POLITICA

Capaci 30 anni dopo, a Palermo il passato non è mai finito

È bufera sul sostegno attivo di Cuffaro e Dell’Utri (condannati per fatti di mafia) al candidato sindaco del centrodestra Lagalla
ALFREDO MARSALAITALIA/PALERMO

Memoria, Cosa Nostra e politica. Mai come quest’anno, l’anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio è segnato da una forte tensione, questa volta non solo emotiva. Commemorazione, processi e voto. Ricordo, aule di giustizia e scontro. Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro. Depistaggi e verità irrisolte. Vittime di Cosa Nostra e condannati per mafia tornati alla ribalta politica dopo avere scontato le pene detentive. Sul trentennale delle stragi del ’92, che segnarono uno spartiacque nella lotta ai corleonesi di Totò Riina, irrompono i toni infuocati della campagna elettorale in corso a Palermo, dove si voterà il 12 giugno, e la requisitoria al processo di Caltanissetta contro i poliziotti imputati di infedeltà allo Stato per il falso pentito Vincenzo Scarantino. Finito il ‘regno’ di Leoluca Orlando si sta giocando una partita delicatissima nella quinta città d’Italia.
PER LA PRIMA VOLTA, la cerimonia - in ricordo di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e degli agenti di scorta assassinati nell’autostrada all’altezza di Capaci - esce dal bunker dell’Ucciardone, dove per anni sono stati commemorati gli “eroi” dell’antimafia vera. Dal carcere dove si celebrò lo storico processo ai capimafia alla sbarra, la memoria domani riecheggerà nel grande prato del Foro Italico dove quattro anni fa Papa Francesco rilanciò con forza l’anatema che Giovanni Paolo II pronunciò nella Valle dei Templi di Agrigento contro la mafia l’anno dopo le autobombe che sconvolsero il Paese, con quell’urlo che ancora rimbomba nelle coscienze dell’Italia intera: “Convertitevi”.
GIÀ. SEMBRA UN SECOLO FA. E invece no. Palermo sembra ripiombata di botto agli anni Novanta. In città sono apparsi manifesti choc provocatori: “Forza mafia” con la scritta tra i colori della bandiera italiana e simbolo usato dal partito di Berlusconi e ‘Dc democrazia collusa’ con tanto di scudo crociato e la scritta ‘make mafia great again’. La Digos sta indagando per risalire ai responsabili delle affissioni, che sono comparse nel pieno delle polemiche per l’irruzione nella campagna elettorale di Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro. I due sono big sponsor di Roberto Lagalla, l’ex rettore candidato sindaco per il centrodestra. Condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, Dell’Utri è stato tra i primi a fare il suo endorsement a Lagalla, facendo così da spalla agli ‘ortodossi’ di Forza Italia che da mesi stanno cercando di portare a segno, senza riuscirci, il golpe contro Gianfranco Miccichè, che dopo aver lanciato Francesco Cascio, s’è accodato al resto della coalizione nel sostegno a Lagalla per evitare di spaccare il fronte.
ANCORA PIÙ COINVOLTO l’ex governatore della Sicilia: condannato per favoreggiamento semplice a Cosa nostra, Cuffaro, che ha scontato a Rebibbia la pena, è a capo della Dc Nuova. Una sorta di Democrazia cristiana 4.0 schierata con una propria lista a sostegno dell’ex rettore, che di Cuffaro fu assessore alla Sanità. Connubi che hanno suscitato indignazione, a partire dall’ex giudice Alfredo Morvillo, fratello di Francesca e cognato di Falcone. Duro il suo commento: «A trent’anni dalle stragi la Sicilia è in mano a condannati per mafia. C’è chi attualmente strizza l’occhio a personaggi condannati. C’è una Palermo che gli va dietro, se li contende e li sostiene. Davanti a questi fatti mi viene in mente un cattivo pensiero: certe morti sono stati inutili. Qui sono accadute cose inaudite. Ma la libidine del potere spinge alcuni a stringere alleanze con chicchessia».
NETTE LE SUE PAROLE: «Nessuno nega il diritto a Cuffaro di continuare a vivere e a fare tutto ciò che vuole, per carità, ha scontato la pena e nessuno dice che deve tornare in galera. Il problema non è lui, sono gli altri che lo corteggiano e lo inseguono». E Maria Falcone, sorella del magistrato, a ruota: «E’ inaccettabile che in una città che per anni è stata teatro della guerra che la mafia ha dichiarato allo Stato e che ha contato centinaia di morti sia ancora necessario ribadire che chi si candida a ricoprire una carica importante come quella di sindaco e qualsiasi altra carica elettiva debba esplicitamente prendere le distanze da personaggi condannati per collusioni mafiose». Per la professoressa Falcone «dovrebbe essere assolutamente scontato, ma evidentemente non lo è, che chi aspira a rappresentare la capitale dell’antimafia, la città di Falcone e Borsellino, senza alcuna titubanza prenda posizione rifiutando endorsement di personaggi impresentabili». «Eppure nell’imminenza del trentesimo anniversario della strage di Capaci - afferma Maria Falcone - ci troviamo costretti a chiedere a chi intende amministrare Palermo di dire parole chiare contro i mafiosi e chi li ha aiutati e di ripudiarne appoggi e sostegno. Condivido in pieno ogni parola pronunciata da Alfredo Morvillo. In tema di mafia i grigi non sono ammessi».
SOTTO IL TIRO ANCHE di Franco Miceli, ex segretario del Pci a Palermo e candidato sindaco per il centrosinistra, Lagalla sta provando a parare i colpi in ogni modo. Proprio oggi inaugura il suo tour elettorale in camper da una scuola simbolo: l’Ic ‘Giovanni Falcone’ nel quartiere Zen. «Con me i mafiosi e i loro complici rimarranno fuori dal governo della città - replica alle polemiche - Difenderò sempre il percorso etico e morale di redenzione e riscatto che la nostra città ha attraversato negli ultimi trent’anni. La lotta alla mafia ha bisogno di un salto di qualità. Grazie alle intuizioni del giudice Giovanni Falcone, magistratura e forze di polizia hanno sviluppato un’attività repressiva intensa e stabile che ha decimato l’ala militare di Cosa nostra. Ma se la mafia non spara, non significa che è sconfitta». E Cuffaro? «Non trovo nessun articolo di legge o della Costituzione che mi dica che io debba respingere la lista di Cuffaro, che è a capo di una forza politica che, col resto della coalizione, ha trovato in me una sintesi”.

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