INTERNAZIONALE

Il nuovo governo di Kherson vuole l’annessione alla Russia

SULLA LINEA DEL FRONTE
SABATO ANGIERIucraina/Kharkiv

Oleg è rientrato in casa sua dopo due mesi. Siamo a Tsyrkuny, il primo paese al di là dell’anello ferroviario di Kharkiv nel settore nord. Tsyrkuny è stata liberata dall’esercito ucraino il 7 maggio e da un paio di giorni i militari lasciano passare i residenti e, in determinate finestre, la stampa. Oleg mostra i crateri nel suo giardino, sono colpi di mortaio e “Uragan”, una sorta di “grad” rinforzati, uno dei quali è stato sistemato in verticale di fianco al cancelletto di ferro crivellato di colpi. Qualcuno chiama dalla strada e Oleg sorride invitandoci ad accompagnarlo. È uno suo vicino, Oleksiy, un signore di 65 anni che è rimasto qui durante l’occupazione russa. «È stata dura» spiega, «dormivamo in cantina senza riscaldamenti e c’erano anche meno di dieci gradi sotto lo zero». «Ma i soldati come si sono comportati con te?» gli chiedo. «In casa non venivano quasi mai, all’inizio hanno preso delle cose ma poi lo sapevano che eravamo lì e quindi non venivano, nelle altre case vuote è stato diverso, hanno preso tutto ciò che potevano».
TSYRKUNY è più o meno divisa in due da uno stradone, da un lato, dove vivono Oleg e il suo vicino, ci sono i benestanti. Le case sono ville rifinite con giardini e garage, molte hanno la mansarda con la sauna, usata dai soldati russi come dormitorio e persino il parchetto per i bimbi sembra un parco giochi a pagamento con giostre alte più di cinque metri. Qui vivevano molti esponenti dell’alta borghesia di Kharkiv che, infatti, ai primi fuochi hanno avuto la possibilità di allontanarsi e rifugiarsi a ovest o all’estero. La quasi totalità di queste famiglie non è ancora rientrata. Dall’altra parte dello stradone ci sono i paesani, molti di loro sono rimasti qui per tutto il tempo, le loro case sono cascine con i tetti sfondati dai bombardamenti e le finestre in frantumi. Sfortunatamente, le loro abitazioni si trovano proprio nella direzione di Kharkiv e quindi i proiettili spesso cadevano su di loro. «È qui che abbiamo sofferto davvero la guerra, non a Kharkov» racconta Daniel, pronunciando il nome del capoluogo secondo la pronuncia antica, alla russa.
IN LONTANANZA si sentono ancora dei boati, ma sono i russi che coprono la ritirata o gli ucraini che prendono di mira le colonne che indietreggiano verso la frontiera. In generale, infatti, non si riesce a comprendere perché i russi stiano abbandonando le proprie posizioni in questa regione così velocemente. È un fatto che gli ucraini stiano avanzando, ma è anche un fatto che i russi non sembrino avere l’intenzione di difendere le proprie posizioni. Forse hanno avuto l’ordine di ripiegare verso il confine, forse è vero, come dicono molti analisti, che il loro interesse primario è solo quello di mantenere una “zona cuscinetto” per evitare attacchi ucraini in territorio russo. O forse gli è stato dato l’ordine di ricongiungersi con i 19 battaglioni tattici ora riuniti a Belgorod e poi di muovere verso il Donbass. Solo i prossimi giorni potranno chiarire la situazione ma, al momento, ciò che constatiamo è che più che a un’avanzata trionfale ucraina stiamo assistendo a una rapida ritirata russa.
Sullo stesso fronte, la situazione in Donbass non migliora affatto. Oggi dei missili russi hanno colpito di nuovo alcune aree residenziali della città di Slovyansk. Se l’avanzata russa oltre Izyum dovesse procedere, Slovyansk potrebbe presto trovarsi chiusa da tre lati dalle forze di Mosca. A quel punto i famosi 19 battaglioni tattici da Belgorod potrebbero essere una forza decisiva nella strategia del Cremlino. Ma quasi tre mesi di guerra ci hanno insegnato a essere cauti nelle previsioni e aspettare sempre la prova del campo. Anche perché sembra che finora le aspettative degli invasori siano sempre state disattese. Si pensi a Mariupol, una città sola in un territorio completamente occupato dai russi, che ancora dopo 76 giorni occupa tutte le prime pagine dei giornali mondiali.
AL MOMENTO il grande cambio nello scacchiere del fronte est potrebbe essere il tentativo, da parte degli ucraini, di riconquistare Izyum, a metà strada tra Kharkiv e Kramatorsk (la capitale della regione di Donetsk ucraina). Se ne parla da tempo e l’offensiva su Kharkiv potrebbe aver spinto lo stato maggiore di Kiev a valutarla. Alcuni militari qui a Kharkiv ne parlano ma nessuno si sbilancia.
Ad ogni modo, nell’attesa degli imminenti sviluppi, i civili delle regioni di Lugansk e Donetsk da oggi potrebbero essere senza gas. Secondo Seegiy Makogon, direttore dell’operatore del sistema di trasmissione del gas dell’Ucraina, le forze russe hanno bloccato i gasdotti che trasportano il gas dalle repubbliche separatiste filo-russe alle zone controllate dagli ucraini.
A poca distanza, continuano i bombardamenti nell’oblast di Zhaporizhzhia. L’attacco alla città di Oikhov ha lasciato sul campo un morto e 8 feriti oltre ad aver danneggiato seriamente diverse infrastrutture civili. L’amministrazione regionale ha inoltre fatto sapere attraverso un comunicato stampa che «a causa dell’intensità dei bombardamenti russi, gli aiuti umanitari sono temporaneamente sospesi nell’area».
TUTTAVIA, è da Kherson che oggi è giunta una delle notizie più importanti della giornata, soprattutto per le eventuali ricadute politiche e diplomatiche che questa potrebbe avere sul conflitto in corso. Kirill Stremousov, leader dei filo-russi locali, ha dichiarato che non ci sarà nessun referendum a Kherson volto a dichiarare una nuova «repubblica popolare» ma che, inaspettatamente, le autorità locali stanno cercando di ottenere una vera e propria annessione al territorio russo. Tali informazioni sono state diramate in serata dall’agenzia di stampa russa Ria Novosti.
DALL’ALTRA PARTE dell’autostrada M14, che collega l’oblast di Kherson a Mykolayiv, nelle ultime 24 ore i bombardamenti si sono fatti più intensi e nove persone sarebbero state ricoverate in ospedale a causa delle ferite riportate durante gli attacchi. Il capo del consiglio regionale, Hanna Zamazieieva, ha dichiarato che attualmente ci sono 159 persone ferite dagli attacchi russi in cura presso gli ospedali di Mykolaivv, il che spiega lascia intendere che anche la situazione sanitaria della città sia vicina al limite.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it