Terracina è tra le città più importanti della provincia di Latina e alcova della destra nazionale. Fratelli d'Italia la governa da molti anni, al punto da averla trasformata in un feudo di una destra spregiudicata. Proprio a Terracina Giorgia Meloni ha selezionato parte della sua classe dirigente, anche nazionale ed europea, facendone piattaforma di lancio per carriere repentine, spesso insieme a una Lega che ambisce a comandare la provincia di Latina. Da anni numerosi esponenti della società civile denunciano forme gravi di intimidazione nei loro riguardi. Pressioni indebite, minacce, denunce temerarie sono servite, come purghe, per tacitare chi si permetteva di denunciare affari milionari in violazione delle norme vigenti, oppure per impedire, come nel caso del locale circolo di Legambiente, di portare all'attenzione pubblica le numerose speculazioni che hanno ipotecato realtà ambientali delicatissime. Purtroppo, l'unico modo per contrastare questo sistema sembra stare nelle mani della Procura che ne disvela, sistematicamente, la natura criminale. È accaduto ad esempio il 19 luglio scorso quando i Carabinieri di Latina e la Guardia Costiera sono intervenuti contro un'opaca gestione delle concessioni balneari, eseguendo cinque arresti domiciliari e notificando a sette persone l'interdizione dai pubblici uffici. Raggiunti dalle misure cautelari anche il presidente del Consiglio Comunale di Terracina e due assessori, insieme a dirigenti e funzionari pubblici. Indagato pure l'europarlamentare Nicola Procaccini, meloniano di ferro da sempre e già sindaco di Terracina. Spesso contraddistintosi per feroci attacchi nei riguardi di giornalisti e attivisti che, in tempi non sospetti, denunciavano sistemi criminali diffusi. Procaccini non ha mai mancato di interessarsi alle cose della sua città. Ai domiciliari è finito anche l'ex vicesindaco terracinese, Pierpaolo Marcuzzi, già raggiunto da una misura cautelare il 14 gennaio scorso a causa di problemi ancora una volta riguardanti l'urbanistica e attualmente sotto processo.
Tra gli arrestati anche la sindaca, Roberta Tintari, eletta nel 2020 ancora per Fratelli d'Italia. Proprio la Tintari, che intanto ha deciso di dimettersi, ha voluto dichiarare la sua innocenza a mezzo stampa affermando, con una nota, che le accuse a lei rivolte sono errate. Solo il processo accerterà la fondatezza dell'accusa, che riguarda reati contro la pubblica amministrazione i quali, secondo quanto si apprende, interesserebbero il settore del demanio marittimo. In particolare alla Tintari sono contestati i reati di turbata libertà degli incanti e falso in relazione alla gestione dell’arenile comunale. Il turismo è da sempre un settore economicamente e politicamente nevralgico per Terracina, capace di fatturare, per gli stabilimenti e alberghi locali, milioni di euro grazie a una ricettività turistica sviluppata. Chi governa il turismo balneare delle città pontine, a partire da Terracina e Sabaudia, insieme al settore agricolo locale, riesce a condizionare la politica locale, ottenendone vantaggi leciti e illeciti diretti. Peraltro da anni numerose fonti denunciano investimenti economici riconducibili a organizzazioni mafiose che hanno fatto del Pontino il loro luogo di residenza. Per gli altri personaggi coinvolti nell'inchiesta giudiziaria sono state avanzate le accuse, a vario titolo, di frode, indebite percezioni di erogazioni pubbliche e rilevazioni del segreto d’ufficio. Nel corso dell'operazione giudiziaria è stato anche sequestrato un camping, un ristorante e beni di un’associazione presso l’Arena del Molo di Terracina.
Secondo l'ordinanza, l’attività di indagine, iniziata nell’agosto 2019, avrebbe permesso l'emersione di diversi fatti di rilievo penale riguardanti ad esempio la gestione dei servizi relativi alla balneazione, illegittime sanatorie relative a opere e manufatti sorti sul pubblico demanio marittimo, lavori e opere pubbliche eseguite e commissionate dal Comune di Terracina nonché l'illegittima acquisizione e gestione di fondi economici strutturali. Reati, dunque, che derivano da un sistema organizzato e a questo finalizzato. L’attività investigativa ha permesso anche di documentare condotte di pubblici funzionari finalizzate al perseguimento di interessi personali e non coerenti, dunque, con i compiti istituzionali obbligatori. Le indagini hanno interessato lavori e opere pubbliche, tra questi la realizzazione di un ponte ciclopedonale attraverso l’indebita percezione di fondi europei con conseguenti danni erariali. Ora spetterà al processo stabilire la verità dei fatti e alla cittadinanza invece il compito di decidere se continuare con questa politica o se cambiare definitivamente pagina.