POLITICA

«Ci vogliono escludere dal voto con cavilli giuridici»

L’UNIONE POPOLARE E ALTRE FORZE POLITICHE SCRIVONO A MATTARELLA
ADRIANA POLLICEITALIA

«Vorrebbero impedirci di partecipare al voto con un vero e proprio attacco alle regole democratiche: costringere solo noi, che ci siamo opposti al governo e alla guerra, a raccogliere migliaia di firme in piena estate, mentre altri con un mero cavillo ne sono esentati solo perché hanno sostenuto il governo»: l’accusa arriva dall’Unione popolare, nata dalla convergenza della componente parlamentare ManifestA, Potere al popolo, Rifondazione comunista e Dema, il movimento dell’ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris.
Per la parlamentare Simona Suriano «sembra che si siano messi d’accordo per fare un regolamento ritagliato per consentire la partecipazione ai 'soliti noti' del trasformismo che ha sostenuto il governo Draghi, e allo stesso tempo per escludere tutte quelle nuove forze sociali, politiche che emergono e che chiedono il cambiamento. Una ghigliottina alla democrazia che taglia fuori un pezzo significativo di paese reale, aumenta la disaffezione alla partecipazione e alle elezioni e spinge all’astensionismo».
A cosa si riferisce lo spiega Giuliano Granato, portavoce nazionale di Pap: «Il decreto Elezioni, articolo 6bis, dice che sono esentate dalla raccolta firme le forze che hanno almeno un gruppo parlamentare e hanno ottenuto l’1% alle scorse politiche ma devono essere state candidate in coalizione. Questo, ad esempio, taglia le gambe a Pap (che ha preso l’1,2% e ha una componente alla Camera e Senato con ManifestA) costretta a raccogliere le firme in poche settimane mentre il partito di Maurizio Lupi, Noi con l’Italia, che nel 2018 ha preso 1,3%, è esente poiché era nello schieramento del centrodestra. Pochi mesi fa tanti che in parlamento cianciano di “rivoluzione digitale” hanno votato contro la possibilità di raccogliere le firme utilizzando lo Spid. Abbiamo scritto, insieme ad altre forze politiche, al presidente Mattarella perché venga sanato questo gravissimo vulnus ma comunque ci stiamo organizzando sui territori raccoglieremo le firme».
Il 9 luglio c’è stata la prima assemblea nazionale dell’Unione popolare, un percorso iniziato con la costituzione di ManifestA: «Abbiamo cominciato a collaborare - prosegue Granato - per portare le nostre istanze in parlamento. Come la legge depositata in Senato contro le delocalizzazioni scritta con gli operai della Gkn e i professionisti del telefono rosso di Pap. Le nostre parlamentari si sono opposte all’invio di armi in Ucraina, sono state le uniche presenti all’incontro con le omologhe francesi in Val di Susa. Da lì nasce il progetto politico a cui ha poi aderito de Magistris».
L’ex sindaco di Napoli dalle colonne di Repubblica ha lanciato la proposta di coalizione con i pentastellati: «Sono in contatto con esponenti della politica e dell’M5s - ha spiegato -. Questo dialogo deve partire domani, entro fine luglio si deve definire. È utile a tutti. Conte ha una scelta importante da fare». Ieri però non sono arrivate repliche ufficiali.
«Pap è disposta a costruire una convergenza tra tutte le forze progressiste che si sono mosse in opposizione al governo Draghi - conclude Granato -, alle politiche neoliberali, per la via diplomatica alla risoluzione dei conflitti, a favore del salario minimo a 10 euro l’ora, di un cambio di paradigma industriale e di investimenti per una reale transizione ecologica, contro le privatizzazioni, il mercato del lavoro selvaggio, per la redistribuzione della ricchezza con patrimoniale e tassazione progressiva. Difronte abbiamo la crisi di un sistema politico e della sua classe dirigente, di chi si è seduto con le lobby neoliberiste, di chi si era definito trasformatore e invece è stato trasformista governando con la destra, con il centrosinistra e poi con Draghi. Parliamo a chi non vota e da anni non ha rappresentanza, dovremo andare a cercarli nel calore di agosto, una sfida difficile ma necessaria».

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