EUROPA

La Germania cancella il divieto di informare sull’aborto

VIA IL PARAGRAFO 219A DEL CODICE PENALE CHE ERA STATO VOLUTO NAZISMO
MARINA DELLA CROCEgermania

Sono serviti novanta anni alla Germania, ma alla fine lo «scandaloso» paragrafo 219a del Codice panale, che proibiva ai medici di fornire alle donne tedesche informazioni sulle interruzioni di gravidanza, è stato finalmente cancellato. A deciderlo è stato il parlamento tedesco dopo una discussione durata più di un anno e conclusasi ieri con il voto a favore dell’abrogazione dei partiti che compongono la coalizione di governo - socialdemocratici, Verdi e Liberali - insieme alla sinistra della Linke e contrario dei democristiani della Cdu-Csu e dell’estrema destra di AdF. «Era proprio ora», è stato il commento del ministro della Giustizia, il liberale Marco Buschmann. «E’ assurdo e anacronistico che tutti i troll e complottisti possano esprimersi sull’aborto ma che i medici non abbiano il diritto di informare correttamente il pubblico».
Il punto era proprio questo, la libertà per i medici di fornire alle proprie pazienti informazioni sulla possibilità di interrompere una gravidanza. Una norma voluta nel 1933 da Adolf Hitler poco dopo la presa del potere per preservare la razza ariana e rimasta inalterata per decenni. In Germania l’aborto è considerato un «reato contro a vita», anche se non viene punito se effettuato entro la 12 esima settimana ad eccezioni di casi particolari, come una gravidanza rischiosa per la vita della madre o conseguenza di una violenza sessuale. Tutto però avviene in una situazione di estrema difficoltà per le donne, che non solo devono far fronte da sole alle spese per l’intervento, ma sono obbligate a recarsi in un centro riconosciuto dal governo per un consulto durante il quale gli operatori fanno di tutto per convincerle a cambiare idea. E questo tre giorni prima dell’intervento programmato.
Per i medici il paragrafo 219a è stato un vero e proprio bavaglio. Chiunque forniva informazioni su come fare per abortire rischiava un multa salata e fino a due anni di reclusione. Nel 2019, quando cancelliera era ancora Angela Merkel, la legge è stata leggermente ammorbidita permettendo a ginecologi e ospedali di indicare i luoghi dove vidi gravidanza, ma niente di più.
Naturalmente non sono mancati i medici che si sono opposti a una misura tanto assurda quanto inutile. Come Kristina Hanel, una ginecologa di Giessen, nella Germania occidentale, che nel 2017 pubblicò sul proprio sito indicazioni per l’aborto farmacologico e chirurgico subendo per questo una multa di seimila euro. Stessa sorte toccata ad altre due dottoresse di Berlino, Bettina Gaber e Verena Weyer, che per lo stesso motivo si sono viste affibbiare una multa di duemila euro. Il voto espresso ieri dal parlamento oltre ad archiviare definitivamente un vergognoso retaggio del nazismo, il voto espresso ieri dal parlamento ha come conseguenza anche la cancellazione di tutte le condanne emesse sulla base del paragrafo 219a. «La sua cancellazione è un segnale importante per le donne in Germania che avranno meno ostacoli per abortire dal momento che i medici adesso possono fornire pubblicamente e ampiamente informazioni senza per questo essere perseguiti» ha detto Katarina Binz, ministra della Famiglia della Renania-Palatinato.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it