ULTIMA

Soldi e potere, tutto il peso del logo Gazprom sul calcio europeo

IL GIGANTE ENERGETICO RUSSO SCOMODO SPONSOR
NICOLA SELLITTIrussia/europa

Ci ha rinunciato l’Uefa che due anni fa non ha fermato la Champions a inizio pandemia per non far inceppare la sua giostra che produce miliardi di euro. Anche lo Schalke 04 ha fatto un passo indietro pochi giorni dopo l’invasione russa in Ucraina: troppo gravoso quel legame, nonostante un assegno annuale da circa 30 milioni di euro. Non tutto il calcio internazionale ha però saputo affrancarsi dal logo Gazprom nei settanta giorni e spiccioli del conflitto. L’ultima società a confermare gli accordi commerciali è stata l’Austria Vienna.
Una questione di soldi, certo, ma anche di potere. Da anni il colosso energetico russo che vede la partecipazione statale si è insediato nel calcio europeo. Sponsorizzazioni di club, di eventi sportivi: è iniziato tutto nel 2005 con l’acquisto dello Zenit di San Pietroburgo, investendo poi cifre monstre sulla programmazione sportiva e per costruire il nuovo stadio, la Gazprom Arena.
Due anni dopo è toccato allo stesso Schalke 04, che in caso di chiusura del rapporto commerciale dovrebbe anche pagare una penale salata. E se non sorprende che Gazprom nel 2012 sia divenuto global energy partner del Chelsea (con l’oligarca-mediatore Abramovich patron del club londinese a officiare l’affare), se non sorprendono gli accordi con l’Uefa - come main sponsor, tipo Mastercard o Heineken -, va spiegato per esempio il legame tra il gigante russo e la Stella Rossa Belgrado, sancito 12 anni fa.
Le motivazioni in questo caso vanno oltre il potere, il peso commerciale: si tratta di un sostrato comune tra russi e serbi, rivendicato con forza anche durante l’invasione ucraina. Panslavismo, fratella ortodossa, nessuna condanna da Belgrado per l’attacco di Putin a Kiev e al resto dell’Ucraina. Non ci fu neppure per l’annessione della Crimea alla Russia, nel 2014.
In una recente partita di Eurolega, massima competizione del basket continentale, tra Zalgiris Kaunas e Stella Rossa, i cestisti serbi si sono rifiutati di sostenere lo striscione No War. Lo slogan era ed è: russi e serbi fratelli per sempre. Nel successivo derby tra Stella Rossa e Partizan, una delle partite più infuocate nello sport europeo, c’è stato lo sventolio di bandiere russe e di altre in cui convivono lo stemma russo e serbo. L’atmosfera è stata simile al leggendario Marakanà, in Europa League, in campo la Stella Rossa, con coreografie ispirate alle guerre dei paesi occidentali dell’area Nato. Esaltazione della comunanza di fondo, con il logo Gazprom.
(n.s.)

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it