COMMENTO

A Napoli intreccio di pratiche e memoria

«Berlingueriana»
LUCIANA CASTELLINAITALIA/bagnoli (napoli)

Vandana Shiva e Enrico Berlinguer? Non c’è dubbio che Gianfranco Nappi - regista di questi due giorni di discussioni, riflessioni, cibi inaspettati proposti da Slow Food, balli per la pace dei bambini.
Con le loro maestre d’asilo e amicizie rinnovate che si sono svolti a Napoli nel meraviglioso circolo degli Operai dell’Ilva, affacciato nel punto più bello sul Golfo, nell’area del grande, glorioso e aggredito stabilimento - sono stati possibili grazie alla sua fantasia: l’aver messo idealmente a confronto Vandana Shiva, forse la più nota e più amata ecologista del mondo, con l’altrettanto amato segretario del defunto Pci è stata davvero una bella idea. Non solo per aver rimesso all’attenzione qui in Italia questa donna straordinaria, inizialmente funzionaria della Banca Mondiale, poi, con cognizione di causa, la più aspra critica di questa istituzione; scienziata ma al tempo stesso militante nell’attivare i contadini più poveri del suo paese, l’India, nella lotta contro il grande «imbroglio» chiamato Rivoluzione verde, che avrebbe dovuto salvare gli affamati contadini e li ha invece, con il progetto di questa spinosa carità, spinti a centinaia al suicidio.
(IO LE CHIESI, NEL lontanissimo ’86, di partecipare come teste a carico al processo contro il Fondo Monetario e la Banca mondiale intentato dal Tribunale dei popoli creato da Lelio Basso, il primo non contro un paese fascista ma contro Istituzioni Internazionali che poi divennero «obbiettivo di denuncia dei movimenti no global». La sessione si tenne a Berlino con grande clamore, dalla parte ovest del Muro che non era ancora caduto).
Ingegnoso, soprattutto - dicevo - è stato, da parte di Nappi, aver pensato di farne l’ospite d’onore della Berlingueriana, un omaggio niente affatto formale, ma anzi un momento di battaglia. Prima di tutto perché nel Pd napoletano a nessuno era venuto in mente di dedicare un omaggio al segretario del Pci in occasione del suo centenario, ma per aver, con questa iniziativa, ricordato un Berlinguer particolare, non a caso marginalizzato negli scarsi ricordi ufficiali che si sono svolti in Italia: quello degli anni ’80, quando Enrico stabilì un rapporto con i movimenti e portò al centro della sua analisi e proposta politica le nuove tematiche di cui erano portatori, e fra queste proprio l’ecologismo, in un discorso allora assai attaccato anche in seno allo stesso Pci, come se parlare dei limiti dello sviluppo e denunciare i danni del consumismo fosse cosa da «bacchettone». Per questo la presenza di Vandana alla Berlingueriana - con una affollatissima conferenza e la presentazione del suo ultimo libro - è stata significativa.
MA BERLINGUERIANA è stata anche altro: è alla sua conclusione che si è tenuta quella che si era deciso prima del Covid che diventasse appuntamento annuale e cioè l’incontro degli ex Fgci. Per chi non è stato in questa storica organizzazione che negli anni ’50 arrivò ad avere 400.000 iscritti, non è forse possibile capire che è restata negli anni pur turbolenti, del ‘68 prima, e poi dopo il trauma dello scioglimento del partito, per tutti noi che vi abbiamo militato a lungo, una comunità.
E infatti sono stati parecchi i “figicciotti” che hanno alla fine preso una strada comune, quella che è passata per Rifondazione Comunista e per i movimenti: quello grandissimo pacifista, quello della Pantera, quello di Genova, quello di chi «continua a cercare». Tutti movimenti in cui già dalla fine degli anni ’70 ci ritrovammo, noi del Manifesto-Pdup, con quelli che erano rimasti nel Pci. (Io sono una presenza anomala perché vengo certo da un’altra epoca, iscritta nel ’48, gli altri almeno 30 anni dopo. (Dipende dal fatto che sono longeva, o forse perché, come mi diceva sempre Pajetta, «non sei mai uscita dalla Fgci», che non voleva essere un complimento, visto che aggiungeva che la Fgci era «come i cani cui non era possibile raddrizzare le gambe»).
COSÌ ANCHE QUEST’ANNO, intrecciati con la Berlingueriana napoletana, ci siamo ritrovati, quasi tutti gli ex segretari nazionali, meno Folena, attaccato all’ultimo momento dal Covid, Fumagalli, Cuperlo, ma anche molti storici dirigenti regionali, a cominciare da Ilaria Perrelli e Beppe Napolitano. Partecipi del dibattito anche alcuni «esterni», come Bassolino e Fulvia Bandoli, che non so perché nella Fgci non ci sono mai stati in modo significativo, o Alessandro Genovesi (Segretario Fillea), perché nato davvero troppo tardi.
TANTI COMPAGNI venuti da fuori, molti sindacalisti, Beppe De Cristofaro (sinistra italiana), Arturo Scotto (Art. 1) e, molto acclamato, Andrea Costa (Baobab Experience), quasi nessuno nel Pd, come invece Cecilia D’Elia che vi è recentemente rientrata, e Cozzolino, che hanno proficuamente partecipato al dibattito. Non un Amarcord, una vera riflessione.

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