POLITICA

Legge elettorale, il nodo dei collegi uninominali

LE TRATTATIVE SULLE RIFORME
ANDREA FABOZZIITALIA/ROMA

Allarme: «Pezzi di centrodestra e di centrosinistra cercheranno un accordo sulla legge proporzionale, a settembre o a gennaio ci sarà un tentativo serio». La profezia consegnata alla Stampa da Maria Elena Boschi, deputata toscana di Italia viva eletta a Bolzano dal Pd, rischia di accreditare oltre il dovuto gli sforzi del duo Enrico Letta-Giuseppe Conte. Perché mentre si conclude la seconda settimana successiva alle elezioni amministrative e si avvicina l’estate della politica, segnali concreti che le trattative sulla legge elettorale siano cominciate ancora non ce ne sono. Pd, 5 Stelle, Sinistra italiana e Articolo 1 non hanno abbandonato la speranza di cambiare il Rosatellum, anche Forza Italia è più che disponibile ma l’indecisione della Lega e di Salvini blocca ancora tutti.
Il deputato Andrea Giorgis che del Pd è il responsabile delle riforme rinnova l’invito al confronto: «Partiamo dai difetti del Rosatellum, dai collegi uninominali sproporzionati e dal fatto che le sfide uninominali costringono a coalizioni forzate e insincere. E ragioniamo su come rivitalizzare la democrazia rappresentativa e per questa strada la sua capacità di governo». Letta giorni fa aveva garantito che il Pd non pone condizioni: «Noi siamo pronti a discutere di qualunque ipotesi di cambiamento della legge elettorale attuale, in modo libero e aperto».
Un modo, quello di non citare la preferenza per il sistema proporzionale, utile anche a sorvolare sulle differenze che resistono nel partito democratico, dove i sostenitori della vocazione maggioritaria originaria del Pd sono in minoranza ma resistono. Un modo per tenere accesa la fiammella dei maggioritaristi potrebbe essere quello raccontato ieri dall’agenzia Ansa, per la quale da alcuni esponenti del Pd è stato lanciato un amo al centrodestra: legge elettorale proporzionale sì, ma con un premio di maggioranza alla coalizione che raggiunge una certa soglia, per esempio il 40%.
La proposta avrebbe il vantaggio per il centrodestra di costringere a tenere in piedi la coalizione che, come le cronache delle litigate quotidiane testimoniano, senza il collante dell’utilità elettorale è destinata a disunirsi. Per il Pd e per i 5 Stelle il vantaggio sarebbe (nella convinzione dei sostenitori di una simile soluzione) che in caso di vittoria - considerata probabile - il centrodestra non andrebbe oltre il 55% (40% più il premio) mentre con il Rosatellum si rischierebbe una sconfitta landslide.
La tentazione per i vertici di partito che cominciano a mettere la testa alle liste elettorali potrebbe essere invece di saltare così del tutto il problema dei collegi uninominali, dove gli alleati per caso litigano abitualmente e litigheranno al cubo in presenza di forti cambiamenti nei rapporti di forza e meno seggi in palio (per la riforma che ha tagliato i parlamentari). Il problema dei collegi uninominali è lo stesso che cita Giorgis, anche se dal suo punto di vista ogni soluzione come il premio di maggioranza che passi dalla conferma delle coalizioni «insincere» semplicemente non è una soluzione.
a. fab.

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