INTERNAZIONALE

Da Casapound al fronte, l’accusa è «mercenario»

GIULIA MIETTAUCRAINA/ITALIA/GENOVA

«La felicità è un cucciolo caldo». In una delle ultime foto postate sui social Kevin Chiappalone cita Charles Schulz. Neppure 20 anni, fisico esile e faccia da bambino, la divisa mimetica della Brigata internazionale ucraina, la cintura con le munizioni, un cane in braccio. È il 6 giugno scorso. Nei commenti qualcuno gli chiede «Come andiamo?» e Kevin risponde: «L’altro ieri ho perso un amico».
Kevin Chiappalone è il primo indagato, in Italia, per essersi arruolato con Kiev. Il reato ipotizzato dalla Procura di Genova - dal sostituto procuratore Marco Zocco della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo genovese - è quello previsto dall’articolo 3 della legge 210/1995, che ratifica la convenzione internazionale dell’Onu contro l’utilizzo dei mercenari.
Il giovane, genovese, studente di un istituto professionale, milita nel movimento di estrema destra Casapound, con cui ha partecipato a diverse manifestazioni nel capoluogo ligure e non solo. Le indagini, affidate dai pm alla Digos, sono scattate quando il ragazzo, a marzo, ha raccontato in un’intervista a Panorama di voler partire per il fronte, e si sono concentrate anche sulla ricerca di eventuali reclutatori di foreign fighter.
Kevin, però, avrebbe fatto tutto da solo. Le ricerche su internet sulla Brigata internazionale ucraina. I contatti autogestiti. La partenza per la Polonia. L’addestramento nei boschi al confine, a maggio, con altri giovani come lui, volontari, per lo più privi di qualsiasi esperienza militare o di combattimento. Fino a qualche mese fa le uniche armi mai utilizzate dal 19enne erano quelle “giocattolo” impiegate nel softair, sua grande passione insieme all’ultradestra, o i guantoni da boxe, praticata in una nota palestra genovese. Al momento quindi non risultano altre persone coinvolte nella vicenda. Non è chiaro neppure se Chiappalone e i suoi compagni siano mai stati pagati per combattere o se ricevano una sorta di rimborso oltre a vitto, alloggio e armi.
Poco importa al fine dell’inchiesta: per legge «chiunque, avendo ricevuto un corrispettivo economico o altra utilità o avendone accettato la promessa, combatte in un conflitto armato nel territorio comunque controllato da uno Stato estero di cui non sia né cittadino né stabilmente residente, senza far parte delle forze armate di una delle parti del conflitto o essere inviato in missione ufficiale quale appartenente alle forze armate di uno Stato estraneo al conflitto, è punito, se il fatto non costituisce più grave reato, con la reclusione da due a sette anni». E questo rischia il 19enne al suo rientro in patria, quando e se sarà rintracciato.
«Triste, arrabbiato ma felice», il tricolore ovunque, ora affiancato al giallo e al blu della bandiera ucraina. Così Kevin Chiappalone si presenta sui suoi profili social. L’ultimo segnale di vita risale al 1 agosto: una foto in cui il fa il gesto del medio a chi scatta, proprio come tanti suoi coetanei, ma equipaggiato per andare in guerra.
Quella di Kevin Chiappalone non è la sola storia “genovese” in questo ambito: dopo il conflitto del 2014, sempre in Ucraina, dalla Liguria era scaturita un’inchiesta su un giro di mercenari filorussi nel Donbass. Dove si trova ancora, da latitante, Andrea Palmieri, “il generalissimo”, esponente dell’ultradestra ed ex capo ultrà della Lucchese: deve scontare 5 anni per aver fatto da reclutatore.
Nel Donbass anche Massimiliano Cavalleri “Spartaco”, e Gabriele Carugati, “Arcangelo”, ex addetto alla sicurezza figlio di Silvana Marin, già dirigente della Lega a Cairate. A fine marzo era stato ucciso l'ultrà del Venezia Edy Ongaro, dal 2015 tra le fila dei separatisti filorussi. Nel battaglione Azov c'è invece Giuseppe Donini, 52enne di Ravenna. Valter Nebiolo, nelle stesse file, è rientrato in Italia. A fine aprile è tornato a casa anche Ivan Luca Vavassori, 29 anni, ex calciatore andato a combattere nelle brigate internazionali a fianco dell'esercito di Kiev.

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