra è più vicina di quanto credano. Nei prossimi giorni sarà interessante analizzare le conseguenze mediatiche dell’attacco a Saki anche se, come sempre dal 24 febbraio, c’è da attendersi una pronta vendetta militare di Mosca.

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