POLITICA

Letta insiste: ingerenze russe. Meloni a Di Maio: sei indegno

Il ministro: la destra ci porterà in una guerra economica. La leader Fdi: scredita l’Italia
MARINA DELLA CROCEITALIA

É passata solo una settimana da quando l’ex presidente russo Dmitrij Medvedev aveva invitato gli europei a «punire i governi per la loro stupidità», e cioè quella di essersi messi contro la Russia con le sanzioni. Già in quell’occasione Enrico Letta aveva avvertito del rischio di ingerenze sulle elezioni italiane sostenendo che Mosca aveva «deposto la scheda nell’urna elettorale».
IERI, PARLANDO COL giornale spagnolo El Periodico, il leader Pd è tornato a battere sullo stesso tasto: «C’è una forte ingerenza della Russia a favore della destra, perché sanno che la nostra posizione continuerà ad essere contraria a Putin». Mentre Salvini e Berlusconi sono «due amici della Russia». Una delle «minacce» principali per l’Italia, aggiunge Letta, è finire «fuori dal cuore dell’Europa» e a fianco di Polonia e Ungheria, due Paesi «guidati oggi da governi sanzionati dall’Ue per molte questioni legate ai diritti fondamentali».
LUIGI DI MAIO, ALLEATO del Pd con la sua lista Impegno civico, insiste sulla stessa linea: «Questa situazione economica può peggiorare con il trio sfasciatutto», Meloni, Salvini e Berlusconi, «una coalizione che sta mettendo a rischio l’Italia: con il rischio di portarla in una vera e propria guerra economica». In caso di vittoria, spiega il ministro degli Esteri, i leader della destra «rischiano di isolare l’Italia e di farci perdere i soldi del Pnrr che ci servono per superare la crisi». «Salvini gioca con i rubli, fa l'occhiolino a Putin. Svendere il paese ai russi significa colpire la nostra libertà d'impresa e continuare a essere sotto ricatto». Il ministro concorda sulla tesi di Letta: «Ingerenze? «Salvini lo dice chiaramente che per lui le sanzioni vanno tolte e quindi bisogna aiutare Putin. Il governo Draghi è caduto per mano di due forze politiche che ricevevano gli endorsment dall'ambasciatore russo a Roma o addirittura i biglietti in rubli».
SALVINI REAGISCE COME al solito con una battuta: «Non credo che i russi telefonino di notte agli elettori per dire "vota Salvini", "vota Salvini". Gli italiani voteranno in base alla loro sensibilità e alla loro convenienza».
Meloni invece dismette i panni da moderata che aveva indossato negli ultimi giorni (con tanto di intervista alla Reuters) per rassicurare i partner Ue sulla sua capacità di tenere sotto controllo i conti pubblici. E fa la faccia feroce: «Credo che un ministro pagato dai cittadini per screditare e rendere debole la propria nazione agli occhi degli Stati esteri sia semplicemente indegno. Il tutto solo per attaccare e diffondere menzogne contro i suoi avversari politici. Il 25 settembre lo manderemo a casa», risponde via Facebook.
LA LEGA REPLICA A LETTA: «Solo propaganda. Prima si diceva '"attenti, arrivano i fascisti", ora si dice "attenti che arrivano i russi"», attacca Stefano Candiani. Mentre da Fdi lo accusano di «anti-italianità» e di causare «un danno incalcolabile per la reputazione del nostro Paese». Si infuria anche Stefania Craxi, presidente uscente della commissione esteri del Senato, ricandidata da Forza Italia: «Basta con questa fandonia degli amici di Putin: chi sulla politica estera attacca l'avversario politica fa il male dell’Italia». Con di Maio, Craxi è ancora più dura: «Si deve dimettere subito, è una scheggia impazzita. Continueremo a denunciare l'atteggiamento indegno di un ministro degli Esteri che non perde occasione per demonizzare gli avversari politici, per paventare rischi di guerre economiche e puntare l'indice contro nostre presunte amicizie internazionali pericolose, salvo ovviamente tacere dei disastri provocati dalle sue frequentazioni e dalla sua politica filocinese». «Con Di Maio siamo arrivati allo scempio, ovvero svendere la credibilità dell’Italia all'estero per raccattare una manciata di voti», chiude Salvini intanto mette le mani avanti: «Tutti danno per certo che il centrodestra abbia già vinto: no, ci vogliono calma, umiltà, impegno. Mancano 30 giorni».

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