È possibile un’idea diversa di libertà rispetto a quella costruita e difesa dal neoliberalismo nei quarant’anni che hanno portato all’ascesa e poi al declino della globalizzazione? A questo proposito, i cambiamenti e le crisi epocali che stiamo ormai vivendo da due anni quali opportunità e quali rischi portano con sé? Con queste domande si misura l’ultimo libro di Chiara Giaccardi e Mauro Magatti Supersocietà. Ha ancora senso scommettere sulla libertà? (il Mulino, pp. 240, euro 16,00).
IL RAGIONAMENTO dei due sociologi parte dalla constatazione - già avanzata dallo stesso Bauman nei suoi ultimi scritti - che la fase della «modernità liquida» caratterizzata dalla globalizzazione, dalla prima ascesa di Internet, dalla prepotente crescita mondiale, dal trionfo del mercato e, a livello sociale, dall’affermazione di un iper-individualismo slegato da ogni responsabilità sociale eppure fortemente dipendente dalle dinamiche sistemiche (prima tra tutte quella del consumo) si è ormai esaurita. La chiusura di quello che è stato anche un lungo ciclo di accumulazione capitalistica mondiale - definito precedentemente da Magatti come il circuito basato sulla crescita della «potenza» (sistemica) e della «volontà di potenza» (individuale) - ha prodotto l’era dei «grandi shock» dei quali la pandemia, la guerra in Ucraina e, soprattutto, il cambiamento climatico, sono gli eventi e i processi più significativi. Il caos e l’entropia generati dall’interregno nel quale siamo precipitati ha così dato vita alla «supersocietà». Una formazione storico-sociale caratterizzata da interdipendenza, centralità della tecnica come medium di ogni aspetto della vita sociale e individuale, crescente connessione tra sociale e biosfera. E capitalismo globale. Che cerca di rilanciarsi gattopardescamente attraverso l’ulteriore sviluppo della digitalizzazione e il programma dello sviluppo sostenibile (senza giustizia sociale).
Qualche anno fa Alain Touraine sosteneva che la società era morta, uccisa dalla globalizzazione. Giaccardi e Magatti - in buona misura identificandola con il sistema tecnico, politico ed economico - ci dicono che essa è viva e vegeta; e che ha ormai inglobato tutto: dalla chimera neoliberista della libertà come slegatura completa da ogni vincolo e legame - soprattutto con i gruppi e le comunità intermedie, pietra angolare del pluralismo democratico e della società civile - nasce un individuo completamente dipendente dalla totalità sociale, dalle grandi coorporation, dal potere dei media e dello Stato.
ANCHE ATTRAVERSO il confronto con sistemi autoritari ma capaci di grandi performance come quello cinese, la traiettoria dell’Occidente potrebbe quindi condurre ad una crescente irreggimentazione delle persone, producendo un mondo di monadi isolate, senza libertà né giustizia. Sorretto da un modello antropologico che è quello mobilitato dalle neuroscienze: un individuo integralmente connesso e vampirizzato dal sistema.
Poiché Giaccardi e Magatti non sviluppano una critica radicale del capitalismo ma propendono per la via riformista, oppongono all’idea di adattamento dell’individuo alla supersocietà - richiesta sempre di più dal potere - una contro-idea di «adattamento all’umano» di alcuni luoghi ove si produce soggettività e individuazione: le istituzioni educative, i luoghi di lavoro, le comunità locali. Sono questi gli ambiti che devono essere ripensati e ricostruiti in modo da favorire una rivoluzione culturale, dei saperi e dei rapporti sociali, che diffonda il pensiero della complessità, la creatività, l’autodeterminazione, il senso della responsabilità verso se stessi e la propria comunità. Ingredienti di un’idea umanista di libertà in relazione agli altri, di «pensiero come cura», opposta alla libertà neoliberale mediata dal solo mercato e da un utilitarismo completamente antisociale. Per i due sociologi solo così le potenzialità emancipative comunque contenute nel progetto della modernità - e, dunque, nella stessa supersocietà come sua ultima espressione - potranno essere messe a frutto. Evitando la possibile svolta autoritaria che, invece, costituisce il maggior rischio del passaggio epocale che stiamo vivendo.
DUE SONO I GRANDI TEMI che solo a tratti l’analisi di Giaccardi e Magatti tocca: quello della costruzione dei soggetti collettivi in grado di animare questa trasformazione. E quello del rapporto tra libertà e fraternità da una parte - che costituiscono il terreno della riconciliazione proposta dal libro - e l’uguaglianza (questione sociale). Grande convitato di pietra di tutta l’analisi, per molti versi brillante, di Giaccardi e Magatti.