VISIONI

Dopo la devastazione di Katrina, nell’ospedale che fronteggia la morte

«FIVE DAYS AT MEMORIAL» SU APPLE TV+
MAZZINO MONTINARIUSA

Sheri Fink nel 2009 ha pubblicato un'inchiesta, The Deadly Choices at Memorial, scritta per il «New York Times Magazine». Due anni di indagini per comprendere cosa accadde in un ospedale di New Orleans nei cinque giorni in cui, a causa dell'uragano Katrina, morirono centinaia di persone. Con quell'articolo Fink vinse un Premio Pulitzer. Tre anni dopo, il racconto breve prese la forma di un libro, Five Days at Memorial. Passata poi per le mani di Carlton Cuse e di John Ridley, scrittore, produttore e sceneggiatore, tra gli altri, di 12 anno schiavo, l'inchiesta di Fink si è trasformata in una miniserie prodotta da Apple Tv+.
Al momento sono stati rilasciati quattro degli otto episodi previsti, ma sin dal primo risulta evidente l'idea degli autori. Percorrere due strade: quella dell'evento nel quale l'umanità precipita tra impotenza e gravi responsabilità, e quella puramente etica che coinvolge gli individui nelle loro scelte dettate da un misto di necessità legate al presente che opprime con il suo incedere inarrestabile, e di convinzioni intime che inevitabilmente appaiono più arbitrarie che universali.
SE LE PRIME immagini sono un semplice montaggio di notiziari televisivi di fine agosto che esibiscono la furia implacabile degli elementi, immediatamente dopo, si passa all'11 settembre 2005. Nella quiete di una città trasfigurata, una pattuglia scopre la presenza di quarantacinque cadaveri all'interno del Memorial Medical Center. Come sono morti?
Con questa domanda ha inizio un prodotto corale che non rinuncia a uno stile documentario per essere aderente all'inchiesta di Fink. E in questo racconto rigoroso, la serie riesce a trasmettere perfettamente quel senso di spaesamento che colpisce un individuo quando si trova ad avere a che fare con qualcosa di sproporzionato, di enormemente più grande.
Ovviamente non mancano gli atti di accusa, a partire dall'impreparazione con la quale l'ospedale, eletto a simbolo della nostra contemporaneità, si appresta a contrastare l'uragano. Erano previsti attacchi terroristici, era stato redatto un manuale che includeva ogni tipo di pericolo, anche il più bizzarro, ma non esisteva un piano d'evacuazione in caso di inondazione.
Quando, al passaggio di Katrina, il pericolo sembra cessato, tutti brindano per averla scampata. Ma non è così. Gli argini hanno ceduto. Una marea sta per sommergere case, strade, persone. New Orleans è in balia degli eventi. Nessuno è al comando, nessuno sta prendendo una decisione sul da farsi, nessuno informa gli altri. E nel frattempo, in altri luoghi del paese, una domanda inizia a circolare prima con un po' di pudore, poi con maggiore forza, con un impeto che cresce al pari dell'acqua che travolgerà definitivamente la città della Louisiana: la devastazione può giovare agli affari? La risposta, nel mondo dove tutti abitiamo, la conosciamo bene. Dall'Aquila a New Orleans.
Five Days at Memorial, si è detto, non è solo la rielaborazione di un evento eccezionale e catastrofico. Non si sofferma unicamente sulle conseguenze prodotte dalla furia della natura e dall'ottusità (spesso criminale) dell'agire umano.
È ANCHE il racconto di una vicenda dalle profonde implicazioni etiche. Chi potrà salvarsi? Improvvisamente, il senso della vita e della morte attraversa donne e uomini senza che a nessuno sia più data la possibilità di poter aggirare il muro della finitezza. E come un uragano, con alle spalle la vita pubblica, siamo portati a travolgere l'esistenza di chi ci sta accanto.

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