POLITICA

«Governo più stabile». Il partito di Di Maio muove i primi passi

L’ex ministro Vincenzo Spadafora nominato coordinatore politico. Di Battista a Conte: «Se lascia la maggioranza potrei tornare»
GIULIANO SANTOROITALIA/ROMA

Luigi Di Maio ha riunito i parlamentari che hanno aderito a Insieme per il futuro alla Sala della lupa di Montecitorio. Qui sono stati nominati i nuovi organigrammi. La capogruppo alla Camera è la trentenne, eletta in Campania, Iolanda Di Stasio. A presiedere il gruppo al Senato, che come trapelato nei giorni scorsi dovrebbe formarsi grazia al supporto del simbolo del Centro democratico di Bruno Tabacci, va il giornalista Primo Di Nicola, che è uno degli esponenti della società civile cooptati da Di Maio quando era capo politico del M5S per i collegi uninominali.
SI APPRENDE ANCHE che Insieme per il futuro è un nome temporaneo. Secondo l'ex ministro Vincenzo Spadafora, braccio destro di Di Maio e appena nominato coordinatore politico di Ipf, questo marchio è stato scelto proprio per la sua genericità in modo da poter essere accantonato senza traumi. «Quello che comincia oggi è un percorso» è la formula un po' abusata che ripetono i dimaiani. Il capo ha promesso ancora una volta al termine dell'assemblea che il suo «non sarà un partito personale ma una forza che avvierà percorsi per ascoltare le esigenze dei territori». Poi ha proseguito: «Vedo che continua l'odio contro di noi ma arriveranno altre persone perché questo è un progetto per costruire il paese che interessa sul territorio i sindaci le associazioni e le imprese».
I SINDACI, APPUNTO. Spadafora ha confermato che Beppe Sala è uno di quelli che vorrebbero marcare stretto. Il primo cittadino di Milano ha ribadito che al momento non ha progetti politici nazionali ma ha anche incalzato sulla collocazione della nuova formazione del ministro degli esteri. «Stimo Di Maio, non c'è dubbio – dice Sala - Però il punto è che tutti parlano del centro, ma io non so esattamente cosa voglia dire. Se tu ti metti al centro, poi con chi governi? Devi fare delle scelte e la nostra deve essere quella di stare chiaramente in un ambito». I futuristi di Di Maio sfuggono, nella migliore tradizione grillina, alla domanda su destra e sinistra. Dicono che escluderanno estremismi, populismi e sovranismi e che per adesso si parte «dai contenuti». Ieri è stato nominato anche il responsabile del manifesto politico di Ipf: si tratta di Giuseppe L’Abbate, deputato pugliese alla seconda legislatura e sottosegretario all’agricoltura nel Conte bis.
INTANTO, GIUSEPPE Conte muove le sue pedine e radunato più di centro tra sindaci, amministratori locali e consiglieri regionali eletti nel M5S assieme alla coordinatrice del Comitato per gli enti locali e assessora alla Regione Lazio Roberta Lombardi. «Nei giorni in cui il M5S è sotto riflettori dei media nazionali in relazione alla costituzione di un nuovo gruppo parlamentare, la risposta che arriva dai territori è una boccata di aria fresca per tutti noi», dice proprio Lombardi.
CONTE HA RIBADITO fino all’altro giorno che non ha nessuna intenzione di uscire dalla maggioranza di governo, ma il tema per forza di cose esiste, se non altro per un motivo di posizionamento e differenziazione coi fuoriusciti (ieri Spadafora ha detto chiaro e tondo che l'operazione di Di Maio serve anche a rafforzare Draghi). A proposito di governo, Alessandro Di Battista manda un segnale al leader M5S: «Potrei riavvicinarmi al Movimento, ma ad una condizione – dice Di Battista - Uscissero dal governo e facessero opposizione. Lo strappo andrebbe fatto subito, ora, prima dell'estate. Non può essere una svolta dell'ultima ora, magari poco prima del voto. Mi siederei al tavolo con Conte se uscisse dal governo prima dell'estate. Anche se sedersi non significa rientrare». «So che è più facile far saltare il banco ad agosto – sembra replicargli la ministra per le politiche giovanili Fabiana Dadone - Non sarebbe neanche una novità, ma non abbiamo mai cercato soluzioni semplici a problemi complessi. Non esistono. Le sirene degli uomini della provvidenza che ci vogliono fuori dal governo dovrebbero restare in vacanza».
(g. san).

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