INTERNAZIONALE

Per il Libano voto spartiacque tra fame e allerta massima

Hezbollah conta su una base sicura, la partita vera si gioca sui fronti cristiano e sunnita
PASQUALE PORCIELLOlibano/beirut

Le elezioni di oggi segnano certamente uno spartiacque nella storia recente libanese. Non perché il sistema multicentrico di potere corrotto e nepotista verrà rivoluzionato - anzi, la crisi economica più massiccia che il paese abbia mai affrontato l’ha paradossalmente rafforzato, esasperando i bisogni e il circolo vizioso di scambi di favori - ma perché gli equilibri di potere che hanno regolato il Libano finora paiono destinati a cambiare.
IL LIBANO è una repubblica parlamentare unicamerale. Il parlamento viene eletto secondo una ratio confessionale: una metà deve essere cristiana, l’altra musulmana, il presidente un cristiano maronita, il primo ministro un sunnita e il portavoce uno sciita. Il sistema è proporzionale e dovrebbe rappresentare equamente le comunità, ma l’ultimo censimento risale al 1932. Se i partiti sciiti Amal e Hezbollah possono contare su una base di sostegno più o meno sicura, la partita si gioca sul fronte cristiano e sunnita. Il Movimento patriottico libero del presidente della repubblica Aoun ha visto diminuire i consensi in questi ultimi anni. Gebran Bassil, suo delfino e genero, già tre volte ministro e leader del partito, è stato il personaggio più bersagliato dalla thaura, la rivolta popolare pacifica scoppiata il 17 ottobre 2019 contro l’intera classe politica corrotta di cui è diventato il simbolo.
Ad Aoun non è stata perdonata l’alleanza con Hezbollah, anche perché è il governo da lui presieduto quello sotto il quale la crisi economica e finanziaria che oggi vede il Libano in ginocchio è dilagata.
IL PIÙ IMPORTANTE partito sunnita è acefalo: Saad Hariri, erede del padre Rafiq assassinato nel 2005, quattro volte premier e leader del Movimento Futuro, ha deciso di non partecipare alle elezioni e nonostante l’impegno di personaggi importanti come l’ex premier Siniora - che nemmeno si è candidato - non ha nomi di spessore. Hariri è stato accusato di boicottare le elezioni. In un paese in cui il leader è tutto, Insieme per il Libano, il partito del fratello Bahaa, non avrà probabilmente gli esiti del MF. Jumblatt, leader druso del Partito socialista progressivo ha usato toni apocalittici, conscio dell’importanza di questa tornata. I partiti e i movimenti nati con la thaura, spesso vittime di minacce e aggressioni da parte degli affiliati ai partiti storici, hanno mancato l’occasione di correre uniti con una lista che raggruppasse tutte le espressioni alternative al sistema consolidato e sono destinati a scarsi risultati.
Chi ha invece investito e si aspetta molto da queste elezioni è Samer Geagea, leader delle Forze Libanesi, partito di ultradestra cristiana, in origine costola del Kataeb, la falange, di dichiarata ispirazione fascista e franchista. Unico incarcerato per i crimini compiuti nella guerra civile (1975-90), il «dottore», come viene chiamato dai suoi, forte anche dell’appoggio del patriarca maronita al-Ra'i, conta di raccogliere i voti dei cristiani delusi da Aoun e parte di quelli di protesta.
L’EPISODIO del 14 ottobre scorso sull’antica linea di confine tra Beirut est e ovest, quando dei cecchini non ufficialmente mandati dal partito, ma affiliati alle FL, hanno sparato sulla manifestazione di Amal e Hezbollah contro la presunta politicizzazione del giudice Bitar assegnato al processo sull’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020, provocando ore di panico e una vera e propria battaglia lampo, ha messo Geagea nella posizione dell’unico leader che a viso aperto ha affrontato per la prima volta dalla guerra civile l’egemonia militare del Partito di Dio. Il voto all’estero di domenica scorsa in cui l’affluenza dei cristiani è stata più alta rispetto alle altre comunità, sembra confermare questa tendenza stando agli exit poll. L’immane diaspora degli ultimi anni sfocerà probabilmente in un voto di protesta, anche se i partiti hanno forti legami con le comunità più antiche di emigrati.
DALL’ASSETTO di questo parlamento dipenderà anche l’elezione del prossimo presidente della repubblica. Molti i cittadini disillusi che non voteranno.
Il Libano è da sempre un paese nel quale le influenze straniere sono particolarmente pesanti ed è proprio qui che per vie più o meno dirette si confrontano i blocchi di potere internazionali e regionali, primi fra tutti quello saudita e quello iraniano. Si temono scontri, l’allerta è alta ed è stata rafforzata la presenza dell’esercito. Il clima è di grande incertezza e in un paese alla deriva in cui ormai tre quarti della popolazione sono alla fame nessuno scenario è da escludere.

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