INTERNAZIONALE

Alleanze, armi, cibo: Mosca nella geopolitica dei bisogni

DALLA VISITA DI MACKY SALL AL TOUR AFRICANO DI LAVROV
FABRIZIO FLORISafrica/russia/ucraina

Le guerre sono un fenomeno territorialmente definito i cui effetti varcano i confini, la guerra in Ucraina non fa eccezione alla regola. I Paesi africani anche se geograficamente lontani dal conflitto, avvertono l'impatto del conflitto sulla sicurezza alimentare, sui prezzi dell'energia e di tutti i generi di base. Il secondo aspetto è che ogni guerra amplifica gli effetti reali perché in essa si innesta la speculazione, quella che il Presidente keniano Uhuru Kenyatta ha chiamato unga crisis (la crisi della farina).
LA PARTICOLARE esposizione dei paesi africani ai cereali provenienti da Russia e Ucraina, ad esempio l'Egitto importa più dell'80% del grano, la Tunisia l’80% e la Libia il 75%. Il 32% delle importazioni totali di grano africano proviene dalla Russia e il 12% dall'Ucraina. In tutta l'Africa, 25 paesi importano più di un terzo del loro grano da Ucraina e Russia. I paesi che dipendono fortemente dalle importazioni di grano dall'Europa orientale sono Somalia, Sudan, Mauritania, Congo, Kenya ed Eritrea. In Sudan il prezzo del pane è quasi raddoppiato e le interruzioni delle forniture di grano stanno chiaramente avendo importanti ripercussioni sulla sicurezza alimentare in tutto il continente.
QUINDI LA NOTIZIA dello sblocco dei cereali fermi nei porti del Mar Nero è una buona notizia non tanto per gli effetti immediati (comunque limitati), ma per le conseguenze anti-speculative. Infatti l'Unione Africana (Ua) ha «accolto con favore» l'accordo firmato tra Russia e Ucraina per sbloccare le esportazioni di grano definendolo uno «sviluppo positivo» per il continente che affronta un rischio maggiore di carestia. L’accordo è «una risposta» alla visita in Russia del mese di giugno del capo di stato senegalese Macky Sall, attuale presidente dell'Ua che avevano sottolineato a Vladimir Putin «l'urgenza del ritorno dei cereali di Ucraina e Russia sui mercati mondiali».
Le crescenti pressioni internazionali e la necessità di alleanze ha spinto Vladimir Putin a puntare anche sull'Africa. Non è un caso che domenica il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov inizierà un tour africano a partire dall’Egitto, ma poi andrà anche in Etiopia, Uganda e Congo Brazzaville. In un'intervista rilasciata ai media statali russi mercoledì, Lavrov ha sottolineato il sostegno dell'Unione Sovietica alla decolonizzazione durante la Guerra Fredda e il lavoro di Mosca per ripristinare i legami in Africa dopo il crollo dell'Unione Sovietica, affermando che un secondo vertice Russia-Africa è previsto per il prossimo anno.
Si delinea una rimodulazione dell’asse geopolitico africano che spinge i Paesi ad abbandonare il gioco delle alleanze a geometrie variabili (un po’ con uno un po’ con un altro a seconda della convenienza) forzandole a scegliere da che parte stare. In Africa, la Russia ha trovato delle aperture per ripristinare la sua influenza offrendo assistenza per la sicurezza con meno condizioni rispetto all'Occidente e una copertura politica dalle critiche occidentali, ha dichiarato Theodore Murphy, direttore per l'Africa presso l'European Council on Foreign Relations. La Russia è stata il più grande esportatore di armi nell'Africa subsahariana: nel periodo 2016-2020 controllava il 30% del mercato.
L'ETIOPIA È UNO dei Paesi con cui la Russia sta intessendo i maggiori legami, soprattutto dopo l’inasprimento delle relazioni con l'Occidente a seguito del conflitto nella regione del Tigray nel 2020 che ha portato sia Stati Uniti che Europa a bloccare una serie di accordi commerciali. Non a caso il vertice Russia-Africa si terrà ad Addis Abeba il prossimo autunno. La diplomazia continua ad essere il modo con cui si lascia agli altri la possibilità di fare a modo tuo.

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