POLITICA

Salvini e Meloni, abbracci per nascondere le liti

VERONA, I DUE LEADER INSIEME PER FORZA
ANDREA CARUGATIITALIA/verona

Come a Spinaceto, periferia di Roma, all’inizio dello scorso ottobre: Matteo Salvini e Giorgia Meloni arrivano su un palco insieme dopo settimane di liti assai poco sotterranee e si abbracciano: selfie e sorrisi a favore di telecamere. Obiettivo: salvare il salvabile alla fine di campagne amministrative andate poco bene. E tentare di tirare la volata a candidati in difficoltà.
Lo stesso copione si è ripetuto ieri sera in piazza Dante a Verona: al posto del romano Enrico Michetti (spinto da Meloni e ingoiato da Salvini nella Capitale) c’era il sindaco uscente Federico Sboarina, civico transitato in Fratelli d’Italia da pochi mesi. Il leghista non voleva ricandidarlo, ma alla fine è stato indotto da un patto di ferro che prevede molti posti in giunta per i leghisti. Solo che a Verona si candida anche l’ex leghista Flavio Tosi, sindaco sceriffo per dieci anni, e Sboarina rischia di non arrivare neppure al ballottaggio. Di qui la necessità di una spinta dei due leader, guest star il governatore Luca Zaia. «Lasciamo la rabbia e i veleni alla sinistra», tuona Salvini, che poco prima da Monza aveva rimbrottato l’alleata: «Spero siano finite le polemiche da parte di qualcuno, che deve solo lavorare per la squadra e quindi sono ben contento se vince un candidato di Forza Italia o di Fratelli d'Italia». E ancora: «Su 970 Comuni al voto, il centrodestra va diviso in una quindicina di Comuni. È stato un errore, ma il centrodestra è unito».
Sul palco sono tutti frizzi e lazzi. «Dicono che io e Matteo siamo come Romeo e Giulietta? Vi garantisco che non faremo la stessa fine», ironizza Meloni. Mentre Sboarina, assai meno rilassato, si affanna a ricordare che «qui stasera c'è solo un centrodestra, c'è una sola squadra ed è qui». Un messaggio diretto agli elettori che potrebbero preferire Tosi, che ha con sè Forza Italia. Alla fine la parte del protagonista e del padrone di casa la fa Zaia. Abbraccia Sboarina: «Io questo l’ho protetto per 5 anni, con lui abbiamo fatto cose straordinarie, come l’operazione delle Olimpiadi».
«Questa è una città di centrodestra e non possiamo lasciarla alla sinistra, non possiamo permetterci che arrivi qualcuno inesperto (Tommasi, ndr) , o tornare indietro di qualche anno quando sui giornali finivamo per gli arresti per corruzione e le indagini di ’ndrangheta (Tosi, ndr)», i fendenti lanciati dal sindaco uscente. E Meloni: «Non fatevi fregare, qui c'è un voto solo che sconfigge la sinistra ed è quello dato a Sboarina». Salvini chiude sui referendum: «Spero che prima del silenzio elettorale, dal Quirinale e da Palazzo Chigi ricordino quanto è bello esercitare il diritto di voto, perché il silenzio di Mattarella e Draghi fino a oggi è quanto meno curioso».

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it