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LE LETTERE

AA. VV.ITALIA

È in gioco la democrazia
Parole dure, parole chiare. Rangeri fa il suo lavoro bene, oggi, fino in fondo. Io spero soltanto che non siano una durezza e una chiarezza elettoralistiche, ma che contrassegnino una svolta radicale, a cui manca soltanto il materialismo filosofico e l'anticlericalismo.
Questa radicalità non è tuttavia esente da una certa ambiguità: estremi per battere la destra, però moderati se si guarda all'alleanza che dovrebbe garantire la vittoria; sì, è una contraddizione. La vera maggioranza sarà quella degli astenuti ed è a loro, dando per scontato che siano in buona parte di sinistra (anche senza saperlo, mi verrebbe da dire), che bisognerebbe rivolgersi, al di là dei tatticismi-buoni, sostanzialmente antifascisti.
Roberto Segala Negrini


Non è colpa degli elettori
Stimatissima Norma Rangeri, ho letto con attenzione il suo appello che invoca l'unità di tutte le forze progressiste e democratiche contro il probabile trionfo della "destraccia" targata Meloni/Salvini/Berlusconi, e non posso non avere i suoi stessi timori, però se siamo arrivati a questo punto la colpa è esclusivamente della finta sinistra che negli ultimi decenni ha devastato i diritti dei ceti popolari. Se Meloni e Salvini fanno il pieno nelle periferie il motivo è evidente. Cosa pretende Letta dai lavoratori? Prima il suo Pd gli leva l'articolo 18 e poi gli chiede il voto "sennò arrivano i fascisti "? Naturalmente spero che le fosche previsioni di una destra che possa cambiare la Costituzione non si avverino, però non è accettabile nemmeno che ci si ricordi degli elettori solo quando si vuole il loro voto e poi, invece di dimostrare di essere dalla loro parte, li si bastona ripetutamente dimostrando di stare dalla parte del padronato e delle multinazionali. Non mi stupirei se, dopo le urne, Enrico Letta si alleasse in un ennesimo "governo d'emergenza" con gli stessi che adesso demonizza. Lo sa qual è la realtà nuda e cruda? Il cosiddetto "popolo di sinistra" (di cui ho sempre fatto parte) si è stancato definitivamente di farsi prendere in giro. Non so come andranno le prossime elezioni, ma di una cosa sono sicuro: se la "sinistra" non tornerà ad essere veramente sinistra, i fascisti al potere li avremo sicuramente, e la colpa non sarà degli elettori.
Mauro Chiostri


Domanda fondamentale
Caro Manifesto, ho letto e riletto l'editoriale della direttrice Rangeri ma a questo punto devo porre una domanda fondamentale. Premesso che nell'editoriale ci sono valutazioni corrette e altre che non condivido assolutamente (per es. si dice che il Pd è un partito centrista, un po’ democristiano e comunque progressista, ma non si dice che è neo-liberista, draghiano, atlantista all'osso e con l'elmetto in testa); chiedo: se il Pd rifiutasse (come ha ripetuto fino alla noia) di escludere il M5S dalla propria coalizione, l'invito del Manifesto è quello di votare comunque il cartello elettorale proposto da Letta? Attendo una risposta chiara. Infine, aggiungo: ma perché non aprite un confronto tra i lettori sulle prossime elezioni politiche? Grazie.
Ugo Menesatti


Unità per la Costituzione?
Caro Manifesto, leggo sul giornale (ma non solo) articoli di importanti studiosi e giuristi (ad esempio l’articolo di Azzariti, che ho molto apprezzato), che ci esortano con autentica preoccupazione a “unirci” per difendere la nostra Costituzione, che corre un vero rischio di essere deformata dalle vittoria delle destre nella prossima scadenza elettorale. Condivido, ma l’esortazione all’unità mi lascia perplessa. Non solo per una scarsa fiducia nel cosiddetto campo ‘democratico e progressista’, ma soprattutto per un rispetto della verità storica, secondo cui i primi decisivi colpi alla nostra Costituzione sono venuti proprio da quel campo ‘democratico e progressista’, dagli accordi con la guardia costiera libica alle privatizzazioni selvagge fino all’autonomia differenziata e potrei continuare. Pertanto, l’esortazione a ‘unirci’ per la Costituzione mi convincerebbe solo se presa nelle mani di chi la Costituzione l’ha sempre rispettata e difesa e, soprattutto, non la svende per una impropria e pericolosa ansia di ‘campi larghi’ e di ‘svecchiamento’.
Imma Barbarossa


Terzo polo di sinistra
Caro Manifesto, noto, con disappunto, che nel profluvio di analisi sull'attuale, disastrosa, situazione politica - e, ovviamente, in tutte quelle analisi che provengono dal pensiero unico, ma anche (ahimè) in alcune che si collocano a sinistra - emerge muto e minaccioso il "convitato di pietra": il neoliberismo. Non si dice, a chiare lettere, che tale politica economica (generatrice, a dir poco, di enormi diseguaglianze) è ormai da lungo tempo egemone nelle nostre società e che, attualmente, in Italia essa è portata avanti soprattutto dal Pd di Enrico Letta (la famigerata "agenda Draghi", che segue all'"agenda Monti"): questa omissione, spesso colpevole, consente di dare disinvoltamente a questo partito la qualifica di "prgressista" e, addirittura quella di "sinstra" (propagando la contraddizione, estremamente dannosa, di un neoliberismo progressista o di sinistra!), mentre la realtà dovrebbe dirci semplicemente che in Italia esistono due destre: quella nazionalista-xenofoba del trio Meloni-Salvini- Berlusconi (la quale è anche brutalmente neoliberista) e quella elegantemente e globalmente neoliberista del Pd (o partito di Draghi). Ciò detto, che fare tra due mesi? E' vero, la minaccia del "cappotto" da parte della destra nazionalista-xenofoba è grande e, con essa, il rischio dell'abbattimento di alcuni diritti fondamentali della nosta Carta (per non dire della crescita nelle accoglienti viscere della nostra società dell'eterno
fascismo di echiana memoria). Ma, per contrastare tale minaccia esiste una sola strada: il ritorno
alla coalizione di base tra Pd e 5 Stelle. Però, se il Pd insiste nella soluzione del rifiuto del partito di
Conte, allora la disfatta è certa. In quest'ultimo caso, e qui mi rivolgo a Fratoianni, è doveroso
pensare al "terzo polo" di sinistra, quanto mai necessario per dare voce alla moltitudine degli sfruttati e senza rappresentanza politica.
Vincenzo Micocci

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