POLITICA

«Azione irricevibile nel metodo. Li sfidiamo sul piano delle competenze»

INTERVISTA AL LEADER DI EUROPA VERDE ANGELO BONELLI
ADRIANA POLLICE ITALIA

Azione ha messo i rosso verdi nel mirino, li vuole fuori dall’alleanza con il Pd nell’uninominale. «Nessun veto, ne parleremo oggi con Letta e Si» la replica da Europa Verde di Angelo Bonelli.
Calenda insiste con il suo «No Bonelli e Fratoianni».
Sono basito, non so se è un fatto caratteriale ma ogni giorno si sveglia e sembra che abbia la lista di chi deve attaccare. Io, nello specifico, sono il nemico perché non voglio i rigassificatori. Ma il problema è diverso da come lo racconta. Siamo in un un’economia di guerra, l’Italia e l’Europa hanno bisogno di gas per la tenuta sociale ma questo non significa mandare il cervello all’ammasso. Il rigassificatore nel porto di Piombino non sta né in cielo né in terra. Va sistemato al largo per questioni di sicurezza. È una questione tecnica ma Calenda la trasforma in una clava contro l’avversario. Occorre fare come la Germania che ha in campo un piano che prevede entro il 2030 l’80% di produzione da rinnovabili.
Siete accusati di essere pro tasse a danno delle imprese.
La questione energetica è un tassello fondamentale della giustizia sociale. Tre giorni fa l’Eni ha pubblicato il bilancio 2022, nei primi sei mesi ha fatto utili del più 670% pari a 6 miliardi di euro grazie agli extra profitti, dovuti alla speculazione sul prezzo del gas. Allora domando se anche Calenda, come noi, vuole tutelare le famiglie e le piccole e medie imprese che stanno andando al massacro per l’impennata dei costi mettendo un tetto al prezzo del gas, come Spagna e Portogallo. Se vuole prelevare il 100% degli extra profitti legati all’economia di guerra, sia per un motivo sociale che morale. Più un piano energetico che si basi sulle rinnovabili.
Siete anti Ilva di Taranto?
Rivendico le nostre battaglie su una fabbrica che ha prodotto malattie e morte, non lo dico io ma la sentenza di primo grado che ha stabilito il legame tra inquinamento e malattie. Del resto non ho fatto entrare io ArcelorMittal che in 4 anni ha cambiato continuamente piano industriale, facendo calare l’occupazione tanto che è dovuto intervenire lo Stato. Eppure tutti sapevano qual è il modus operandi, già visto ad esempio in Francia. Anche lì è dovuto intervenire il presidente Hollande.
E poi c’è la questione del nucleare.
Calenda agita la competenza come un vanto quando proprio su questo dimostra la sua incompetenza. Vuole realizzare in Italia 30 reattori, in Francia ce ne sono 56 in oltre 40 anni. Non dice però chi dovrebbe finanziarli eppure in Francia è stato necessario nazionalizzare Edf per i debiti accumulati, quasi metà dei reattori è ferma per manutenzione, gli altri sono in crisi per la siccità. L’Edf sta realizzando una centrale nel Regno unito, il contratto prevede che per 35 anni il prezzo resterà fissato a 125 euro a megawattora, la dimostrazione che il nucleare costa tantissimo. E ancora: dal 2007 hanno in costruzione una centrale di terza generazione plus, l’impegno stimato erano di 3 miliardi ma sono saliti a 18. E poi Calenda non ci dice cosa intende fare con le scorie, questione irrisolta. C’è un tema sicurezza ma prim’ancora di cifre, che finirebbero per pesare sulle tasche degli italiani. Invece, si stima che il costo del solare e dell’eolico scenderà fino a 25 euro a megawattora.
Come giudichi il suo lavoro all’europarlamento?
A Calenda non interessa la transizione ecologica a neppure bloccare consumi che innescano la crisi climatica, fiumi che diventano corridoi di sabbia, il razionamento dell’acqua potabile e la siccità che mette in ginocchio l’agricoltura. In Ue ha votato contro il piano Fit for 55 con i sovranisti e a favore della tassonomia che ha incluso gas e nucleare tra le rinnovabili. Un favore a Macron.
La richiesta al Pd è stata di tenervi nel proporzionale.
Non lo decide Calenda, con i veti non si va da nessuna parte. Soprattutto è irricevibile nel metodo. Ha detto che mi sarei inventato un partito all’ultimo secondo. I Verdi sono nati nel 1986, io ho aderito nel 1989 e non ho mai cambiato partito. Lui si fa eleggere nel Pd e poi se ne va, dice, perché i dem sono andati verso i 5s però gli piace Draghi, il cui governo è nato con i 5s. Nel Lazio è in giunta con Roberta Lombardi.
É possibile tenere ancora in piedi l’ipotesi campo largo?
Sono d’accorso con Norma Rangeri, giustizia sociale e climatica possono viaggiare solo con la democrazia. Dovrebbe esserci responsabilità. Potrei fare come Calenda, invece mi impegno per fermare una deriva che rischia di travolgere i diritti sociali, ambientali e civili.

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