INTERNAZIONALE

Un «gesto disperato» ad alta tensione, la condanna unanime dell’Occidente

MENTRE IL MONDO È RIUNITO PER L’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU
ANNA MARIA MERLORUSSIA/OCCIDENTE

L’Occidente condanna unanime la minaccia di Putin di ricorrere a «tutti i mezzi a nostra disposizione», cioè alle armi nucleari, e analizza gli annunci del presidente russo di ieri mattina prima di tutto come un «gesto disperato». La tempistica - un intervento da Mosca, mentre il mondo è riunito a New York per l’Assemblea generale dell’Onu - ha contribuito ad aumentare la tensione.
Joe Biden ha modificato all’ultimo momento il testo del discorso all’Assemblea generale dell’Onu: il presidente Usa condanna la «guerra inutile scelta da un uomo» a capo di un paese membro del Consiglio di sicurezza della Nazioni unite, che ne ha «violato in modo vergognoso» i principi, con l’obiettivo di «annientare il diritto dell’Ucraina ad esistere» e denuncia un referendum «bidone». Volodymyr Zelensky era atteso ieri sera in un intervento via video all’Assemblea generale. Zelensky insiste sulla domanda di istituire una Corte internazionale speciale per crimini di aggressione, per giudicare la Russia (ma gli europei dubitano dell’efficacia di questo procedimento e preferiscono un ricorso alla Corte Penale Internazionale dell’Aja).
La Commissione Ue considera le minacce di Putin sul ricorso al nucleare, la decisione di parziale mobilitazione dei riservisti e l’annuncio dei referendum nelle regioni occupate dell’est dell’Ucraina, come un «segnale chiaro rivolto alla comunità internazionale durante la settimana dell’Assemblea generale delle Nazioni unite, della volontà di proseguire una guerra distruttrice, che ha conseguenze negative nel mondo intero», non solo per l’Ucraina ma anche per la sicurezza alimentare di molti paesi. «Il Cremlino annuncia la mobilitazione proprio nel giorno della celebrazione della giornata internazionale della pace, mentre all’Assemblea generale dell’Onu i paesi lavorano per la cooperazione, la sicurezza e la prosperità», dice in un tweet il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel.
Per i dirigenti europei, le dichiarazioni di Putin sono prima di tutto un’ammissione di debolezza. Un «gesto di disperazione», per l’Alto rappresentante della politica estera, Josep Borrell. Per Emmanuel Macron, sono dichiarazioni «illegali e illegittime», che «isolano la Russia più di quanto già lo sia». Il presidente francese sottolinea la presa di distanza di Cina e India. Macron lancia un «appello alla ragione» mentre Putin «trascina i giovani nella guerra», si tratta di «una provocazione supplementare», i referendum «una parodia di democrazia», «l’idea stessa di organizzarli nelle regioni che hanno conosciuto la guerra, che hanno subito bombardamenti, dove la gente ha dovuto fuggire, è la firma del cinismo». Olaf Scholz, in un commento ai margini dell’Assemblea generale, ha definito «un atto di disperazione» le minacce e gli annunci di Putin, che «non fa che peggiorare le cose, fin dall’inizio ha sottostimato la situazione e la volontà di resistenza dell’Ucraina, la Russia non può vincere questa guerra sanguinosa».
La Lettonia ha fatto sapere che «per problemi di sicurezza non darà visti umanitari né altri tipi di visti a cittadini russi che vogliono evitare la mobilitazione né modificherà le restrizioni sul passaggio delle frontiere per i russi con visti Schengen introdotte il 19 settembre». In Gran Bretagna, il segretario di stato alla Difesa, Ben Wallace, ha sottolineato che «la rottura della promessa di non mobilitare parte della popolazione e l’annessione illegale di alcuni territori ucraini sono l’ammissione che l’invasione è un fallimento». Per Wallace, niente può nascondere che «l’Ucraina sta vincendo la guerra, la Russia sta diventando un paria mondiale».
Dalla Cina è arrivato ieri un altro debole segnale di presa di distanza dal partner «privilegiato» russo, dopo l’«inquietudine» espressa al vertice di Samarcanda. Pechino invita a un «cessate il fuoco attraverso il dialogo» in Ucraina e a rispettare «la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i paesi». Per Pechino, «gli obiettivi e i principi dell’Onu devono essere seguiti», mentre la «preoccupazione legittima di sicurezza di tutti i paesi deve essere presa in conto» (anche quella della Russia, Putin ha riversato sull’Occidente l’accusa di aggressione), la Cina si dice «pronta a lavorare con la comunità internazionale» per la «desescalation».
Anche il turco Erdogan propone la sua disponibilità per «trovare una soluzione ragionevole che offrirà alle due parti un’uscita degna dalla crisi». Macron, nel discorso all’Assemblea generale fatto prima delle dichiarazioni di Putin, si era rivolto ai paesi che non hanno scelto chiaramente una posizione contro l’invasione: la Russia ha messo in pericolo la «nostra sicurezza collettiva e così facendo ha deciso di aprire la strada ad altre guerre di annessione, oggi in Europa, domani forse in Asia, in Africa, in America latina. Dal 24 febbraio assistiamo a un ritorno all’età degli imperialismi e delle colonie».

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