INTERNAZIONALE

Incidente o attacco, giallo in Crimea

SABATO ANGIERIcrimea

L’attacco alla base dell’aviazione russa in Crimea resta avvolto nel mistero ma, grazie alla tecnologia, da ieri sappiamo che gli ucraini non esageravano. Le immagini satellitari diffuse dalla società americana Planet Labs PBC, che si occupa di monitorare i cambiamenti sul pianeta immortalando fotografie dall’atmosfera, hanno rivelato che un’area di prato di circa 2 chilometri quadrati all’interno della base di Saki è completamente carbonizzata. Inoltre, si distinguono chiaramente diversi crateri nei pressi delle zone asfaltate, il che permette di scartare definitivamente la teoria dell’incendio o dell’incidente interno. Sembra che le due piste di decollo non abbiano riportato danni significativi e quindi dovrebbero essere ancora operative, tuttavia, da un confronto tra le immagini scattate martedì poco prima dell’esplosione e quelle di ieri si nota in modo evidente che gli aerei militari sono stati spostati in un punto più arretrato rispetto alla linea di volo.
LE IMMAGINI confermano anche la distruzione di alcuni caccia. Mercoledì l’Ucraina aveva dichiarato che ben nove jet russi erano stati messi fuori combattimento o distrutti, mentre la Russia aveva affermato che tali velivoli non erano stati danneggiati durante le esplosioni (del resto, per Mosca, non c’è stato alcun attacco). D’altro canto, le immagini satellitari palesano che almeno sette caccia sono stati fatti esplodere e altri probabilmente danneggiati.
Secondo l’amministrazione russa della Crimea le esplosioni non hanno interessato le strutture ricettive e balneari della regione, ma diversi video pubblicati online dai pochissimi turisti che si trovavano in villeggiatura o dai residenti mostrano lunghe code di auto in marcia verso il ponte di Kerc, che collega la penisola al territorio russo.
GLI UCRAINI, invece, da due giorni rilasciano dichiarazioni più o meno velate sull’attacco, non dicendo mai esplicitamente la propria responsabilità ma lasciando intendere di sapere più di quanto viene rivelato. Oleksiy Arestovych, uno dei segretari del presidente Zelensky, ha affermato (come se fosse lineare) che le esplosioni sono state causate da armi a lungo raggio di fabbricazione ucraina o dall’opera di partigiani ucraini che operano in Crimea. Un parlamentare, Oleksandr Zavitnevich, ha scritto sul suo profilo Facebook che l’aeroporto ospitava diversi tipi di velivoli e ora è inutilizzabile. Il ministero della difesa di Kiev ha diffuso un video nel quale è presente un evidente rimando all’attacco di Saki: «A meno che non vogliano una pausa estiva spiacevolmente calda, consigliamo ai nostri stimati ospiti russi di non visitare la Crimea ucraina. Perché nessuna quantità di crema solare li proteggerà dagli effetti pericolosi del fumo in aree non autorizzate».
Lo stesso gioco sembra essere iniziato ieri dopo che diverse esplosioni si sono registrate all’aeroporto di Ziabrauka, utilizzato dall’aviazione russa per i propri caccia impegnati in Ucraina, nella regione bielorussa di Gomel che confina direttamente con l’oblast ucraino di Chernihiv. Secondo il ministero della difesa di Minsk le esplosioni sarebbero state causate da alcuni equipaggiamenti bruciati durante i test di un nuovo motore, tuttavia gli analisti militari al momento non si sbilanciano.
ANCHE MOSCA non è esente dal pericolo dei roghi estivi. L’agenzia Tass ieri ha riferito che un incendio è scoppiato in una base militare a Dolgoprudny, a pochi km dalla capitale. Secondo un altro media russo, Mosca 24, i soldati di leva e il personale sono stati evacuati dalla base. Non è la prima volta che una struttura militare prende fuoco in territorio russo, ma la coincidenza con gli incendi degli ultimi giorni è, quantomeno, singolare.

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