CULTURA

Come vendono bene le «famiglie disfunzionali»

Express
MARIA TERESA CARBONEspagna

Forse Tolstoj si sta rivoltando nella tomba, ma come non applaudire il titolo semplice e geniale con cui Babelia, il supplemento culturale di «El País», accompagna un articolo di Javier Rodríguez Marcos dedicato alle novità in uscita questo autunno in Spagna? Las familias felices no venden libros: eh sì, se «tutte le famiglie felici si assomigliano», come ci aveva insegnato l’incipit memorabile di Anna Karenina, per costruire un romanzo che catturi l’attenzione delle lettrici e dei lettori ci vuole una sana dose di infelicità. E nulla come un nucleo familiare male assortito (sono rarissime purtroppo le eccezioni) è pronto a fornirla.
Nulla di strano, quindi, che proprio come si registra nella rentrée letteraria francese, anche i libri in arrivo nelle librerie spagnole trabocchino di genitori insopportabili, di figli torturati e torturanti, di fratelli e sorelle (e cugini e cugine) che si amano e si odiano in uguale misura.
Così, molto semplicemente La familia si intitola uno dei romanzi più attesi della stagione: lo pubblica Anagrama e a firmarlo è Sara Mesa, il cui precedente Un amore, uscito in Italia per La Nuova Frontiera, era caratterizzato da una «architettura perfetta» che aveva suscitato recensioni entusiastiche in Spagna e fuori. In questo nuovo lavoro, scrive Rodríguez Marcos, Mesa «combina ancora una volta le sfide alla morale tradizionale con la sua maestria», rendendo plausibili quei personaggi che altrimenti «sono capaci di rovinare un libro o una storia: i bambini».
E accanto a Sara Mesa, la galleria di famiglie «disfunzionali» (come si dice adesso per evitare il più crudo e veritiero «infelici») prosegue con Miguel Ángel Oeste, autore di «una storia di maltrattamenti il cui titolo dice tutto: Vengo de ese miedo (Vengo da quella paura)», edito da Tusquets, con i racconti di José Ovejero Mientras estamos muertos (Páginas de Espuma) e soprattutto con l’ultimo testo di un’altra giovane autrice, Aixa de la Cruz, molto apprezzata in Spagna per un romanzo di autofiction, Cambiar de idea (in italiano Transito, pubblicato nel 2021 da Giulio Perrone). In Las herederas abbiamo invece un ritratto corale: quattro giovani donne che devono fare i conti con l’eredità lasciata dalla nonna, a partire dalla casa nel villaggio di origine. «Villaggio, casa, eredità: cosa può andare storto?», si chiede Rodríguez Marcos – e noi, senza neppure avere letto il libro, possiamo rispondere: tutto.
Ma l’elenco, pare, potrebbe continuare a lungo: «un intero albero genealogico caoticamente composto da autori in lingua spagnola o in traduzione», scrive il critico, auspicando che al prossimo giro scrittrici e scrittori ci regalino invece libri sull’amicizia, dal momento che – come diceva Christopher Hitchens – «gli amici sono il modo con cui Dio si è scusato per averci dato i parenti».
Nell’attesa, non si può dire che i motivi di allegria siano molti: a parte le tristi storie di famiglia, anche la Spagna si prepara a un inverno difficile dove «ci sarà carenza di tutto, a partire dalla carta» – un problema, questo, che preoccupa le case editrici di tutto il mondo, perché porta con sé un inevitabile aumento dei costi, e quindi dei prezzi dei libri, e di conseguenza un calo delle vendite.
Per fortuna, due dei maggiori superventas (come in spagnolo si definiscono i bestselleristi), Arturo Pérez-Reverte e Ildefonso Falcones, non sono stati con le mani in mano e hanno sfornato due romanzi, rispettivamente Revolución (Alfaguara) e Esclava de la libertad (Grijalbo), che dovrebbero trascinare in libreria anche i lettori più riluttanti.
Forse non saranno sufficienti per far quadrare i conti, ma serviranno per asciugare qualche lacrima. Accontentiamoci.

 

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