VISIONI

Addio a Irene Papas, passione e politica fra cinema, teatro e tv

Morta a 96 anni l’attrice greca diretta da Gavras, Wise, De Oliveira. Penelope nello sceneggiato «Odissea»
STEFANO CRIPPAGRECIA/CHILIOMODI (CORINTO)

Sguardo di fuoco e temperamento fiero, Irene Papas – morta ieri a 96 anni – è attrice che ha segnato il proprio percorso artistico muovendosi con disinvoltura tra produzioni popolari e progetti più articolati. Venti milioni di italiani incollati davanti al piccolo schermo, la ricordano folgorante Penelope nelle otto puntate Rai della trasposizione televisiva nel 1968 dell’Odissea, per la regia di Franco Rossi. Ma la carriera di Irene Papas è molto più complessa, spesa tra cinema, teatro – la sua vera grande passione – tv e poche distrazioni. Il suo unico grande amore – lo ripeterà più volte – è stato Marlon Brando, con cui ebbe un flirt negli anni 60. Figlia di un insegnante di teatro e di una maestra, si trasferisce bambina ad Atene con la famiglia. Iscritta all’Accademia d’arte drammatica affina la sua passione per i grandi classici, ma accetta anche di sfilare come modella per una casa di moda italiana.
AL CINEMA giunge un po’ per caso ma il debutto le porta fortuna: nel 1952 con il melò La città morta di Frixos Iliadis, approda a Cannes dove la sua interpretazione colpisce critica ma soprattutto la Lux Film che le offre un ricco contratto. Pellicole pensate sull’onda dei Peplum, diretta da Matarazzo, Steno, Freda che puntano sulla sua avvenenza ma anche sulla sua grande tecnica. Diventerà un’icona per i film in costume, fra questi Attila (1954) al fianco di Sophia Loren e Anthony Quinn. L’incontro con Quinn è fatale non solo sul fronte sentimentale ma anche professionale: Hollywood non resta insensibile al suo talento. Reciterà per Robert Wise in La legge del capestro (1955) e poi dopo un ritorno in Europa, la Fox la chiama per I cannoni di Navarone (1961) di Jack Lee Thompson con Gregory Peck e Anthony Quinn. Sempre al fianco di Quinn –la vediamo nel celebre Zorba il greco (1964) per la regia di Michael Cacoyannis. Protagonista assoluta sarà in Elettra di Cacoyannis 1962), il film ispirato alla tragedia di Sofocle, candidato all’Oscar. Una carriera frenetica che la vedrà in prima linea anche in produzioni italiane: A ciascuno il suo di Elio Petri, N.P. per Silvano Agosti. Politicamente impegnata, esiliata dai Colonnelli greci, la vediamo in Z l’orgia del potere di Costa Gavras (1969) e nelle Troiane di Cacoyannis .
APPASSIONATA di musica, inciderà perfino tre dischi con Vangelis e sarà protagonista con gli Aphrodités Child di un curioso episodio: incise con loro il brano 666 (1972) dalle chiare allusioni sessuali, bloccato poco prima della pubblicazione. Dal cinema si distacca progressivamente e si rifugia negli ottanta sempre più a teatro -lavorerà con Bolognini e Scaparro - che sente più a sua dimensione, come racconterà in un’intervista dove sottolinea anche il suo impegno politico: «L’arte non può restare ai margini della politica. Il teatro è fatto per porre domande che sono necessarie più delle risposte. E tutto quello che diciamo di persona o che interpretiamo sulla scena ha sempre una valenza etica, un peso politico. Quando c’era la guerra del Vietnam io giravo per gli Stati uniti con Ifigenia in Aulide, un inno contro tutte le dispute armate». Con Manoel de Oliveira gli ultimi suoi contatti con il cinema: Un film parlato è di fatto il suo passo d’addio nel 2003. Dopo aver firmato un anno dopo Ecuba a quattro mani con Giuliana Berlinguer, annuncia il suo ritiro e fa ritorno in Grecia. Fra i premi di una carriera lunghissima, un Orso d’oro a Berlino come miglior attrice nel 1961 e nel 2009 a Venezia il Leone d’oro alla Carriera.

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