INTERNAZIONALE

Libri per bambini sovversivi, in cella cinque logopedisti

HONG KONG
SERENA CONSOLEHONG KONG/CINA

Anche i testi illustrati per bambini sono uno strumento di incitamento alla sedizione, almeno nella Hong Kong che è sempre più una città cinese. È questo il verdetto scelto dal giudice Kwok Wai Kin che lo scorso 10 settembre ha condannato cinque logopedisti a 19 mesi di carcere, per aver pubblicato alcuni libri per bambini che il governo ritiene siano critici nei suoi confronti. Il giudice - che fa parte della giuria per la sicurezza nazionale designata dal Chief Executive - ha fatto ricorso a una legge di epoca coloniale per mantenere in carcere i cinque membri General Union of Hong Kong Speech Therapists, dopo un anno trascorso già in custodia cautelare. Una pratica che trova la sua origine in Cina, dove si fa ricorso a detenzioni arbitrarie e quindi senza processo. «La condanna equivale allo stesso periodo di custodia cautelare, come se il regime avesse offerto un trattamento privilegiato e clemente», ha affermato al manifesto l’attivista di Hong Kong C.F. Fan, che sottolinea come ai cinque resti quindi "solo" da scontare un paio di mesi, a causa della buona condotta e della detrazione delle settimane di custodia cautelare.
IL PROCESSO è stato irto di difficoltà. I cinque terapisti, tra cui il presidente, il vicepresidente, il segretario e il tesoriere dell’associazione dei logopedisti, si sono professati innocenti di fronte alle accuse di cospirazione per la pubblicazione dei tre testi scritti per bambini dai 4 ai 7 anni. I volumi raffigurano pecore che cercano di proteggere il loro villaggio da un branco di lupi, in quella che si presenta come una metafora degli avvenimenti sociali che hanno scosso l’ex colonia britannica tra il 2019 e il 2020: in particolare, un testo vede come protagonista una dozzina di pecore che tentano di scappare, in quella che è un’allusione ai 12 giovani hongkonghesi catturati dalla guardia costiera cinese mentre fuggivano verso Taiwan su un motoscafo; un altro libricino, invece, sembra fare riferimento all’esitazione del governo di Hong Kong di chiudere il confine con la Cina quando si sono registrati i primi casi di Covid nel 2020.
I FUMETTI sono stati giudicati come un mezzo per incitare i giovani all’odio e alla violenza contro il governo locale e centrale, attraverso un «lavaggio del cervello». Per il giudice Kwok Wai Kin, gli imputati sono stati puniti «non per la pubblicazione o per le parole» contenute nel testo, «ma per il rischio di danneggiare la mente dei bambini», in quanto i testi hanno seminato «instabilità». Per gli autori, invece, i libri raccontano un «punto di vista diverso» dei cittadini dell’ex colonia britannica. Il verdetto sui cinque logopedisti indebolisce ulteriormente lo stato di salute del sistema giudiziario di Hong Kong. E colpisce anche l’ormai fiorente e vivace editoria dell’ex colonia britannica, pesantemente attaccata dopo l’introduzione della legge sulla sicurezza nazionale. Se c’erano ancora dubbi sul limite osservato dalle autorità per reprimere il dissenso, l’ultimo verdetto dà una risposta chiara: nemmeno i libri per bambini sono al sicuro.

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