INTERNAZIONALE

La prima mascherina di Kim è per la Omicron

COREA DEL NORD
LORENZO LAMPERTIcorea nord

Alla fine, dopo oltre due anni, ha ceduto anche lui: Kim Jong-un ha indossato una mascherina. È la prima volta dall'inizio della pandemia che il leader della Corea del Nord si presenta in pubblico coprendosi il volto. E lo ha fatto alla riunione del Politburo del Partito dei Lavoratori durante la quale è stato annunciato ufficialmente il primo contagio di Covid-19 del paese. Finora, infatti, Pyongyang non aveva mai ammesso la circolazione del coronavirus all'interno dei suoi confini.
Nonostante le indiscrezioni che dipingevano una realtà diversa. Un'immagine in netta contrapposizione con quelle di questi anni e di queste settimane, comprese quelle delle celebrazioni per il novantesimo anniversario della fondazione delle forze armate, quando Kim e il suo «cerchio magico» si sono sempre mostrati senza mascherina. Ora qualcosa è cambiato. I media di stato hanno dichiarato che si tratta di una «grave emergenza nazionale».
L'obiettivo dichiarato è quello di «eliminare il virus nel più breve tempo possibile» e «sradicare la fonte» della sua diffusione. Nonostante si tratti della variante più lieve di Omicron. Il modello di riferimento sembra essere quello cinese. Il governo ha subito ordinato restrizioni a livello nazionale, con lockdown e quarantene di aree in tutte le città e contee. Finora tutti i test condotti nel paese avevano ufficialmente dato esito negativo ma i confini della Corea del Nord sono rimasti sempre chiusi dall'inizio della pandemia.
A gennaio si era deciso di riaprire la frontiera con la Cina al solo scopo del trasporto ferroviario di merci, ma la decisione è stata rivista alla fine di aprile. La tempestività e la durezza della risposta di Pyongyang poggia le sue basi su due grandi timori: il primo sanitario e il secondo economico.
Gli analisti ritengono che il sistema ospedaliero nordcoreano sia in pessime condizioni e che le strutture non potrebbero reggere una vera ondata di contagi. Si ritiene inoltre che la popolazione non sia vaccinata, visto che lo scorso anno Kim ha rifiutato i sieri offerti da Oms, Cina e Russia. A cascata, l'economia già sofferente della Corea del Nord potrebbe subire il colpo di grazia in caso di maxi focolai e lockdown prolungati. Il timore è che la situazione reale sia più grave di quella ufficiale. «Affinché Pyongyang ammetta pubblicamente casi di Omicron, la situazione della salute pubblica deve essere seria», ha commentato alla Bbc Leif-Eric Easley, esperto della Ewha University of Seoul. Ma questo non significa che «sarà improvvisamente aperta all'assistenza umanitaria e assumerà una linea più conciliante verso Washington o Seul». Anzi, poche ore dopo l'annuncio del primo contagio ufficiale è stato effettuato il lancio di un missile balistico verso il mare del Giappone.
Il sedicesimo dall'inizio dell'anno e l'ennesimo delle ultime movimentate settimane. Nonostante l'emergenza sanitaria, Kim ha voluto accompagnare col nuovo test l'annuncio della nuova formazione di governo della Corea del Sud.
Dopo l'insediamento (svoltosi alla presenza, tra gli altri, del vicepremier cinese Wang Qishan), il neo presidente Yoon Suk-yeol ha formalizzato le nomine del ministro degli Esteri, Park Jin, e del ministro dell'Interno, Lee Sang-min. Tra una settimana arriva invece a Seul Joe Biden, desideroso di incentivare le manovre di avvicinamento sudcoreane a Washington e Nato. Anche per questo appare difficile che Kim abbassi il livello delle tensioni. Anzi, c'è chi ritiene probabile un test atomico. Stavolta, magari, oltre agli occhiali da sole e al giubbotto alla Top Gun comparirà anche una mascherina.

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