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LE LETTERE

AA. VV.ITALIA

Politici preoccupanti
Costretta, dall’età e dal caldo, a seguire le vicende italiane alla televisione, per l’esattezza a passare una giornata collegata al Senato, dove si svolgeva il commento alle dimissioni del governo Draghi, non posso non dimostrare la mia preoccupazione per quanto avvenuto nell’aula.
Questa mattina (ieri, ndr) ho atteso i giornali e le reazioni dei sostenitori, che l’altro ieri avevano sfilato dando un corale sostegno a Mario Draghi, ho aspettato di vedere gli italiani in piazza per ribellarsi a quanto era avvenuto alle loro spalle, invece niente, le solite parole, il solito chiacchiericcio per cercare di capire cosa passa per la testa dei nostri politici, che ancora una volta non hanno perso l‘occasione di dimostrare la loro inadeguatezza, il loro provincialismo, la mancanza di senso dello stato nella sua globalità e non soggetto solo alle logiche di partito. Come hanno fatto a non soffermarsi a pensare che un comportamento così folle, così sconsiderato, avrebbe portato la nazione verso una situazione, a dir poco, preoccupante?
Ora, tutti contenti, ci dicono che andremo a votare. Ma per chi? Che democrazia è questa? Che credenziali possono produrre questi partiti che, dimostrando di non saper vedere oltre il naso, hanno provocato la caduta di un governo che, una volta tanto, ci aveva liberato dalle accuse di pressapochismo e superficialità, un governo che poteva presentarsi con una figura stimata in Europa e nel mondo, che ci faceva fare una bella figura? Gli italiani, stufi di giochi di seduzione e trasformismo, non vanno più a votare e che propositi staranno facendo i rappresentanti dei partiti nella preparazione della campagna elettorale per riconquistarne la fiducia? Mi auguro che sappiano correre ai ripari e che pensino di più agli interessi di tutto il paese.
Laura Casiglia


Un paese al(lo) (s)fascio
Non si sfascia un paese in pochi giorni, ci vuole tempo e impegno. Mi prendo l'arbitrio di affermare che il nostro paese si sta sfasciando da quasi 40 anni. C'è un anno e due date che prendo a riferimento.
L'anno è il 1984, anni fa avevo scritto che fu un anno tragico per la sinistra italiana. Mi devo correggere, fu un anno tragico per il paese tutto, perché in carica il primo governo Craxi, quello della nave va, l'11 giugno morì Enrico Berlinguer, e il 18 settembre Riccardo Lombardi. E con la loro morte, chi è rimasto ha cominciato a sfasciare il Paese, non solo la sinistra. Né i "ragazzi di Berlinguer" né "i lombardiani" si sono rivelati allievi degni dei maestri, e 38 anni dopo siamo arrivati al punto di considerare un solo uomo su quasi 59 milioni di cittadini, in grado di guidare il governo del paese. E pure quello si è offeso per non essere stato riverito a sufficienza.
Vittorio Melandri


Rinfrescare l'aria si può
L'aumento delle temperature, da anni ormai, sta contribuendo a devastare il nostro territorio, le nostre risorse primarie, i nostri corpi. Le grandi ed efficienti soluzioni richiederanno decenni, soltanto per frenare, non fermare, questa degenerazione, ma bisogna tenere conto delle potenti resistenze del mondo dell'economia e della finanza, che ostacolando un processo virtuoso di riconversione produttiva e dei consumi (quindi una trasformazione culturale), ritarda la già stretta via che potrebbe condurci ad un'attiva salvaguardia dell'ambiente, quindi anche di noi stessi. Qualcosa di concreto, facile ed efficiente però lo possiamo fare: piantumare. Piantare milioni (decine, centinaia) di alberi, non solo nelle aree extraurbane ma soprattutto urbane. Nei parcheggi (con i posti auto non asfaltati, ma che consentano la crescita d'erba) pubblici e privati, lungo i viali, le strade, nei cortili. Ai lati delle arterie stradali. Piante adatte ai microclimi cittadini, che possano crescere su ampie aiuole che aiutino l'apparato radicale, grandi chiome che gettino ombre sugli asfalti, le pietre e i cementi. Una piccola ombra dà ristoro, tante, vicine, rinfrescano l'aria. Gli alberi aiutano nel contrasto alle polveri sottili, assorbono il carbonio, attutiscono i rumori, danno rifugio ad animali e alla nostra psiche. Purificano le acque piovane. La loro cura creerebbe posti di lavoro. I benefici sono enormi.
Ci sono poi le campagne, con le distese di terreni destinati all'agricoltura intensiva, che dovrebbero rivedere nascere filari alberati, o chiome sparse, come ce n'erano fino a non molti anni fa. Alberi autoctoni. Nuove memorie per un futuro da salvare.
Arnaldo Troiani


Due domane a Fassino
L’On. Piero Fassino interviene sul Manifesto del 17 luglio sulla “questione israelo-palestinese” - in merito alle intervista pubblicate da Altreconomia a Francesca Albanese ( 9 giugno 22), Relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Diritti umani nei territori palestinesi occupati, e al suo articolo sul Manifesto del 13 luglio “Parlare di Palestina oggi è impossibile anche i Parlamento” ( le puntualizzazioni di Duccio Facchini, direttore di Altreconomia del 7 luglio scorso)-, rivendicando il suo lungo impegno a favore della soluzione dei due stati, le sue denunce “delle illegittimità degli atti compiuti dalle autorità israeliane”, riaffermando che Israele è l’unico paese democratico in Medio oriente e invocando “una terzietà attiva” tra i due popoli che lui avrebbe sempre praticato; e via via concionando.
Qualche domanda, on Fassino. Se Lei è favorevole alla costituzione dei due stati perché non promuove, come presidente della Commissione Esteri della Camera, il riconoscimento della Stato di Palestina? Perché non denuncia l’occupazione illegale di Israele dei Territori palestinesi che dura dal 1967? Perché non la nomina mai l’Occupazione israeliana che è “la madre della violenza in Palestina”, per dirla con le parole di Michel Sabbah? Perché non denuncia il sistema di apartheid messo in atto da Israele verso i palestinesi, come hanno fatto Amnesty International, Human Rights Watch, B’Tselem? Perché non aderisce alla campagna di Bds, un movimento internazionale per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro l'occupazione, le colonie ebraiche su terra palestinese e l'apartheid israeliane, costituto nel 2005 e che sostiene la parità di diritti per tutte e tutti e perciò si oppone ad ogni forma di razzismo, fascismo, sessismo, antisemitismo, islamofobia, discriminazione etnica e religiosa?
Come si concilia l’affermazione che Israele è uno stato democratico con la definizione della Knesset del 18 luglio 2018 che ha approvato la legge che, per la prima volta nella storia di Israele, definisce ufficialmente lo stato come "la casa nazionale del popolo ebraico" e solo di esso? “La pace ci potrà essere solo se fondata sul reciproco riconoscimento” dei diritti legittimi dei sue popoli, Lei afferma. Ben detto! Ma come li rispetta i diritti dei Palestinesi Israele, il diritto internazionale, le Risoluzioni dell’Onu? Con il Muro dell’apartheid, i Checkpoint, l’esproprio delle terre, la demolizione delle case palestinesi, gli arresti di massa, le uccisioni continue dei palestinesi, l’assedio per mare, per terra a per cielo di Gaza? E’ quello che si chiedono e si sono chiesto tutti i Relatori delle Nazioni Unite sui Diritti umani dei palestinesi, e anche Francesca Albanese. E hanno risposto che i governi israeliani non li rispettano affatto, perché la cosiddetta comunità internazionale, Usa e Ue in primis, o tacciono o approvano o li giustificano. Per essere credibili, le parole, On Fassino, hanno bisogno dei fatti.
Luigi Fioravanti

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