VISIONI

The smile. Quando gli opposti si attraggono e risplendono

Delicato equilibrio nelle tracce del disco, tra rock e citazioni jazz
FRANCESCO BRUSCOgb

«C’è un sorriso d’amore e c’è un sorriso d’inganno», recita Cillian Murphy su versi di William Blake aprendo i primi concerti della nuova band di Thom Yorke, The Smile, progetto in cui il leader dei Radiohead è affiancato dal compagno di band Jonny Greenwood e dal batterista Tom Skinner, con l’ausilio del fidato produttore Nigel Godrich dietro le quinte. Per chi come Yorke ne è così parco, il sorriso è qualcosa da elargire con cura: amore e inganno sono due facce della stessa medaglia. Non è che la prima delle molte antitesi su cui si regge A Light For Attracting Attention (XL Recordings), aperto non a caso dal dittico The Same / The Opposite. Tutto era cominciato un paio d’anni fa, quando Greenwood aveva fatto visita all’amico presentandogli una generosa dote di nuove idee musicali. Prima l’intervento a sorpresa allo streaming per il festival di Glastonbury bloccato dalla pandemia; poi i live londinesi di gennaio, preamboli al tour europeo che attraverserà anche la penisola (Milano, Ferrara, Macerata e Roma dal 14 al 18 luglio, per chiudere il 20 al Teatro Antico di Taormina).
NEL MEZZO, una manciata di singoli che avevano dato subito l’idea di essere parte di un discorso più ampio, sin dall’esordio di You Will Never Work In Television Again, i cui espliciti riferimenti al bunga bunga sono uno sberleffo post-punk a quello che dei «sorrisi d’inganno» è il nostro pluridecennale campione. Man mano che i trailer musicali si susseguivano, diventava chiaro che un progetto così poliedrico non potesse essere derubricato a divertissement passeggero. The Same, The Opposite: i tredici brani dell’album sono altrettanti sinonimi e contrari del vocabolario Radiohead e di quello individuale di Thom Yorke, un gergo a metà tra due ceppi imparentati.
LA VOCE del frontman percorre tutta la sua latitudine espressiva, mentre di Greenwood si conferma l’ispirazione da compositore di colonne sonore. Elettronica e forma canzone per gruppo rock, con le inflessioni jazz di Skinner a smuovere le dinamiche, sollecitando le proprietà ritmiche dello stesso Greenwood, i cui fraseggi inseguono se stessi in The Smoke — dove il basso di Thom ricorda le lezione di Flea negli Atoms For Peace, altro suo spin-off di rilievo — e Pana-Vision, memore dello Yorke solista di The Eraser (2006) e già apparso nella soundtrack di Peaky Blinders (con cui l’artista di Wellingborough ha particolare familiarità, come dimostrano i recenti contributi personali 5’17” e That’s How Horses Are).
Al post-punk riproposto in The Thing fa da contrappeso l’afrobeat di A Hair — con gli archi della London Contemporary Orchestra — e Just Eyes And Mouth. Struggente, Free In The Knowledge è l’episodio più vicino ai Radiohead assieme a Skrting On The Surface, riflessione sulla mortalità accompagnata da un video girato a sessanta metri di profondità nella miniera di Rosevale, Cornovaglia.
Traccia sotterranea in tutti i sensi, quella della claustrofobia, che torna in Open The Floodgates: «Qualcuno mi conduca fuori dall’oscurità», canta Yorke, per un’ultima antitesi che cerca risoluzione in quella luce che dà il titolo a un album capace di risplendere come fanno a volte le opere create senza pressioni o aspettative.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it