INTERNAZIONALE

Torna l’incubo delle evacuazioni dei civili

Alle 500 persone nella fabbrica Azot di Severodonetsk vengono offerti corridoi umanitari che portano in zone controllate dai russi
SABATO ANGIERIucraina/Severodonetsk (donbass)

Ci risiamo, si ripropone l’incubo delle evacuazioni. A Severodonetsk, teatro di violenti scontri strada per strada da quasi due settimane, i civili rimasti sono al limite della sopportazione. Vivono nei rifugi sotterranei da mesi, non hanno più corrente e in molti casi neanche l’acqua, dipendono dagli aiuti umanitari per il cibo e le medicine. Sopra le loro teste i bombardamenti sono incessanti e gli scontri armati rendono ogni sortita in superficie troppo pericolosa. Nell’ex impianto chimico “Azot” è stato approntato il rifugio più grande della città dove al momento si troverebbero circa 500 persone, tra le quali diverse decine di anziani con problemi di mobilità e 40 bambini. L’11 giugno i bombardamenti russi hanno causato una perdita di petrolio che ha provocato un incendio devastante e ha messo in evidenza la situazione disperata in cui questa gente vive.
IL MINISTERO DELLA DIFESA russo ha annunciato che oggi aprirà un corridoio umanitario per i civili rimasti nel rifugio, in direzione dei territori controllati dal proprio esercito. La reazione ucraina è stata immediata e in molti hanno accusato Mosca di «ricattare» i civili, barattando la salvezza con l’assoggettamento all’occupante. Il dato fondamentale, al di là dei rimandi di accuse a mezzo stampa, è che migliaia di persone sono intrappolate nella sacca dove sembra che si giochi il destino del Donbass.
Secondo lo stato maggiore di Kiev, i russi starebbero tentando stabilizzare le posizioni fin qui occupate nel centro di Severodonetsk mentre l’artiglieria continua a martellare i villaggi di Vidrodzhennia, Novoluhanske e Bakhmut nella regione di Donetsk.
DURANTE LA GIORNATA di ieri, del resto, i bombardamenti sono tornati a colpire anche il resto dell’Ucraina. Alcuni missili diretti verso la città di Odessa sarebbero stati intercettati dalla contraerea ucraina, secondo quanto riporta il comando operativo “sud” di Kiev, e neutralizzati. Nella regione di Dnipro, invece, un attacco condotto con i lanciarazzi Uragan ha colpito delle abitazioni civili ma al momento il governatore dell’oblast, Valentyn Reznichenko, non ha dato informazione su eventuali vittime. Dove, invece, si registrano almeno 6 feriti, tra cui un bambino, è nell’ovest. Secondo il governatore della regione di Leopoli, Maksym Kozytsky, la scorsa notte un missile russo è stato abbattuto dalla difesa aerea ucraina sopra la città di Zolochiv ma i frammenti creati dall’esplosione hanno colpito un’infrastruttura civile provocando gravi danni. Notizie simili sono arrivate dalla regione di Ternopil, a sud di Leopoli, il che sottolinea come l’attacco alle aree occidentali dell’Ucraina non fosse isolato.
ANCHE SUL FRONTE SUD le forze russe hanno lanciato due attacchi aerei sulle postazioni dei difensori nei pressi dei villaggi Kamianske e Mali Scherbaky, nella regione di Zaporizhzhia. In questo caso si tratterebbe di raid partiti da caccia Su-25 e da due elicotteri Mi-8, mentre il villaggio di Zelene Pole sarebbe stato colpito da una coppia di elicotteri Ka-52. È molto importante notare che la continuità territoriale stabilita dalle truppe russe con il proprio territorio ora gli permette di effettuare operazioni molto rare fino a qualche tempo fa.
DALL’ALTRA PARTE della frontiera, il governatore della regione russa di Bryansk, Alexandr Bogomaz, ha dichiarato che diverse case sarebbero state danneggiate e quattro persone sarebbero rimaste ferite in seguito a un bombardamento ucraino nel villaggio di Zaimische (a circa 50 km dal confine tra Russia e Ucraina). Inoltre, i media locali hanno riferito di esplosioni nei pressi di una base militare. La distanza e la posizione degli obiettivi hanno subito fatto pensare al possibile impiego di armi a lungo raggio che proprio ieri il presidente Zelensky ha richiesto ancora una volta specificando che «l’Ucraina non userà armi a lungo raggio per attaccare aree residenziali in Russia» in quanto «non siamo terroristi, abbiamo bisogno delle armi solo per liberare il nostro territorio».
AD OGNI MODO, una delle armi meno citate ma più devastanti, soprattutto nel medio termine, sono le mine. Il costo ridotto, la facilità di impiego e gli effetti devastanti contribuiscono al triste successo di tali ordigni in tutte le guerre degli ultimi decenni. E il conflitto in Ucraina non è da meno. Il ministero della Difesa di Kiev ieri ha diffuso una nota nella quale si afferma che lo sminamento completo dell’Ucraina potrebbe richiedere dai 5 ai 10 anni. La portavoce del ministero, Alona Matvieieva, ha dichiarato che le unità speciali hanno già sminato oltre 2 milioni di ettari di territorio ucraino ma ne rimangono almeno altri 30. Matvieieva ha aggiunto che anche le acque costiere del Mar d’Azov e del Mar Nero sono contaminate da mine e che l’area da sminare potrebbe raggiungere una cifra intorno ai 19.000 chilometri quadrati.

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