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Componenti del fascismo in sospensione

Divano
ALBERTO OLIVETTIITALIA

Quando lessi, si era nel 1997, in Cinque scritti morali il testo della conferenza Il fascismo eterno che Umberto Eco aveva tenuto alla Columbia University il 25 aprile 1995 mi parve aver ecceduto l’autore sul registro della amenità, ovvero troppo aver concesso a quel modo di esprimersi, come dicono i dizionari, tra l’arguto e il faceto. Dico l’amoenitas elevata e dotta degli antichi e degli umanisti, un registro ove si possono ragionare questioni assai serie e dove si può ottenere, con la facezia, una attenzione che potrà risultare particolarmente giovevole e persuasiva. Del resto, sul crinale delle arguzie intelligenti Eco ha sempre giocato con perizia avvalendosi, fra l’altro, del suo cospicuo corredo di erudito e ricorrendo a certe sue doti sornione che, in varie occasioni, non ha ritenuto di mantenere esenti da una vena di cinismo. E il suo argomentare di un fascismo eterno mi parve, allora, tenesse di tutti questi aspetti.
Così, ripeto, Il fascismo eterno non mi convinse. A cominciare dalla valutazione del fascismo come categoria metastorica da ricondurre a un «Ur-Fascismo», come Eco propone. Dove il prefisso tedesco Ur, dal designare il tratto primigenio o originario d’un genere o di un concetto, viene da Eco impiegato per indicare una permanenza, una presenza stabile, una «eternità», appunto, che del fascismo configuri una sorta di astorica latitudine. Questa rivendicata eternità del fascismo mi parve una delle amoenitates de Il fascismo eterno a fronte della storicamente determinata, netta e ben circoscritta realtà effettuale del fascismo nel Novecento. O, si dica meglio, dei fascismi sui quali bene, mi pareva, dovesse Eco impiantare e articolare il suo ragionamento. Non senza significato, riguardo ad un approccio d’ordine storico, in queste pagine Eco affida semplicemente alla sua perspicacia di scolaro di quinta elementare, nel 1942, e di prima media, nel 1943, l’aver compreso e il fascismo e «il significato della parola libertà», una comprensione che l’intelligenza di un ragazzino è più che bastevole ad acquisire: «ero un ragazzo sveglio» ci dice infatti.
Ho riletto Il fascismo eterno quando, nel 2018, viene ristampato da La nave di Teseo, ed ho in parte corretto il mio primo giudizio sulla conferenza della Columbia University. Nella seconda recente lettura mi sono specialmente soffermato a considerare le «quattordici caratteristiche tipiche, dice Eco, di quello che vorrei chiamare l’‘Ur-Fascismo’». Tali caratteristiche, spiega, «non possono venire irreggimentate in un sistema; ma è sufficiente che una di loro sia presente per far coagulare una nebulosa fascista». Mi son sovvenuto d’un filosofo che annoveriamo tra i capiscuola antichissimi, agli esordi della cultura occidentale. Ci parla di elementi originari (Ur) riconoscibili nella loro identità, che si muovono ciascuno per proprio conto come le spore a primavera. Quegli elementi - le omeomerie («elementi materiali primi, qualitativamente simili ai diversi corpi che verranno a formare riunendosi», si legge ad vocem nel Dizionario critico di Filosofia coordinato da André Lalande) ci insegna Anassagora - sono suscettibili di congiungersi e di formare entità compatte combinandosi. Eco, mi sembra, ricorre alla antica saggezza di Anassagora, alla teoria cioè delle omeomerie, quando elenca quattordici elementi distintivi del fascismo che permanentemente levitano in sospensione e possono – in ogni momento (eternamente?) – congiungersi. Le «quattordici caratteristiche tipiche» segnalate da Eco, sono altrettanti contrassegni – Ur – fascistici non equivoci e stabili nella loro apparente evanescenza, a destra e a sinistra, suscettibili d’una composizione che li rende dispositivi attivi e immediatamente applicabili in ogni momento.
Vedo le omeomerie fascistiche fluttuare nell’aria di questi nostri giorni: abbinarsi alcune; altre gravitare in orbite contigue; altre ancora – forse le più dense di sostanza fascistica – in rotta di accostamento. Sì che, è vero, nessun fascismo oggi in Italia combinato e costituito, ma presenti in Italia oggi le sue componenti costitutive in sospensione, come accade in un liquido colloidale che ne assicuri la confacente coltura.

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