INTERNAZIONALE

La guerra non cambia: russi in stallo e corridoi «impossibili»

REPORTAGE DAL FRONTE ORIENTALE
SABATO ANGIERIucraina/Kharkiv

Il 9 maggio tanto temuto e atteso è arrivato. Alla sera del giorno considerato da molti fatidico, la guerra in Ucraina continua come prima e non si registrano azioni eclatanti da parte delle forze armate russe.
IL DONBASS non è caduto, Mykolayiv è stata di nuovo bombardata e a Odessa si rinnova la paura per le navi da guerra in avvicinamento. Se si comparassero le posizioni degli schieramenti in campo oggi e tre settimane fa ci sarebbe davvero poche differenze, le più significative sarebbero a Izyum e Popasna, ora russe, e nella regione di Kharkiv, più ucraina.
Grazie all’agenzia di stampa russa Ria Novosti abbiamo appreso che le autorità russe hanno tenuto «festeggiamenti» nelle città occupate di Kherson, Skadovsk, Enerhodar, nella regione di Zaporizhzhia e nel centro di Mariupol. Alcune immagini mostrano la distribuzione di bandierine rosse a piccoli gruppi e delle marce attraverso le piazze principali di questi centri. Proprio a Mariupol, dove si doveva tenere la parata più importante di questo nove maggio, quella con il più alto valore simbolico, non è accaduto quasi nulla. La città, indicata come fondamentale per la creazione di una linea continua dal territorio russo alla Crimea, non è ancora caduta ufficialmente. Anche se la maggior parte è sotto il controllo russo, un manipolo di uomini del Reggimento OS Azov e della 36° brigata dei marines ucraini è ancora asserragliato all’interno dell’acciaieria Azovstal. In un video diffuso domenica, il comandante dei marines spiega che la situazione delle truppe ucraine è diventata insostenibile, presto finiranno le scorte d’acqua potabile e di cibo, senza contare le munizioni. I militari inoltre accusano il governo Zelensky di «cinismo e scarsa determinazione» per aver lasciato che Mariupol si immolasse per il resto del Paese e per non aver tentato di forzare l’assedio della città.
INTANTO, l’evacuazione dei civili di Mariupol che si erano rifugiati nell’Azovstal e che da settimane vivevano in condizioni disumane, continua seppure a rilento. Ieri altre 173 persone sono riuscite ad arrivare a Zaporizhzhia, dopo oltre un giorno di viaggio su dieci autobus. Più a nord, nei pressi del confine con la repubblica separatista di Lugansk, l’evacuazione dei civili verso ovest è stata interrotta. Secondo il governatore regionale Sergiy Haidai, i militari russi avrebbero bersagliato alcuni tratti del percorso d’evacuazione concordato lungo l’autostrada Lysychansk-Bakhmut rendendo «il trasferimento impossibile».
NEL TERRITORIO dell’oblast di Donetsk, invece, la città di Sloviansk è stata bombardata nuovamente ieri. A riferirlo è i sindaco Vadym Lyakh, che ha anche aggiunto che al momento non risultano vittime.
Dall’altra parte del confine, nei pressi della città di Belgorod, bersagliata più volte da attacchi che gli ucraini hanno sempre negato, sembra che negli ultimi giorni si sia riunita una gran quantità di uomini pronti a entrare in azione.
INDISCREZIONI parlano di 19 battaglioni tattici, ovvero di almeno 19mila uomini che Mosca vorrebbe impiegare per la conquista della città di Donetsk e di Slobozhanske. Secondo altri analisti, questa nuova manovra potrebbe anche essere il frutto della pressione che gli ucraini stanno operando poco più a nord, nella regione di Kharkiv. Se è vero, come rivelano alcuni giornali americani, citando fonti anonime del Pentagono, che Kiev avrebbe le forze per ricacciare i russi oltre il confine in quell’area, sarebbe plausibile ritenere che i russi stiano organizzando delle contromisure.
A proposito di rinforzi, dopo l’affondamento dell’ammiraglia «Moskva» e il danneggiamento dell’«Ammiraglio Makarov», sembra che la Russia abbia deciso di ripristinare il proprio controllo totale nelle acque del Mar Nero schierando sei navi e due sottomarini nei pressi delle coste ucraine.
IL COMANDO OPERATIVO meridionale delle forze armate ucraine domenica ha riferito in merito: oltre al rischio per le città portuali della zona si parla di «eventuale pericolo per l’intera Ucraina» perché i natanti sarebbero dotati di oltre 50 missili da crociera, tra cui i devastanti Kalibr. Gli stessi, ad esempio, che hanno sventrato il palazzo dell’amministrazione regionale a Mykolayiv. Proprio qui ieri è stato nuovamente preso di mira il villaggio di Shevchenkove, lungo l’autostrada M14 che da Mykolayiv porta Kherson. In un incendio divampato a causa di un ordigno all’interno di un’abitazione privata avrebbe anche perso la vita un civile, secondo quanto riferisce il servizio di emergenza statale.
Shevchenkove, Luch e Posad sono tre villaggi che, a fasi alterne, hanno ospitato severi scontri d’artiglieria tra i due eserciti, oltre a diversi fronteggiamenti di fanteria. Anche qui, da almeno due settimane, gli schieramenti dei due eserciti sono più o meno stabili e non si sono registrati avanzamenti o ritirate significative.
INTANTO A KHERSON, unica vittoria completa dell’esercito russo, almeno al momento, l’amministrazione occupante ha deciso di iniziare a pagare le pensioni di anzianità in rubli russi. Tale misura è solo la prima di una serie che dovrebbe servire a rendere sempre più allineata al potere russo la città a nord della Crimea. Fino al fantomatico referendum in cui si dovrebbe, nelle intenzioni di Mosca, dichiararne l’indipendenza dall’Ucraina.
Dove ormai i bombardamenti hanno smesso di essere un evento eccezionale è a Odessa. La «perla del Mar Nero», dopo aver vissuto un periodo di relativa tranquillità durato fino al 2 aprile, ovvero fino all’attacco ai depositi di carburante vicino al porto, ha dovuto fronteggiare numerosi nuovi attacchi. Ieri la regione di Odessa sarebbe stata colpita da quattro missili da crociera anti-nave di tipo Oniks sparati dalla Crimea. Più volte il governatore locale Maksim Marchenko ha espresso preoccupazione per l’aumento delle truppe e degli armamenti nella penisola sotto il controllo russo dal 2014. Da domenica e fino a oggi, martedì, le autorità locali hanno decretato un coprifuoco continuativo in tutta la regione.
L’ALTRA GRANDE preoccupazione di Marchenko viene da ovest, dalla regione separatista filo-russa della Transnistria. In seguito agli ultimi sviluppi l’Ucraina ha deciso di chiudere temporaneamente la frontiera con la Moldavia nella regione di Odessa. Contemporaneamente la polizia di frontiera moldava ha sconsigliato ai propri concittadini di recarsi oltre confine nei giorni interessati dal coprifuoco per evitare eventuali problemi.

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