ULTIMA

Il prezzo della «cultura dello sgobbo» per i freelance dei libri

EDITORIA
ROBERTO CICCARELLIITALIA

Se nel cinema i titoli di coda hanno valore legale sotto il profilo della proprietà intellettuale, nell’editoria i lavoratori che producono la merce-libro restano anonimi. Questa è la condizione dei cavalieri solitari, i freelance che operano in un’industria povera, brutale e in crisi.
In Dietro le quinte. Indagine sul lavoro autonomo nell’audiovisivo e nell’editoria libraria, curato da Sergio Bologna e Anna Soru, sono riportati i dati di un sondaggio fatto da Redacta, la sezione di Acta dedicata al lavoro in editoria. Oltre la metà di chi ha risposto lavora tra le 25 e le 55 ore alla settimana (il 70% del totale) e ha un reddito annuo lordo inferiore a 15 mila euro. La trasformazione digitale in un settore dominato da concentrazioni monopolistiche nella distribuzione già prima dell’avvento di Amazon ha portato a un aumento della produzione di e-book del 27%, gli audiolibri sono cresciuti del 94% dopo la pandemia nel 2020.
Ai precari-freelance del libro sono richieste nuove competenze sottopagate: imparare il mestiere dei grafici danneggiando il lavoro di questi ultimi; trasferire la pagina scritta in digitale; impadronirsi delle tecniche per fare i podcast. La partita Iva è uno strumento usato in maniera opportunistica dalle aziende per scaricare i costi sul lavoratore che si auto-sfrutta. La digitalizzazione è usata per mantenere inalterato un modello industriale che diversifica il rischio con la sovrapproduzione di titoli.
L’esternalizzazione dei lavori redazionali ha ridotto i costi fissi delle case editrici e i compensi dei freelance. Questi ultimi, in assenza di rappresentanza e solidarietà, sono costretti a praticare la concorrenza al ribasso. Lo stage, spesso usato come lavoro dipendente mascherato, contribuisce a rafforzare la «cultura dello sgobbo», una mentalità che influenza i professionisti esperti. Così il lavoratore assume sempre più incarichi per sopperire alle paghe basse. La redazione è un posto svuotato e fioriscono consulenti e ghostwriter alla ricerca di un modo per fare fruttare il proprio capitale relazionale.
L’inchiesta ricostruisce i tentativi di organizzazione nel lavoro editoriale negli ultimi 15 anni: dalla rete dei redattori precari (Rerepre) ai traduttori editoriali di «Strade» a «Mestieri del Fumetto». E evidenzia il ruolo di Redacta che fa inchiesta del lavoro autonomo, informa sui tariffari e conduce azioni dirette di denuncia contro le pratiche delle case editrici. Restano i nodi politici: la debolezza del sindacato, le difficoltà di organizzare una forza lavoro polverizzata e l’avversario più insidioso per creare coalizioni anche con altri settori vicini e lontani: l’antropologia individualistica dell’imprenditore di se stesso diffusa anche tra questi lavoratori
ro. ci.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it