POLITICA

Sicilia, destre scatenate dopo l’addio di Musumeci

COALIZIONE IN FRANTUMI
ALFREDO MARSALAITALIA/sicilia

Sala d’Ercole quasi deserta. Vuoti i banchi del governo. Tra gli scranni della maggioranza di centrodestra, all’Assemblea regionale, ieri poco prima di mezzogiorno si aggiravano solo due deputati. L’immagine dell’ultimo giorno di legislatura in Sicilia è stato desolante, la fotografia perfetta di una coalizione in frantumi da almeno tre anni. Anziché presentarsi in Parlamento, Nello Musumeci ha preferito comunicare via Facebook le sue dimissioni anticipate, per favorire l’election day e dare un assist alla Meloni: anche se ha parlato di necessità di abbattere i costi del doppio voto, di non chiudere le scuole un’altra volta a novembre (scadenza naturale del mandato) ed evitare un’eventuale impennata dei contagi Covid. Segno dei tempi? Non proprio. E’ stato l’atto finale di uno scontro furibondo, mai visto prima nell’Isola, tra istituzioni: governo contro Assemblea. Dopo il video su Fb di 8 minuti e 28 secondi, il governatore ha scritto una letterina al presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, per informarlo della sua decisione. E così la seduta parlamentare, che era stata fissata il giorno prima per comunicazioni del presidente della Regione, s’è trasformata nel commiato di Miccichè (commosso) e dei parlamentari d’opposizione presenti a sala d’Ercole. Soprattutto per il gruppetto dei 5stelle al secondo mandato, che hanno dato l’addio al Parlamento dove dieci anni fa erano entrati per fare la rivoluzione.
La notizia a seduta in corso della morte di Riccardo Savona, storico parlamentare di Fi e presidente della commissione Bilancio, è stato il triste epilogo di una giornata mesta e surreale. A 200 Km dal Parlamento che chiudeva i battenti, Musumeci tagliava il nastro per la posa della prima pietra della cittadella giudiziaria a Catania. Dimissionario sì il governatore, ma ben saldo in sella. Rimarrà fino alla fine, nessun passaggio di consegne al suo vice, Gaetano Armao. Perché nella terra di Pirandello “così è se vi pare”. Ripete Musumeci, che il candidato alle regionali del 25 settembre in questo momento è lui: fino a quando il centrodestra non farà un nome alternativo e il tavolo di coalizione lo valuterà. In realtà di nomi - manca solo la scrematura e il bollino da parte della coalizione - ce ne sono tanti: Forza Italia spinge per l’ex ministro Stefania Prestigiacomo, Salvini ne ha tre in testa (Nino Minardo, Alessandro Pagano e Francesco Scoma), gli autonomisti di Raffaele Lombardo (federati con la Lega) puntano sull’ex pm Massimo Russo. Questi sono quelli che circolano, poi ce ne sono altri disponibili: l’ex sottosegretario Giuseppe Castiglione (Fi) e l’europarlamentare Raffaele Stancanelli (FdI), le cui chance sono date in calo per i pessimi rapporti con Musumeci. Altri nomi sono suggestivi: Patrizia Monterosso, attuale direttore della Fondazione Federico II dell’Ars e molto stimata ma sconta il problema di avere ottimi rapporti con Miccichè; Barbara Cittadini, a capo dell’associazione delle strutture sanitarie private. La scelta probabilmente si dovrà incastrare nel complicato puzzle della “spartizione” delle Regioni (Lazio e Lombardia in testa) su cui stanno lavorando Lega, FdI e Fi e delle candidature alle politiche e alle regionali siciliane. Il timing degli adempimenti di legge su deposito di simboli e liste elettorali però stavolta non lascia tempo a tergiversamenti.
Sull’altro fronte sembra reggere l’alleanza tra Pd e M5s con Caterina Chinnici vincitrice delle primarie del 23 luglio, nonostante il terremoto abbia frantumato l’asse giallorosso a Roma. L’eurodeputata non è ancora entrata nel clima da campagna elettorale, il centrosinistra appare fermo in attesa di capire chi sarà il rivale a destra. Prosegue la sua corsa invece il candidato di ‘Sicilia vera’ Cateno De Luca, che dopo avere marciato a piedi e in bici da Messina a Palermo si prepara ad entrare nel clou: l’idea era di battere tutti e 390 comuni siciliani, ma il voto anticipato probabilmente condizionerà i suoi piani.

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