INTERNAZIONALE

Il grido di Kiev: «Più armi il prima possibile»

I russi potrebbero aver subito perdite record, ma l’assalto al Donbass non si attenua. Giù l’ultimo ponte, Severodonetsk è in trappola
SABATO ANGIERIucraina/Severodonetsk (donbass)

L’assalto delle forze russe a Severodonetsk non conosce tregua. Dopo la confusione degli ultimi giorni sembra che gli invasori stiano ottenendo un «successo parziale» in città, costringendo le truppe ucraine ad abbandonare il centro e a ripiegare nelle periferie a ovest. D’altronde, dopo aver distrutto domenica il secondo dei tre ponti che collegano Severodonetsk alle città oltre il fiume Seversky Donets, l’artiglieria russa ha continuato a bombardare anche l’ultimo cavalcavia rimasto con l’intento chiaro di isolare la città.
NELL’ATTACCO SONO RIMASTI UCCISI tre civili, tra i quali un bambino di 6 anni. Il governatore della regione, Sergiy Haidai, ha inoltre chiarito che, secondo le sue informazioni, nell’impianto chimico "Azot" ci sarebbero ancora 500 civili, tra cui 40 bambini. Fin dall’inizio della guerra la struttura è usata come rifugio da migliaia di civili.
Tuttavia, sappiamo che l’esercito di Mosca sta affrontando perdite ingenti e gravi problemi tecnici. Si potrebbe interpretare così il report britannico che rivela la possibilità dell’arrivo di un nuovo battaglione in Ucraina orientale composto da reclute fresche o riservisti mobilitati ad hoc. Secondo il presidente ucraino Zelensky, infatti, dal 24 febbraio la Russia ha perso il più alto numero di effettivi in combattimento dalla II Guerra Mondiale. Chissà se quest’argomento gli servirà per convincere Putin nel presunto incontro che si terrà in Turchia la prossima settimana per discutere delle esportazioni di grano.
E CHISSÀ SE QUEST’INCONTRO si terrà davvero, finora a confermarlo è stato solo il presidente turco Erdogan ma nessuno dei belligeranti si è espresso in merito.
Intanto il comandante dell’esercito ucraino, Valery Zaluzhny, ha fatto sapere di aver avuto un colloquio con Mark Milley, capo di stato maggiore Usa, e di avergli chiesto «più artiglieria da 155 mm il prima possibile». Ieri, Mykhailo Podolyak, consigliere del capo di gabinetto di Zelensky, ha fatto sapere che l’Ucraina intende richiedere alla Nato 200-300 lanciarazzi multipli, 2.000 veicoli blindati e 1.000 droni. Secondo Podolyak, i ministri della difesa dei Paesi della Nato dovrebbero decidere sulla questione durante una riunione a Bruxelles il 15 giugno.
Eppure, finora la maggior parte dei membri dell’Alleanza non si sono affatto risparmiati in quanto a forniture di armamenti. Solo durante l’ultima settimana l’elenco è impressionante.
IL 9 GIUGNO, ad esempio, il dipartimento della Difesa degli Stati uniti ha pubblicato una foto di un obice M777 da 155 millimetri che viene caricato su un aereo in viaggio verso l'Ucraina. Contestualmente siamo venuti a sapere che Washington aveva approvato l’invio di un intero lotto di tali armamenti. Il giorno prima, il ministero della Difesa norvegese aveva annunciato di aver consegnato all'Ucraina 22 unità di artiglieria semovente M109, oltre a diversi lotti di munizioni e pezzi di ricambio. Gli M109 sono potenti obici di ultima generazione per i quali, hanno fatto sapere da Oslo, alcuni militari ucraini erano già stati addestrati in un paese terzo.
In prima linea su questo fronte c’è, fin dall’inizio della guerra, la Polonia. Secondo il ministro della difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, gli obici di progettazione polacca AHS "Krab" sarebbero pronti per essere utilizzati in prima linea. Il ssistema AHS Krab, come l’M109, è un semovente da 155mm ed è il quinto tipo di artiglieria di questo tipo che Kiev riceve dall’estero. Inoltre, il primo ministro polacco, Morawiecki, ha fatto sapere che il suo paese è pronto a fornire all'Ucraina ulteriori 50 "Krab" SPH per un valore complessivo di 700 milioni di dollari.
Anche gli spagnoli, finora abbastanza attivi nell’invio di artiglieria manuale, come i lanciarazzi anti-carro "Matador", famosi in Donbass perché presenti in tutte le trincee, avrebbero deciso di alzare il tiro. Secondo la stampa spagnola, Madrid sarebbe pronta a donare all'Ucraina 40 dei famosi di carri armati tedeschi Leopard 2A4. Tuttavia, come già avvenuto in questi mesi, per inviare un armamento protetto da un brevetto straniero, il paese donatore doveva farsi autorizzare dal progettatore, in questo caso la Germania. Il quotidiano tedesco Der Spiegel ha riferito, citando fonti governative anonime, che la Germania ha avvertito la Spagna che ciò «costituirebbe un allontanamento» dalla presunta decisione informale dell'Occidente di non fornire carri armati occidentali all'Ucraina.
A PROPOSITO DI GERMANIA, l’ambasciatore ucraino a Berlino, Andriy Melnyk, ha dichiarato in un'intervista che il governo tedesco fornirà missili Iris-T nel mese di ottobre. Secondo Melnyk la scadenza di ottobre è giustificata dal fatto che i sistemi di difesa aerea Iris-T sono ancora in fase di produzione. Tali missili sarebbero paragonabili ai Patriot americani e sono prodotti sia nella versione terra-aria sia in quella aria-aria. Ricordiamo che più di una volta il cancelliere tedesco Olaf Scholz è stato aspramente criticato per aver bloccato e ritardato le forniture di armi all'Ucraina (così come ha fatto con i Leopard spagnoli) e il suo paese non aveva ancora fornito armi pesanti all’esercito ucraino.
Ieri sempre l’ambasciatore dell'Ucraina in Germania chiedeva su Twitter perché ci si rifiuta di «fornire veicoli blindati disponibili immediatamente da Rheinmetall, mentre l'Ucraina si sta dissanguando nel Donbass sotto i vostri occhi?».
IN CONTROTENDENZA rispetto questo elenco, la Bulgaria ha invece bocciato la richiesta giunta dall’Ucraina di inviare vecchi armamenti sovietici. Il parlamento bulgaro, in una nota ufficiale, ha dichiarato di «aver già fatto abbastanza».
Insomma, ormai risulta evidente che non solo al momento l’Occidente non sta lesinando gli aiuti militari all’Ucraina, ma che se questa guerra dovesse protrarsi ancora a lungo, invece del «disinteresse» temuto da Kiev, potrebbe subentrare la voglia di «finirla al più presto» e anche le poche remore rimaste sulle forniture di armi pesanti potrebbero cadere.

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