INTERNAZIONALE

Il debutto di Zelensky a Mykolayiv: «Lavoro per la vittoria ucraina»

Dalla città potrebbe partire il contrattacco su Kherson occupata. La portavoce esteri di Mosca: Kiev «non ha un futuro luminoso»
SABATO ANGIERIUCRAINA/MYKOLAYIV

«Non smettiamo di lavorare per la vittoria». Alle soglie del quarto mese di guerra si è espresso così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in visita a Mykolayiv per la prima volta dall’inizio delle ostilità. Vestito con l’ormai consueta uniforme militare, circondato dalla sua scorta e dal governatore locale, il fedelissimo Vitaly Kim, Zelensky ha visitato i palazzi residenziali colpiti venerdì dall’artiglieria russa e ha reso omaggio alle due vittime e agli oltre venti feriti dell’attacco. Sul canale Telegram del leader ucraino si legge che la trasferta è stata organizzata per «discutere dello stato dell’economia, del ripristino dell’approvvigionamento idrico e della situazione dell’agricoltura». Ovviamente, c’è anche il pericolo «delle minacce provenienti dalla terra e dal mare» alle quali è stata posta «particolare attenzione».
Il fatto che Mykolayiv sia posta sotto i riflettori dei media proprio ora, dopo mesi di sofferenze e di attacchi, è forse tardivo ma per niente strano. Da dove partirà (se partirà) il contrattacco ucraino alla città di Kherson se non da qui? Certo, da nord, ovvero nei pressi della città di Kryvyi Rih, qualche timida sortita verso i villaggi controllati dai russi già c’è stata, ma Kherson è a meno di cento chilometri da Mykolayiv e, dato che un attacco via mare è escluso e a ovest ci sono altri territori occupati, rimane l’unica alternativa. Del resto, Kherson è tutt’altro che pacificata. Ieri l’auto del direttore di una prigione statale passato dalla parte degli occupanti, Yevhen Soboliev, è stata fatta saltare in aria. Secondo il media Suspilne l’ordigno era stato attaccato a un albero vicino al parcheggio della vettura. L’agenzia russa Ria Novosti ha definito l’episodio un «attentato» e l'esercito russo ha attribuito l’attacco ai «partigiani ucraini». Sobolev il «collaborazionista» è stato operato per delle ferite alle gambe ma non è in pericolo di vita.
IN QUESTO CAOS chi ostenta sicurezza è Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, che in un’intervista a Sky News Arabia, a margine del Forum economico di San Pietroburgo, ha rilasciato una dichiarazione in linea con quelle "tenere e pacifiche" del suo capo. «L’Ucraina che conoscevamo all’interno di quelli che erano i suoi confini non c’è più e non ci sarà più» ha detto la funzionaria, come riporta Ria Novosti, aggiungendo anche, per chi si stesse ponendo il dubbio, che «ciò è ovvio». Nello specifico, Zakharova, ha accusato i politici europei di mentire all’Ucraina in cambio della chimera dell’adesione all’Ue. «Per anni la comunità occidentale ha manipolato questa storia del coinvolgimento dell’Ucraina nelle sue strutture di integrazione e da allora l’Ucraina è peggiorata sempre di più». Inoltre, ha concluso la portavoce di Lavrov, «nonostante le promesse di accettare l’Ucraina nell’Ue stiano diventando sempre più dolci e allettanti, sono false e non portano a nulla di buono; l’Ucraina non ha un futuro luminoso».
NEANCHE ALEX DRUEKE e Andy Huyn sembra che avranno un futuro luminoso. I due uomini dell’Alabama, veterani dell’esercito statunitense dei quali si erano perse le tracce una settimana fa, sono stati mostrati in video dalla tv di stato russa confermando la voce che fossero stati fatti prigionieri. Nella parte in cui Drueke si rivolge alla madre - «mamma, voglio solo farti sapere che sono vivo e spero di tornare a casa il prima possibile. Quindi, ama Diesel (il suo cane, ndr) per me. Ti voglio bene» - si nota un chiaro ammiccamento. A chiarire l’arcano è stata Associated Press che ha intervistato la zia di Druke, Dianna Shaw, la quale ha spiegato che il video includeva sia una parola chiave sia un gesto che l’uomo e sua madre avevano concordato durante una delle sue due missioni in Iraq, in modo che lei sapesse che era proprio lui e che stava bene. Drueke e Huyn sono stati catturati in un villaggio a nord-est di Kharkiv il 9 giugno e ora si teme per la loro sorte in quanto la Russia potrebbe considerarli “mercenari” e quindi non applicare le norme sui prigionieri di guerra della Convenzione di Ginevra. Come, del resto, ha già fatto un tribunale di Donetsk per i tre stranieri, due inglesi e un marocchino, condannati a morte la settimana scorsa.
INTANTO, A SEVERODONETSK, la sorte degli oltre 550 civili intrappolati nell’ex-impianto chimico “Azot” è sempre più drammatica. Il governatore regionale, Serhiy Haidai, ha dichiarato in un post su Telegram che l’evacuazione al momento è «impossibile» a causa dei bombardamenti e degli intensi combattimenti tra le strade della città. Ancora una volta, stupisce il protrarsi dei combattimenti in quella che sembrava una battaglia quasi chiusa. Le forze russe continuano nel loro tentativo di interrompere le linee di comunicazione ucraine verso Lysychansk, sia a nord verso Sloviansk sia a sud nei pressi di Bakhmut. Tuttavia, sembra che le difese ucraine stiano riuscendo a tenere le posizioni e, secondo l’Istituto per lo studio della guerra americano, stiano tentando di contrattaccare a nord-ovest di Izium, con l’obiettivo di distogliere le forze nemiche dalle operazioni offensive verso Slovjansk e interrompere le linee di rifornimento russe.

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