POLITICA

Grandi manovre al via dopo il «passo indietro» di Musumeci

SICILIA VERSO IL VOTO D’AUTUNNO, RISIKO NEL CENTRODESTRA. MICCICHÈ TENTA LA CARTA DEL FRATELLO
ALFREDO MARSALAITALIA/sicilia

Nello Musumeci si tira fuori dalla corsa in Sicilia. Getta la spugna il governatore dopo mesi d’inferno: domani dovrebbe spiegare le sue ragioni in una conferenza stampa, appositamente convocata a Palazzo d’Orleans. Il condizionale è d’obbligo però, perché nell’isola di Pirandello «così è se vi pare». Tutto è possibile, fino alla fine. Anche se i segnali vanno in quella direzione. I suoi più fedeli collaboratori alzano le spalle, i politici che gli sono stati più vicini «tradendo» persino i loro partiti si guardano già intorno per riciclarsi. Anzi, addirittura radio-Palazzo spiffera dimissioni anticipate di Musumeci, per fare lo sgarbo a chi non ha voluto il suo bis. Tutti a casa prima, altro che voto a novembre. Si vedrà.
QUEL «TOLGO IL DISTURBO» sussurrato da Musumeci due giorni fa mentre inaugurava mostre e iniziative in giro per Catania è l’epilogo di cinque anni vissuti da separato in casa con i partiti che lo hanno fatto eleggere. Rapporti mai decollati, logorati e irrecuperabili. L’ultima mossa - la nomina ad assessore all’Istruzione del suo fedelissimo Alessandro Aricò - fatta nel pieno della campagna elettorale per le amministrative a Palermo e Messina, è stata considerata come l’ennesimo harakiri. Persino nell’ala governista di Fratelli d’Italia, i soli che lo avevano sostenuto a spada tratta mettendo a rischio l’unità del centrodestra, è serpeggiato un evidente nervosismo. «Nomina non concordata, siamo stupiti», aveva commentato Ignazio La Russa, delegato di Giorgia Meloni per le questioni siciliane, mentre si festeggiava la fine della campagna elettorale di Roberto Lagalla, poi eletto sindaco a Palermo.
C’È CHI DICE CHE la decisione del passo indietro - o di lato - Musumeci l’avesse maturata da qualche giorno, avendo percepito la reale intenzione della Meloni, il cui interesse per la Sicilia sarebbe solo funzionale per il risiko nazionale. I fischi assordanti che gli sono piovuti addosso dalla platea di Taobook, a Taormina, mentre rispondeva alla satira esilerante di Ficarra e Picone con l’elenco – interrotto dal brusio del pubblico – delle cose buone fatte in questi suoi cinque anni di legislatura, probabilmente hanno innervosito Musumeci più di quanto abbia fatto Gianfranco Miccichè, che ci ha messo sempre la faccia: «Con lui perdiamo, non può essere ricandidato». Se davvero Musumeci si fermerà, per il centrodestra si apre uno scenario inaspettato: la ricerca di un candidato unitario. Per Matteo Salvini se ne dovrà parlare dopo i ballottaggi, ma qualcosa si muove già. Rispunta di prepotenza un nome che era circolato nei mesi scorsi, anche se smentito: Gaetano Miccichè. Un profilo, che tanto piace al fratello Gianfranco ma non solo. Il manager di Intesa San Paolo, per molti, rappresenterebbe la persona giunta nel momento giusto per guidare la Regione siciliana nella gestione dei miliardi del Pnrr in arrivo nell’isola e rivitalizzare un sistema imprenditoriale al collasso e depresso. Solo una chiamata dai piani alti – magari direttamente da Arcore – però potrebbe convincere il super manager a imbarcarsi in un avventura tutta da decifrare per chi ha avuto a che fare per una vita con i mercati più che con la burocrazia dei Palazzi e le beghe politiche.
NON MENO AGITATE le acque nel centrosinistra. Pd, M5s e Sinistra vanno verso le primarie del 23 luglio: nel fine settimana i dem dovrebbero ufficializzare la candidatura al voto online e nei gazebo dell’eurodeputata Caterina Chinnici, dopo il sostanziale via libera ricevuto dalle assemblee dei circoli; i 5stelle invece riuniranno gli iscritti in una mega assemblea prevista per sabato a Caltanissetta, tra i disponibili per le primarie si fanno i nomi del deputato Luigi Sunseri, del referente siciliano Nuccio di Paola e di Giancarlo Cancelleri. Sul sottosegretario pesa però forte l’incognita del terzo mandato: senza il via libera di Conte, non se ne farà nulla. A meno che Cancelleri non segua la scia degli scissionisti pronti a seguire Luigi Di Maio nella diaspora. Difficile, però. Cancelleri, un tempo molto legato a Di Maio, s’è sempre più avvicinato a Conte ma quando c’è il futuro davanti tutto può accadere, non solo nell’isola del Gattopardo. Nelle ultime ore sta prendendo quota il nome di Lucia Azzolina, ex ministro dell’Istruzione nel governo Conte. Movimenti in corso anche nel «centro».
AZIONE E +EUROPA sono più convinti ad andare da soli piuttosto se accordarsi alle primarie del campo progressista, nonostante l’invito di Claudio Fava, il candidato alle primarie della Sinistra. Indecifrabile la posizione dei dirigenti siciliani di Italia Viva, sconfessati da Renzi contrario al sostegno a Lagalla, che nella sua lista ha invece eletto i big locali piazzati da Davide Faraone. Un pasticcio ancora irrisolto.

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