VISIONI

Ripensamenti, ovvero la storia dei film ritirati

Maboroshi
MATTEO BOSCAROLGIAPPONE

Come riportato recentemente da molte testate online e cartacee il lungometraggio su Batgirl, inizialmente previsto in uscita per Hbo Max a fine anno assieme a sei serie animate, non verrà più completato e fatto uscire, né in streaming né tanto meno in sala.
Questo tipo di decisioni, abbastanza rare nel mondo dello spettacolo e del cinema, hanno riportato alla mente alcuni avvenimenti in qualche modo simili accaduti nell’arcipelago giapponese dal dopoguerra in poi. Forse il caso più emblematico rimane quello di Notte e nebbia in Giappone di Nagisa Oshima, uno dei film che più hanno influito sullo sviluppo del cinema indipendente del Sol Levante. Uscito per la Shochiku il nove ottobre del 1960, il lavoro, attraverso quarantacinque gloriosi piani sequenza, esplora l’opposizione dello zengakuren al trattato di mutua cooperazione e sicurezza tra Stati Uniti d'America e Giappone (Anpo). Questo attacco formale e politico allo status quo non piacque alla casa di produzione che, anche a causa dell’assassinio del politico socialista Inejiro Asanuma da parte di un esponente dell’estrema destra il 12 ottobre, lo ritirò dalle sale dopo solo tre giorni di proiezioni.

Nel 1962, due episodi della serie di documentari per la televisione Nippon Hakken (Scoprire il Giappone) non furono mai messi in onda in quanto giudicati non idonei, uno diretto da Kazuo Kuroki sulla prefettura di Gunma e il secondo su Tokyo con alla regia Noriaki Tsuchimoto.
Quest’ultimo, uno dei più grandi documentaristi giapponesi (sua la serie su Minamata, ma non solo), realizzò infatti un affresco di una metropoli in pieno cambiamento che però si focalizzava troppo, secondo i produttori, sui lati negativi della città come il traffico, le abitazioni e le difficoltà ad adattarsi di chi si era spostato a Tokyo dalle campagne. Al posto di questi due documentari furono girati e trasmessi due nuovi episodi diretti da altri registi.
Il nome di Kuroki ritorna in questa speciale storia di film ritirati o lasciati sugli scaffali nel 1965, quando la Toho decise di non far uscire il suo debutto in un film di finzione, Tobenai chinmoku (Silence Has No Wings), in quanto ritenuto troppo sperimentale e un film «girato da un pazzo».
Fortunatamente il lungometraggio fu fatto uscire in alcune sale dell’arcipelago un anno dopo, nel 1966, dalla gloriosa casa di produzione e di distribuzione indipendente Atg.
Qualche anno più tardi, Seijun Suzuki, di fatto allontanato dal mondo del cinema giapponese per circa un decennio dopo la sua contesa con la Nikkatsu nel 1968, dirige un episodio della serie televisiva Kurobe no taiyo (1969), in cui un uomo viene investito da un’auto.
L’episodio non verrà mai messo in onda in quanto il maggior sponsor del programma è la Nissan, una delle aziende di automobili più grandi del Giappone.

Saltiamo nel 1993, il periodo è quello della fine della bolla economica che avviluppò l’arcipelago per circa un lustro, e il protagonista della vicenda è Haruki Kadokawa, produttore e regista che con la sua omonima compagnia e la strategia del media mix (film tratti da libri con canzoni cantate da protagoniste dei film, più merchandise) ha dominato il cinema popolare dell’arcipelago dalla fine degli anni Settanta. Nel 1993 Kadokawa viene arrestato e condannato a quattro anni di carcere per uso e traffico di cocaina, l’accaduto e lo scandalo che ne conseguì fece ritirare anticipatamente dalla sale Rex: Dinosaur Story, film per le famiglie da lui stesso diretto, con effetti speciali di Carlo Rambaldi e che, fino a quel momento, aveva comunque spopolato al botteghino.

matteo.boscarol@gmail.com

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