VISIONI

Putéca Celidonia, nei vicolidi Napoli per il teatro di tutti

La festa ’A voce d’’o vico, i laboratori con i bambini, il nuovo spettacolo
LUCREZIA ERCOLANIitalia/napoli

«Per noi era una questione di spazi troppo piccoli: nei due bassi confiscati alla camorra al Rione Sanità dove facciamo i laboratori con i bambini, era impensabile organizzare una festa. Così abbiamo pensato ai balconi, che sono diventati i nostri palcoscenici, salvo assumere un significato completamente diverso con la pandemia». Con queste parole Emanuele D’Errico - regista, drammaturgo e attore della compagnia napoletana Putéca Celidonia - racconta A voce d’’o vico, la «festa performativa» che inonderà finalmente di nuovo Vico Montesilvano il prossimo due luglio, per la prima volta sotto l’ala del Campania Teatro Festival.
UN’OCCASIONE pensata per il quartiere, che rappresenta il coronamento del percorso che da ormai quattro anni Putéca Celidonia sta portando avanti sul territorio. Tutto è nato dall’incontro di sei allievi della Scuola del Teatro Stabile di Napoli - insieme a D’Errico, Dario Rea, Clara Bocchino, Marialuisa Bosso, Teresa Raiano, Umberto Salvato - che oltre a decidere di fondare una compagnia con un proprio percorso artistico, organizzano dei laboratori gratuiti di teatro per i bambini del quartiere. Un progetto nato dal basso, in maniera spontanea, dove a disposizione c’erano solo i due locali confiscati, messi a disposizione della compagnia da parte di una Onlus. La partecipazione è cresciuta sempre di più, così come si sono allargate le attività del gruppo: alla Sanità si è ora aggiunto un corso di scenografia, mentre la pratica teatrale viene insegnata e condivisa anche presso l’Istituto penale minorile di Nisida. La pandemia avrebbe potuto interrompere questi legami intessuti con una realtà fragile, spesso sofferente e indigente, ma così non è stato. Putéca Celidonia ha dato infatti il via al progetto D.A.D. – Dimenticati A Distanza, in cui ancora una volta sono stati messi al centro i bambini: ognuno di loro ha intervistato su zoom una personalità del mondo dello spettacolo, tra gli altri Sonia Bergamasco, Giobbe Covatta, Lino Guanciale, Marco D’Amore, Antonio Rezza. Con Federica Fracassi poi è successo qualcosa di speciale, perché dopo che l'attrice è stata intervistata da Marco, bambino del Rione Sanità, ha deciso di invitarlo al Teatro Stabile di Torino per il suo spettacolo, «autodistruggendo» il concetto di «dimenticati a distanza» che rispondeva a un abbandono vissuto durante la pandemia. «Le nostre attività sul territorio scavano intorno a tre parole: la voce, il vicolo e la politica, perché a volte la politica non ascolta ciò che queste persone hanno da dire» prosegue D’Errico. «In occasione della festa il prossimo 2 luglio installeremo una filodiffusione per tutto il vicolo che rimarrà per le attività future. Dai balconi reciteranno i bambini dei laboratori, così come saranno loro a costruire le scenografie. Chiaramente ci saranno interventi artistici da parte della compagnia oltre che degli ospiti d’onore, Antonella Morea, il gruppo musicale Azule e il cantante Anastasio».
QUANDO chiediamo a D’Errico quali sono le difficoltà incontrate in questo lavoro per le strade calde di Napoli, risponde così: «È una sfida, un lungo lavoro. Sicuramente c’è il vantaggio di non cadere nell’autoreferenzialità, perché per costruire qualcosa insieme bisogna partire da ciò che interessa e coinvolge le persone. Durante A voce d’’o vico ad esempio portiamo il teatro dentro le loro case, ma non sceglieremo testi troppo complessi o poco in sintonia col contesto». Questo rapporto, artistico ma ormai anche sentimentale che la compagnia ha stretto con Sanità è stato centrale anche nel prossimo spettacolo del gruppo, Felicissima jurnata, che debutterà il 9 luglio alla rassegna Forever Young de La Corte Ospitale, a Rubiera. «Il lavoro nasce da un’indagine rivolta soprattutto alle donne e ispirata a Giorni felici di Beckett. Abbiamo raccolto ore e ore di interviste per ragionare sul tema della prigionia autoinflitta, che avvenga per mancanza di mezzi o per volontà. Winnie infatti diventa Lina, paralizzata da fili che in parte continua a tessere lei stessa. Il testo di Beckett ci ha accompagnato fino a un certo punto, poi l’abbiamo messo da parte, ma rimane sicuramente l’assurdo inteso come "realismo surreale" che a volte ci coglie quando vediamo determinate situazioni di disagio alla Sanità».
ANCORA prima di debuttare Felicissima jurnata ha già vinto il premio della giuria popolare del Dante Cappelletti, che si aggiunge al premio dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro riconosciuto nel 2020 all’intero progetto. Perché l’autenticità di questo percorso è un elemento che continuerà a produrre risultati tangibili ma non contabilizzabili, perché misurabili solo col metro dell’arte e, per una volta senza retorica, dell’umanità.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it